Articolo apparso sul Giornale del Popolo e ripubblicato con il consenso dell’Autore.

La crisi ucraina che, dopo lunga incubazione, ha assunto un’accelerazione frenetica, suscita reazioni enormemente contrastanti. Ticinolive rimane aperto a contributi di tutti gli orientamenti.   


In un suo articolo sul GdP del 21.02.14, Vittorio E. Parsi si scagliava con indignazione contro ”l’ignavia dell’EU” nei confronti della grave crisi che, in Ucraina, ha visto i rivoltosi pro-Unione Europea e le forze governative scontrarsi in una guerriglia urbana che ha già mietuto molte vittime, tra morti e feriti, in entrambi gli schieramenti. A prescindere dal fatto che, nelle ultime ore, gli avvenimenti si sono susseguiti in modo frenetico, un accordo di cessate il fuoco è stato raggiunto grazie all’intervento di una delegazione di ministri degli esteri europei e, in seguito ad esso, i ribelli si stanno impossessando dei palazzi del potere, l’analisi che Parsi ha fatto delle origini del conflitto – da un lato la legittima aspirazione dei rivoltosi a democrazia e libertà tramite l’adesione alla UE, dall’altro il rifiuto di queste giuste richieste da parte di un governo corrotto, violento e filorusso – mi pare semplicistica e meritevole di qualche precisazione.

Innanzitutto, chi sono gli insorti che hanno rovesciato il governo?  Provengono in gran parte dalle regioni di confine con la Polonia, dove radicato nella popolazione è il sentimento nazionalista ed antirusso, e rappresentano una delle diverse componenti della popolazione ucraina. Vi sono anche tanti studenti, molti dei quali inquadrati in organizzazioni sponsorizzate ed addestrate all’insurrezione da agenti al servizio degli americani.

Uno dei capi della rivolta è Oleh Tyahnibock, dirigente del partito nazionalista e filo-nazista SVOBODA che, identificando le sue origini nell’Esercito Nazionalista Ucraino (responsabile, tra il 1942 ed il 1944 della morte di almeno 80.000 civili polacchi),  sfoggiava, sino al 2003, un logo derivato da quello delle SS naziste.  Un’altro è Arseniy Yatsenyuk. Insieme a Tyahnibock, egli intrattiene rapporti regolari con importanti esponenti del potere statunitense: l’ultimo incontro ufficiale di entrambi col senatore Repubblicano John McCain è del 14.12.2013.

Non stupirà, quindi, apprendere da fonti russe (i Russi, certo, i primi che segnalarono correttamente che ad usare i gas nervini sui civili in Siria non furono i governativi ma i ribelli “liberatori” appoggiati da Obama) del ritrovamento, in possesso di alcuni rivoltosi, di manuali d’istruzione alla guerriglia che, lingua a parte, sono gli stessi di cui disponevano i manifestanti che portarono alla caduta del regime in Egitto. Documenti prodotti in Serbia da un’azienda non profit legata a Freedom House, ONG diretta negli Stati Uniti da James Woosley, in precedenza direttore della CIA. Veramente illuminante è, poi, la registrazione, resa pubblica su internet, della telefonata in cui il vice segretario di stato USA, Victoria Nuland, ed il suo ambasciatore in Ucraina discutono di chi metteranno a governare dopo la caduta del regime.

Per quanto riguarda il volere degli Ucraini non presenti in piazza a Kiev, che sono poi la maggioranza della popolazione, vale la pena di ricordare come i Comunisti Ucraini avevano appena raccolto 4 milioni di firme, equivalenti al 9% della popolazione,  per chiedere un referendum contro l’adesione alla UE e come un sondaggio del dicembre scorso abbia mostrato che il 55% dei cittadini non è affatto convinto dell’opportunità d’entrare in Europa. Gli Ucraini di etnia e lingua russa costituiscono, infatti, circa la metà degli abitanti e sono fedeli a Mosca.

Sulla base di quanto sopra è lecito chiederci quali siano i giochi che veramente stanno dietro a quello che ci viene venduto come lo spontaneo sollevamento della popolazione ucraina desiderosa di trovare libertà e benessere all’interno di un’Unione Europea che, gestita in modo sempre più autoritario da élite che nessuno ha eletto, sta di fatto opprimendo ed impoverendo i cittadini di molti dei paesi che già ne fanno parte. Che reale interesse possono avere i gerarchi UE, con tutti i problemi che già anno e quelli cui andranno incontro in occasione delle ormai prossime votazioni europee, ad integrare nel mercato comune un paese finanziariamente fallito come l’Ucraina? Forse sarà più semplice capirlo se si pensa a come, negli ultimi decenni, essi hanno sempre avallato ogni esigenza politica e strategica degli Stati Uniti, attualmente impegnati in un’importante campagna di destabilizzazione dei paesi già alleati della Russia, con il fine di aumentare il grado d’accerchiamento politico e militare di quest’ultima.

Dopo il  recente esempio della brutale “liberazione” della Libia, depredata delle sue risorse  petrolifere e ridotta ad un vero e proprio inferno per chi ancora l’abita, toccherà all’Ucraina ed alle sue genti pagare il prezzo dell’espansionismo imperiale? Viste le violenze che, seconde le notizie che la censura dei media occidentali non riesce a bloccare, sono perpetrate in queste ore dai vincitori nei confronti dei sostenitori del vecchio regime ed il fatto che la Russia non potrà evitare di proteggere la parte russofila della popolazione ed i suoi porti militari sul Mar Nero, è difficile sperare altrimenti.

Dr.med. Pio Eugenio Fontana