State of Israel Prime Minister, Ariel Sharon, pictured during a defense meeting held at the Pentagon in Washington, District of Columbia (DC).

Il 25 luglio 2005 diversi giornali avevano pubblicato la notizia che Yossef Dayan, un rabbino estremista israeliano, avrebbe lanciato la maledizione cabalistica “Pulsa de nura” (frusta di fuoco) nei confronti del primo ministro Ariel Sharon per impedire il ritiro dei coloni israeliani da Gaza.
Il rito cabalistico sarebbe avvenuto nel cimitero di Rosh Pinna, in Alta Galilea, alla presenza di dieci rabbini.
“Non ci resta che aspettare per vedere se le nostre preghiere saranno accolte dal Cielo – aveva concluso il rabbino Dayan.
Una cerimonia analoga era avvenuta dieci anni prima nei confronti del premier laburista Yitzhak Rabin, poche settimane prima del suo assassinio.


Notizie di stampa affermavano che la consegna ai palestinesi della Striscia di Gaza – totalmente sgomberata dalle basi militari e dalle colonie – sarebbe avvenuta il 3 ottobre, alla vigilia del capodanno ebraico.
Fonti militari si dicevano certe che prima del ritiro avrebbero già lasciato spontaneamente Gaza il 70% dei circa 9 mila coloni.

Il 4 gennaio 2006 Ariel Sharon venne colpito da una grave emorragia cerebrale che lo fece andare in coma. L’11 aprile, visto il permanere del coma, fu ufficialmente destituito dalla carica di primo ministro.
Ariel Sharon è morto l’11 gennaio scorso all’età di 85 anni. Dal 4 gennaio 2006 non ha più ripreso conoscenza.

State of Israel Prime Minister, Ariel Sharon, pictured during a defense meeting held at the Pentagon in Washington, District of Columbia (DC). Helene Stikkel 

Commentando la maledizione lanciata contro Ariel Sharon, su “Il Manifesto” del 26 luglio 2005, l’attore e scrittore italiano Moni Ovadi scriveva : “Come giudicare la “maledizione cabbalistica” della frustata di fuoco contro Sharon per la sua decisione di ritirarsi da Gaza occupata, da parte dei rabbini?
[…] Questi rabbini – anche se non conosco le loro storie personali – fanno parte del movimento dei coloni, e tra le loro fila ci sono posizioni dichiaratamente fasciste, nazional-fasciste.
[…] Oltre tutto ebraicamente mi appaiono degli idolatri, perché la Cabala è un metodo ermeneutico, sublime, poetico, e lirico e non uno strumento di negromanzia che è proibita severissimamente.
E’ quindi una perversione totale, una regressione idolatrica che devasta l’ethos ebraico. Idolatria e fascismo, non mi riesce di immaginare niente di più vergognoso […] Con questa depravazione idolatrica si vorrebbe riportare l’ebraismo a prima di Abramo.

L’identità ebraica si forma nella diaspora, la vera casa dell’ebreo dicono tutti i grandi maestri è la capanna nel deserto, la casa precaria, instabile, che ci fa mantenere la tensione spirituale. Questo invece è ciarpame estremista che coltiva violenza, odio, disseminazione.
Nessun popolo ha sofferto di queste cose come hanno sofferto gli ebrei. C’è scritto nella Torah: «Non ucciderai». Cioè il rispetto della vita è al centro dell’ethos ebraico. Invece così si alimenta la pratica della violenza. Lutti e disastri che stanno sotto i nostri occhi.

Ma le persone lungimiranti la sapevano già. Il grande Yeshayahu Leibowitz, sionista fondatore d’Israele, un ebreo credente, religioso, uomo di grandi sentimenti di giustizia e di scienza, lo disse subito: “Usciamo immediatamente da quei territori, perderemo l’anima, perderemo la dignità.”
Una posizione che è stata ribadita in una lettera memorabile da uno dei padri fondatori del sionismo, dal presidente della Knesset, Avraham Burg.”