(fdm) L’amica Alessandra mi manda in tarda serata questo pezzo tagliente. Sia ben chiaro che, se sono amico di Alessandra, non per questo sono nemico di Giovanna Masoni o del professor dottor Paolo Francesco Campione.

Alessandra introduce (variante) il termine di “cianfrusaglie” al posto dell’abusato “carabattole”.

NOTA.  A me il museo è sempre piaciuto.

Caro lettore, voglio confidarti una cosa. Sono felice:
— di avere studiato matematica
— di essere diventato giornalista per hobby (mentre mio padre lo era per professione)
— di essere cittadino di Lugano, città che frequento assiduamente e dove stanno per succedere molte cose interessanti.

Alessandra

In un soleggiato pomeriggio di paio di anni fa, accompagnata da mia figlia Chiara allora tredicenne e  priva di preconcetti grazie alla sua giovane età, mi recai  a Villa Heleneum per visitare il Museo delle Culture.  Durante il breve  giro osservavo  Chiara  divertita ed esterrefatta  alla visione di teste rimpicciolite e totem di manifattura scadente, opere di un artigianato approssimativo e per di più contemporaneo. Una tale produzione artistica, sormontata da gigantografie degli autori fotografati nell’atto della creazione, istillò in me il dubbio riguardo all’uguaglianza tra gli uomini,  caposaldo di duemila anni di riflessione cristiana.

Tra le cianfrusaglie accuratamente  esposte con tanto di numerazione e rimandi a dotte spiegazioni sarebbero stati bene i 90 barattoli di Piero Manzoni: due piani di esposizione deprimenti, soldi gettati come visitatore e contribuente. Il pomeriggio fu salvato dalla Villa stessa, edificio in stile neoclassico, signorile, e dal suo magnifico parco. Come luganese mi sentivo orgogliosa del possesso condiviso di quel gioiellino affacciato sul lago. Ecco il vero bene culturale, il parco, l’edificio, non il suo contenuto, Villa Heleneum valeva il mio tempo ed il costo del biglietto.

È di questo giorni la notizia, caduta come un fulmine, che il Municipio di Lugano avrebbe deciso di vendere Villa Heleneum, la base di prezzo è fissata,  un acquirente è già all’orizzonte. I luganesi e il Ticino tutto saranno defraudati di un bene reale, culturale, che amano. Il Municipio  impone il LAC , i debiti miliardari, la cima spelacchiata del Brè e smantella un altro pezzo della bella Lugano la cui vendita apporterà solo una goccia nell’oceano dei debiti. Tristezza e rabbia per noi, vergogna per altri.

Alessandra Noseda