In un rapporto molto severo pubblicato il 5 febbraio, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia (CRC) chiede al Vaticano “il rinvio immediato ” di tutti gli ecclesiastici colpevoli o sospettati di atti pedofili.

Il Vaticano ha reagito dicendo di “prendere atto delle osservazioni finali” che esaminerà con attenzione, ma ha denunciato “un tentativo di ingerenza nell’insegnamento della Chiesa sulla dignità della persona e l’esercizio della libertà religiosa”, alludendo alle critiche del comitato sulle posizioni della Santa Sede contro l’aborto e i contraccettivi.

Nel suo rapporto il CRC scrive di essere “gravemente preoccupato nel vedere che la Santa Sede non ha riconosciuto la vastità dei crimini commessi, non ha preso le misure necessarie per far fronte a questi casi di pedofilia e per proteggere i bambini e ha adottato politiche che hanno causato il perseguimento di questi abusi e l’impunità per i loro autori.”

Il CRC chiede il deferimento di tutti i pedofili in seno alla Chiesa e anche che la Santa Sede renda pubblici i suoi archivi sui casi di pedofilia, così che coloro che hanno nascosto i loro crimini siano condotti a rendere conto.
Infine il comitato auspica una riforma del diritto canonico alfine di assicurare una miglior protezione dei bambini grazie a regole, meccanismi e procedure chiare.

Nella sua replica alle accuse, il Vaticano difende con forza la sua azione per combattere la pedofilia nella Chiesa.
Il rappresentante del Vaticano alle Nazioni Unite, Monsignor Silvano Tomasi, aveva ripetuto in diverse occasioni che quanto accade nella Santa Sede resta di sola competenza del Vaticano.
“La competenza dei casi individuali è lasciata alle chiese locali, perchè è là che si trova il problema – ha commentato un altro prelato.