(fdm) Valutazione del titolo scelto dall’amico Mellini. Da 1 a 10? Undici! Veramente centrato.

Leggo nella stampa la reazione della vicepresidente nazionale dei Verdi alla decisione della loro sezione ticinese di sostenere l’iniziativa popolare UDC “contro l’immigrazione di massa”, la quale dice: “Sbagliano, l’iniziativa non porta alcun beneficio ai problemi di pressione sui salari, di mobilità e del territorio”, e ancora “…la soluzione non è certo data da questa iniziativa, bensì dal rafforzamento delle misure d’accompagnamento alla libera circolazione.” Due tesi assurde e confutate dalla peraltro palese realtà dei fatti.

La prima affermazione è contestabile in particolare dai cantoni periferici che hanno – in aggiunta agli altri – anche il problema del frontalierato, ma non solo. L’effetto di estromissione dai posti di lavoro, l’evidente abuso delle nostre istituzioni sociali messo in atto da una non irrilevante parte degli immigrati, il rincaro degli alloggi, l’intasamento del traffico stradale e il sovraccarico dei treni, eccetera, li stanno notando anche i cantoni della Svizzera interna, salvo forse quelli più centrali a vocazione prevalentemente agricola. Appurato che l’effetto di estromissione, rispettivamente sostituzione nel mercato del lavoro – e sfido chiunque a dimostrare il contrario in un paese nel quale, in periodo di ripresa congiunturale, i posti di lavoro aumentano mentre contemporaneamente si registra, nel migliore dei casi un ristagno, ma più spesso una crescita del tasso di disoccupazione indigena – esiste ed è sotto gli occhi di tutti, affermare che questo fenomeno non sia creato da una pressione sui salari e, a sua volta, non ne crei un’ulteriore, significa mentire spudoratamente. E perché? Francamente non vedo altro motivo che la posizione pregiudiziale nei confronti della paternità dell’iniziativa, visto che i contenuti non sono credibilmente contestabili.

Che una limitazione dell’immigrazione – che, ricordiamolo, ogni hanno chiede strutture (fra cui le strade) e servizi supplementari per circa 80’000 abitanti in più, senza contare i frontalieri che aggravano la situazione dei cantoni periferici – non porti a un’equivalente riduzione dei problemi di mobilità, è una altrettanto patetica arrampicata sui vetri. Si può infatti affermare che il problema viario del Malcantone ci fosse già prima dell’introduzione della libera circolazione, visto che ciò è dovuto a un’infrastruttura stradale che è carente da almeno 40 anni, ma quello dell’autostrada nel Mendrisiotto no, lì l’odierno livello insopportabile è stato raggiunto solo con l’aumento dai ca. 38’000 frontalieri di prima dell’entrata in vigore della libera circolazione agli attuali ca. 60’000. O si vuole farci credere che 22’000 lavoratori in più che ogni mattina e ogni sera effettuano il tragitto casa-lavoro-casa non abbiano la benché minima ripercussione sul traffico? Paradossalmente, gli ecologisti insistono a voler tartassare sempre di più il traffico stradale privato per diminuirlo mentre, contemporaneamente, accettano o addirittura auspicano il mantenimento di un tasso d’immigrazione esagerato che questo stesso traffico non può che aumentarlo.

E i problemi del territorio? Ma si rendono conto i Verdi nazionali che – sebbene spalmata su tutto il territorio nazionale – ogni anno creiamo in Svizzera una nuova città nell’ordine di grandezza di San Gallo? E che per dare alloggio, servizi scolastici, medici e sociali a questa gente, per forza di cose cementifichiamo sempre più il territorio, a scapito dei terreni coltivabili?

E veniamo alle misure accompagnatorie. Un buon contratto – ossia di reciproco interesse dei contraenti, questo significa a mio avviso “bilaterale” – non ha bisogno di misure accompagnatorie. I benefìci devono compensare sufficientemente gli eventuali inconvenienti, altrimenti non è un buon accordo. È, esattamente come quello attuale fra Svizzera e UE, un accordo “unilaterale” nel quale obbediamo ai diktat dell’UE quasi ne fossimo una colonia.

Ci si è mai chiesti perché l’UE non ha mai nemmeno lontanamente pensato ad adottare delle misure accompagnatorie alla libera circolazione delle persone con la Svizzera? Basta rispondere a questa domanda – ed è facile: semplicemente perché dall’accordo l’UE trae solo vantaggi – per capire che con l’odierno accordo di libera circolazione delle persone la Svizzera s’è assunta tutte le conseguenze negative. Insistere su delle misure accompagnatorie – peraltro sempre limitate nel tempo – non migliorerà di una virgola la situazione, e infatti quelle introdotte a suo tempo non hanno impedito le nefaste conseguenze che ci affliggono oggi.

Occorre rinegoziare questo accordo e, se ci trovassimo di fronte a un muro, avere il coraggio di rescinderlo. Un paese autonomo non ha mai avuto e non avrà mai alcun problema a lasciar entrare TUTTI i lavoratori di cui ha bisogno, libera circolazione o no. Quest’ultima toglie invece quel “di cui ha bisogno” che è l’unico strumento per una gestione ragionevole ed equilibrata dell’immigrazione. Semmai la recente storia insegna che c’erano paesi, e ci sono tutt’oggi, da cui la gente vuole scappare. Ai tempi erano quelli oltre la cortina di ferro (il muro di Berlino non fu eretto dagli occidentali per impedire l’entrata, bensì dagli orientali per il motivo esattamente opposto), oggi purtroppo anche da quell’UE che, sull’orlo del fallimento, tenta di trascinare nel baratro anche la Svizzera. Ci sarà un motivo se il nostro paese, dall’introduzione della libera circolazione delle persone, è diventato la meta ambita da 80’000 persone in più all’anno.

Nel fango ci ha trascinati la sciagurata politica, miope ed egoistica, di quegli stessi ambienti economici che oggi paventano scenari catastrofici e spendono milioni in propaganda per mantenerci nel pantano che fa comodo solo a loro. Tocca alla gente comune non lasciarsi ingannare e votare SÌ, il prossimo 9 febbraio, all’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”.

Eros N. Mellini
Segretario cantonale UDC

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