Giovedì 13 marzo il ministro indiano della Difesa ha deciso che navi da guerra, aerei e elicotteri stazionati nelle isole Andaman e Nicobar, nell’Oceano Indiano, si uniranno alle ricerche del Boeing 777 della Malaysian Airlines scomparso sabato scorso con 239 persone a bordo.

Il comando delle forze armate indiane terrà una riunione giovedì per decidere la maniera di coordinare le ricerche con gli altri paesi che già partecipano.

Gli ispettori dei paesi impegnati nelle ricerche dell’aereo scomparso da cinque giorni si concentrano sullo studio degli ultimi segnali radar del velivolo. Sperano che l’analisi precisa di queste tracce possa permettere di riorganizzare le ricerche sulla zona, dove già pattugliano decine di navi e di aerei.

Gli analisti cercano soprattutto di sapere se l’aereo ha continuato a volare su una lunga distanza dopo la 1h30 del mattino, sabato scorso. A quel momento il suo transponder, un dispositivo che permette ai controllori aerei di identificare gli apparecchi in volo e di misurare il loro posizionamento e la loro altitudine, ha smesso di rispondere ai segnali emessi dai radar malesiani.

Questo arresto improvviso, che può essere inserito manualmente dai piloti soprattutto in fase di avvicinamento a un aeroporto, non si giustificava durante il volo notturno sopra il mare e ha dunque fatto sorgere l’ipotesi di un crash o di una disintegrazione dell’aereo nella zona dove il transponder aveva smesso di mandare segnali.