Mentre i conservatori americani esortano Barack Obama a mostrarsi risoluto di fronte al presidente russo Putin, un editoriale sul Washington Post spiega come la situazione in Crimea non dipenda semplicemente da Washington.

“Siamo realisti – scrive l’editorialista Eugene Robinson sul Washington Post – Una cosa è dire che non si può interinare il controllo della Crimea da parte della Russia, come hanno proclamato diversi esperti di politica estera. Quanto al fare qualcosa per impedirlo è tutta un’altra storia.

La retorica sulla crisi in Ucraina dà l’impressione che tutta Washington soffra di amnesia. Dovremmo essere scioccati che una grande potenza militare possa inventare un pretesto per invadere un paese più piccolo e più debole? Abbiamo dimenticato quanto accaduto in Irak qualche anno fa?

Siamo chiari : sto dalla parte del governo ucraino legittimo, non del regime neo imperialista russo. Ma francamente gli Stati Uniti non sono nella posizione di reclamare l’assoluto rispetto dell’integrità territoriale degli Stati sovrani.

Prima dell’Irak c’è stato l’Afghanistan, c’è stata la Guerra del Golfo, c’è stato Panama [nel 1989], c’è stata Granada [nel 1983]. Et mentre condanniamo Mosca per la sua scandalosa aggressione ci riserviamo il diritto di lanciare missili sul Pakistan, lo Yemen, la Somalia e chissà quanti altri paesi ancora.

Il governo Obama è stato chiaro nella sua condanna all’intervento di Putin. Coloro che imputano l’azione russa alla debolezza o all’inefficacia della politica estera americana sono cinici o irresponsabili.
E’ vano brandire la spada se tutti sanno che non avete nessuna intenzione di usarla. Nessuna minaccia militare credibile degli Stati Uniti potrebbe obbligare Vladimir Putin a restituire la Crimea, se non intende farlo.

Il presidente russo non ha nulla da temere dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dato che la Russia può opporre il suo veto a qualsiasi proposta. Escludere la Russia dal G8 danneggerebbe il prestigio di Mosca ma non farebbe perdere il sonno a Putin.

Le minacce di sanzioni economiche sono più facili da dire che da attuare. L’Unione europea dipende dalla Russia per gran parte del suo gas naturale, il che offre a Putin un considerevole mezzo di pressione. In generale l’Europa non desidera assistere a una ripresa della guerra fredda e Putin lo sa.”