(fdm) Pubblichiamo integralmente questa lunga presa di posizione firmata da Saverio Lurati, conservandole integralmente i suoi toni estremi (forse dettati dal panico) con le relative parole: “razzista”, “xenofoba”, “apartheid”. Melius abundare quam deficere!

Un passaggio dove il testo appare particolarmente infelice, a un punto da rasentare il ridicolo, è il seguente: ” i settori trainanti della nostra economia possono apportare posti di lavoro e benessere solo se possono contare anche su manodopera proveniente dall’estero (…)”. Ma Lurati, forse non l’hai capita, l’iniziativa tenta solo di opporsi a un’ invasione!

ADDENDUM. Faccio mio un post (Facebook) del dottor Pio Eugenio Fontana:  “In maniera più che evidente a chiunque abbia un minimo di raziocinio, “l’anti-razzismo” è ormai diventato un espediente per negare agli  autoctoni il basilare diritto all’autodeterminazione e giustificare la distruzione della cultura e dei valori locali.”


Un gioco d’azzardo che la Svizzera non può permettersi

Il Comitato cantonale dell’Unione Sindacale Svizzera sezione Ticino e Moesa (USS-TI) ha preso posizione sui tre oggetti in votazione federale il 9 febbraio prossimo.

Con decisione unanime su tutti i tre oggetti raccomanda il SI al FAIF, il NO all’iniziativa sul finanziamento dell’aborto e il NO all’iniziativa sull’immigrazione.

Le preoccupazioni della popolazione e dell’economia

L’iniziativa UDC denominata “contro l’immigrazione di massa” suscita innegabilmente molti consensi. Questo perché larghe fasce della popolazione ritengono che l’immigrazione stia causando problemi che non sono più compensati dai vantaggi che essa apporta all’economia. Particolarmente preoccupate sono quelle persone che subiscono sulla propria pelle le conseguenze della crisi in termini di mancanza di un posto di lavoro o di condizioni salariali e lavorative inaccettabili.

Per quanto queste persone meritino solidarietà e soprattutto interventi concreti per risolvere i loro problemi, questa iniziativa – se esaminata accuratamente – non rientra tra le possibili soluzioni. Anzi, i problemi che creerebbe a quasi tutti i settori professionali, avrebbero come conseguenza un ulteriore indebolimento della nostra economia e quindi andrebbe a colpire proprio queste persone deboli già in difficoltà che forse ripongono speranze in questa iniziativa.

Il passato ha dimostrato a più riprese che i settori trainanti della nostra economia possono apportare posti di lavoro e benessere solo se possono contare anche su manodopera proveniente dall’estero, altrimenti si restringono e si perdono anche i posti di lavoro che hanno generato per la manodopera indigena e soprattutto l’indotto che va a beneficio di tutto il paese.

Cercare un capro espiatorio nell’immigrazione è emotivamente comprensibile quando i propri problemi si esasperano, ma diventa autolesionismo se taglia l’erba sotto ai piedi dell’economia. Un esame razionale dell’iniziativa ne evidenzia infatti l’impotenza nei confronti dei problemi che vorrebbe risolvere.

Contingenti fumosi

Questa iniziativa reintroduce i contingenti di permessi per stranieri.

Al di là del fatto che si tratta di uno strumento già applicato per molti anni in passato senza successo poiché non riuscì a contenere l’aumento dell’immigrazione, l’iniziativa dimostra una grave lacuna e un buon grado di improvvisazione poiché su questo punto è molto vaga.

Non dice ad esempio chi dovrà fissare questi contingenti e a quanto ammonteranno. Ripetute esperienze ci dicono che questo provoca anni di discussioni per definire i parametri. Soprattutto perché l’iniziativa prevede che i tetti massimi dei contingenti siano “stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera”, anche questa una formulazione troppo vaga, poiché possiamo facilmente immaginare che non si riuscirà mai a mettersi d’accordo su cosa significhi in cifre…

Introduciamo l’apartheid?

Ma, oltre a questi palesi errori, l’iniziativa si dimostra anche razzista poiché prevede che nelle assunzioni sia data la “preferenza agli Svizzeri”. Mai ci si era spinti tanto in là: già in passato era esistita una preferenza, ma concessa ai residenti (sia svizzeri che stranieri) rispetto a chi era ancora all’estero.

Questa nuova pensata significa anzitutto che verranno discriminati tutti quegli stranieri che risiedono magari da decenni in Svizzera o addirittura sono nati nel nostro Paese. Forse qualcuno non si è reso conto che si tratta di strumenti da apartheid, come la segregazione tra bianchi e neri nel Sudafrica pre-Mandela. “Apartheid” sembra forse un termine un po’ forte, ma la semplificazione espressiva, ormai invalsa nei massmedia moderni, indurrà certo stampa e mezzi elettronici mondiali a farne uso per caricaturare e peggiorare ulteriormente la sempre più brutta immagine che il nostro Paese si sta costruendo all’estero.

Asilanti

C’è poi la questione dell’asilo. L’iniziativa vuole fissare un contingente anche per il settore dell’asilo. L’asilo in realtà è un diritto della carta fondamentale dei diritti dell’essere umano e come tale non rientra nella politica d’immigrazione: quindi una nazione non è autorizzata a fare ciò che vuole, in particolare il diritto internazionale – se anche l’iniziativa fosse accettata – renderebbe impossibile rimpatriare persone che hanno diritto a usufruire dell’asilo.

Un’iniziativa elettoralistica

Di fronte a questo festival di errori e di superficialità, sorge evidentemente il dubbio che l’iniziativa non sia stata pensata nell’interesse della popolazione e dell’economia svizzere, ma solo della campagna elettorale che l’UDC sta conducendo in vista delle elezioni federali del prossimo anno. Lanciare questa iniziativa forse serve all’UDC per profilarsi come unico partito vero interprete delle paure di una parte della popolazione, indipendentemente dal fatto che, se fosse accettata, provocherebbe al nostro Paese tali problemi economici e occupazionali da acuire ulteriormente queste paure.

Una risposta sbagliata e inattuabile ad un problema serio e acuto

È innegabile che nel nostro Cantone, in particolare,  la situazione chiede interventi concreti per contenere l’evoluzione della disoccupazione e il dumping salariale, ma con questa iniziativa riusciremo solo ad attizzare ulteriormente un conflitto latente tra lavoratori, facendo così il gioco di chi, quella parte di padronato scellerata, che usa l’abbondanza di offerta per mettere in concorrenza tra loro uomini e donne che sono disperatamente alla ricerca di un’occupazione. Imprenditoria che, se l’iniziativa fosse approvata, sfuggirebbe ancor più ai controlli poiché ingaggerebbe solo manodopera in nero.

Quello che va quindi fatto è un’estensione dei contratti collettivi di lavoro, maggiore protezione per tutti gli occupati, sanzioni radicali per i trasgressori e divieto di operare sostituzione di manodopera indigena con manodopera proveniente dall’estero. E questo sarebbe già possibile ora poiché servirebbero solo alcune modifiche del diritto interno. E se non lo facciamo è perché la maggioranza delle associazioni imprenditoriali, cui fanno capo anche gli esponenti UDC, si oppone a qualsiasi inasprimento delle misure d’accompagnamento. Dovrebbe pertanto essere chiaro che il “nemico” sono quei padroni scorretti che speculano quotidianamente sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori e non i disperati alla ricerca di un’occupazione. E quindi il nostro NO è categorico poiché vogliamo continuare a muoverci a testa alta, anche se momentaneamente controcorrente.

Saverio Lurati, presidente USS Ticino e Moesa