Charles Farr, responsabile del contro terrorismo a Londra lancia l’allarme sull’evoluzione del conflitto siriano, mentre diversi britannici tornano in patria per preparare attentati.
Ci si deve preoccupare per quella che sembra essere la peggior minaccia terrorista dagli attentati del 11 settembre 2001?
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Sul portale Atlantico.fr l’opinione del francese Jean Charles Brisard, specialista di terrorismo ed ex inquirente per le famiglie delle vittime degli attentati del 11 settembre 2001.

“In tutti i conflitti che da 30 anni implicano la presenza di djihadisti – spiega Brisard – che si tratti dell’Afghanistan, della Bosnia, della Cecenia, della Somalia o dell’Iraq, abbiamo sempre osservato ripercussioni di questa partecipazione nei nostri paesi, sotto forma di azioni di propaganda, di reclutamento, di sostegno o di terrorismo.
Quello che è nuovo con il conflitto siriano è il reclutamento di massa al quale assistiamo, portatore di molteplici rischi.

Il ritorno dei djihadisti costituisce un tema di preoccupazione maggiore ad almeno due livelli.
Innanzitutto, questi guerriglieri hanno una capacità di indottrinamento molto forte. Sono dunque in grado di condurre azioni di propaganda e di reclutare nuovi volontari, come abbiamo già visto.
Inoltre, coloro che tornano dal fronte hanno una grande capacità operativa, sono spesso ultra-radicalizzati e formati militarmente. Sono bombe a scoppio ritardato, potenzialmente suscettibili di costituire reti di sostegno, capaci di condurre azioni terroristiche in Europa.

Nel contesto della Siria questa minaccia è difficile da individuare e ancor di più da circoscrivere, perchè oltre 2’000 volontari europei combattono o hanno combattuto in questo paese.

Alla domanda se si può parlare di una generazione di terroristi post-al Qaeda, va detto che da diversi anni siamo passati da un terrorismo importato a un terrorismo impiantato.
La minaccia principale non è più costituita da reti o gruppi che agiscono all’esterno delle nostre frontiere.
Il rischio resta quello di un attentato concepito da un’organizzazione straniera, ma le minacce più dirette provengono da individui o da gruppi radicalizzati e preparati nei nostri paesi, così come da djihadisti europei, formati per maneggiare armi e preparare esplosivi e che vorrebbero portare il djihad sul suolo europeo.”