L’inquieto e inquietante esponente socialista ci manda questo amaro e violento articolo, che ben volentieri pubblichiamo.

Uno s’immagina, ragionando con semplicità, che un “socialista” (così si fanno chiamare) dovrebbe rispettare la decisione del popolo. Così non è, evidentemente. Il popolo è “saggio” (si fa per dire) ma lui ne sa di più (per non parlare di Levrat).

Con simili esaltati propugnatori del NO c’è da meravigliarsi… che il SÌ non abbia toccato il 60 o 70% (in effetti nel Ticino, terra di Ghisletta, abbiamo realizzato un apprezzabile 68,2).

Addendum. Quanto a un nuovo voto. Raccogliere un po’ di firme, no eh? (fdm)

Post scriptum. Vale forse la pena di citare anche Marco Chiesa: “(irrinuciabile) il rispetto della volontà popolare nei confronti della quale, spiace dirlo, Ghisletta sembra nutrire un disgusto così profondo che, dobbiamo ammetterlo, non credevamo potesse provare”. C’è un ulteriore punto, assai positivo, in questa gran batosta del 9 febbraio che viene ingiustamente sottovalutato. Ha fatto sì che questi cacasenni, finalmente, gettassero la maschera. In verità la democrazia… la amano molto poco.



Ecco le prime conseguenze della folle iniziativa popolare dei geni politici UDC e Lega. L’Europa non ci ha inviato un mazzo di fiori con i complimenti, come pensavano i grandi statisti della destra alpina, ma ha congelato la partecipazione della Svizzera ai futuri programmi europei di ricerca Orizzonte 2020 (budget di 80 miliardi di euro) e di scambi accademici Erasmus+. Da anni il nostro Cantone e la Svizzera investono milioni per sviluppare la ricerca e il sistema accademico, favorendo le ricadute sull’industria e sulla tecnologia. E ora il mondo accademico di punta si ritrova tagliato fuori a causa dell’isolazionismo promosso da chi ha ingannato il popolo con l’iniziativa popolare contro la cosiddetta immigrazione di massa. Certo che chi di mestiere fa l’autore di giornaletti politici per i bambini dell’asilo se ne frega, ma il mondo politico-economico serio e le famiglie con figli agli studi no.

Non è fondando il Paese sulla stupidità di massa e sull’isolazionismo, che facciamo il bene della Svizzera e delle giovani generazioni. Diciamo basta al discorso populista, l’alternativa esiste. In Parlamento a Berna i Socialisti e Verdi svizzeri, sostenuti dai sindacati, dalle associazioni inquilini e dagli enti ambientalisti, hanno chiesto maggiori misure fiancheggiatrici per la protezione dei lavoratori residenti (come quella sui salari minimi che si vota il 18 maggio), per l’alloggio a prezzi accessibili, per la pianificazione del territorio e per i trasporti pubblici. Eppure gli eletti UDC e Lega a Berna queste misure le hanno quasi sempre combattute, assieme ai liberisti del centro politico: il risultato è stato quello di aumentare i problemi della popolazione residente in tutti questi anni.

Ha ragione ora chi come il presidente PSS Christian Levrat chiede di rivotare sul tema dell’integrazione della Svizzera nel tessuto economico, politico e culturale europeo. Ma per rivotare bisogna porre le domande correttamente agli Svizzeri che votano. Volete essere tagliati fuori dal mercato europeo, sì o no? Volete una libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali, con o senza misure fiancheggiatrici per la protezione della popolazione e del territorio? Bisognerebbe insomma votare sul principio degli accordi bilaterali e su un insieme di misure concrete per regolamentare l’economia a favore dei più deboli. Solamente in questo modo avrebbe senso un nuovo voto popolare.

Raoul Ghisletta, segretario VPOD Ticino