Il triciclo composto da PLRT-Lega dei ticinesi e PPD, nato per risanare le finanze del nostro Cantone, anche quest’anno fallirà clamorosamente l’obiettivo. Malgrado i nuovi psicodrammi di fine dicembre e inizio gennaio, le minacce e i veti trasversali non vi è nulla di nuovo sotto il sole. Basti pensare che i rappresentanti del trio di Medeglia ammettono candidamente che l’unica misura strutturale presente nel preventivo 2014 del Cantone è quella del taglio dei sussidi di cassa malati. E allora ai più ingenui vien da chiedersi qual è il valore della roboante, condivisa e miracolosa road map cantonale.
L’UDC non ha mai creduto in questo cantiere che, in effetti, rappresentava solo la scappatoia dei partiti di Governo per non perdere completamente la faccia durante il dibattito sul preventivo 2013. Un preventivo che approdava in aula con ben 4 rapporti, uno differente dall’altro. L’UDC, al contrario, misura la serietà delle intenzioni dei partiti che comandano in parlamento riguardo al risanamento delle finanze cantonali attraverso due elementi: la capacità di rifiutare preventivi di spesa che presentano pesanti deficit e l’introduzione di un meccanismo finanziario che permetta il contenimento della crescita delle spese, vero tallone d’Achille del nostro Cantone.
Per quanto attiene al primo punto, sebbene tutti gridino allo scandalo allorquando si presentano i conti, nessuno, al di là di manovrine di piccolo cabotaggio, ha veramente il coraggio di dire basta così! Una fermezza nel cedimento piuttosto sospetta che ai più maligni fa dire che questi stessi partiti, tanto abili a pontificare, non abbiano poi un vero e proprio interesse a portare dei correttivi in quanto minerebbero la propria base elettorale. Gli amici degli amici in buona sostanza. Ogni anno siamo dunque in presenza di preventivi di transizione, di preventivi che poco soddisfano, di conti che non entusiasmano e così via. E tutti gli anni chi critica non ha il coraggio di bocciare i preventivi e chiedere la ripetizione dell’esercizio ponendo l’accento sulle priorità e scovando il superfluo.
Sintomatico della confusione che regna nell’ambito delle finanze pubbliche sono poi le dichiarazioni dei leader cantonali, o presunti tali, dei tre partiti del triciclo. Dico presunti tali perché i lori rispettivi gruppi faranno l’esatto opposto di quello che loro vanno perorando. I presidenti dei due partiti storici, Cattaneo e Jelmini, parteggiano esplicitamente per il freno alla spesa, così come di recente confermato alla trasmissione Piazza del Corriere, su Teleticino, come pure l’ex capogruppo leghista che tuttavia, dopo aver cercato di darmi la colpa di un inesistente ritardo nella presentazione del rapporto, si fa impallinare dai nuovi veri detentori del potere leghista, i colonnelli.
Colonnelli anch’essi un po’ confusi se pensiamo ad esempio alla mozione presentata a Mendrisio dal vicecapogruppo in Gran consiglio volta a chiedere l’introduzione del freno alla spesa nel magnifico borgo, che poi, anche lui, è pronto ad impallinare in parlamento. Bene, avanti tutta con il freno ai disavanzi dunque, un meccanismo che non si concentra sulla crescita delle spese e che prevede l’introduzione del moltiplicatore cantonale. Moltiplicatore ora magicamente gradito anche alla Lega che per di più, da unico e vero movimento vicino alla gente, preferisce la modifica legislativa affinché nessuno possa esprimersi sul tema. Non sia mai che i cittadini abbiano capito che si tratta della maniera per alzargli le imposte con il beneplacito di chi, tempo fa, giurava e spergiurava che non l’avrebbe mai permesso.
Niente di male, queste virate nelle braccia dei partiti storici non sono, purtroppo, delle rarità. Basti pensare ai sussidi cassa malati che fino all’anno scorso per il movimento erano intoccabili. Ora gli avvisi ai naviganti fanno purtroppo parte degli archivi storici di via Monte Boglia, il vento è cambiato, ci sono parlamentari di serie A, B e C e gli unici che contano sono per l’appunto i colonnelli. Un taglio, quello dei sussidi, che tra l’altro, così come effettuato, testimonia l’incapacità del DSS di portare avanti riforme degne di questo nome sia in termini di tempistica che di coraggio. Insomma, il taglio dei sussidi è un vero Beltrapasticcio. Lasciare tre o quattro giorni ai beneficiari di sussidi per cambiare la propria cassa malati o il proprio piano assicurativo è stato un vero colpo da maestro che ha dato le ali alla raccolta firme del giusto referendum e, almeno a mio avviso, rischia di rappresentare la pietra tombale di questo cantiere.
Peccato perché invece di lavorare in maniera così colpevolmente dilettantesca si sarebbe potuto far capire alla gente quali sono i vantaggi dell’aderire al modello del medico di famiglia, contribuendo a risparmiare anche una quarantina di milioni di soldi pubblici, così come da noi proposto in una recente mozione firmata anche dai colleghi Denti e Morisoli.
Alla vigilia di questa importante tornata di Gran consiglio cosa attende il popolo ticinese?
In buona sostanza un preventivo che non raggiunge gli obiettivi fissati, il secondo peggiore in termini di deficit di tutti i Cantoni della Svizzera, una road map che traccia solo delle piste e nulla di concreto e il grimaldello del moltiplicatore cantonale. Insomma, una sessione a dir poco drammatica. E pensare che l’UDC, noi tutti qui presenti, avevamo ben altre speranze e aspettative rispetto a questo Governo a trazione leghista. Un Governo che si è rivelato non solo scialbo, ma anzi pericoloso.
Mi auguro infine che anche in questo Cantone si possa finalmente introdurre il sistema maggioritario. Nulla contro il neoministro Zali, persona che d’altro canto non conosco e evidentemente non giudico, ma non essendo stato eletto dal popolo, francamente, non può rappresentarmi. In tutto il resto della Svizzera avrebbero avuto luogo elezioni suppletive, avremmo avuto modo di conoscere i candidati di capire le loro ambizioni e i loro progetti, in Ticino no, contano di più i partiti che le persone!
Marco Chiesa, capogruppo UDC in Gran Consiglio