Pubblicato nel Corriere del Ticino del 17 marzo e riproposto con il consenso dell’Autore

Leggendo questo articolo, come sempre perfettamente logico e coerente, ho pensato a una possibile definizione per la categoria “uomo politico”: uno che fa con i soldi del prossimo… quel che non farebbe MAI con i suoi! (fdm)

Di questi tempi da noi si fa un gran parlare di spesa pubblica, di freno della spesa, di moltiplicatore cantonale e comunale e di equilibri e pareggi di bilanci. Dibattito che lascia un gusto amaro, perché spesso avvolto in una densa coltre di ipocrisia. Ma prima ancora di frenare (o far finta di frenare) la spesa non sarebbe utile porsi qualche domanda sull’origine dell’eccesso della spesa pubblica?

Un caso da manuale è quello rappresentato dalla proposta della signora Ruth Humbel, Consigliera nazionale del PPD svizzero. La brava signora, certo mossa da generose considerazioni, propone di liberare tutti i giovani sotto i 18 anni dal pagamento dei premi per la cassa malati. Lodevole intento, ma siccome i premi qualcuno li deve pur pagare, gli stessi per un totale stimato a 1.5 miliardi di franchi annui verranno accollati alla Confederazione. Nell’impeto alcuni membri della Commissione parlamentare che ha esaminato la proposta si sono chiesti perché non esentare anche il 50% dei premi per coloro che si trovano tra i 18 ed i 25 anni. La generosità dei politici (con i soldi degli altri) è spesso commovente.

Ecco come nascono i buchi nei bilanci pubblici. Analizziamo la razionalità della proposta che viene da un’esponente di un partito di centro e che non dovrebbe essere statalista per principio. Una proposta come quella dell’onorevole Humbel, formulata da un esponente della sinistra sarebbe logica e coerente. Escludo che sia stata formulata solo per meschini interessi di concorrenza elettorale. Il calcolo sarebbe sbagliato, anche perché dovendo votare a sinistra scelgo l’originale e non la copia.

La domanda principale per chi non vuole realizzare dogmi della sinistra mi pare essere: ma perché aumentare spesa e conseguente deficit pubblico per pagare i premi d’assicurazione della cassa malati dei figli di imprenditori, manager, quadri dirigenti (anche pubblici), professionisti, professori d’università che non hanno nessuna necessità di un simile aiuto. Sono famiglie perfettamente in grado di amministrarsi e non necessitano l’aiuto dell’erario pubblico. Perché ricorrere al sistema dell’innaffiatoio che piace tanto agli statalisti perché rende tutti dipendenti dalla burocrazia e dai poteri pubblici, e non limitarsi a risolvere il problema preoccupandosi unicamente di quei casi che necessitano del nostro sostegno?

Vero che la tentazione è forte, tanto la maggior parte dell’imposta federale diretta, per l’esattezza il 77%, è pagato da una minoranza, vale a dire dal 10% dei contribuenti. Ma anche questo ragionamento è superficiale. Infatti, può darsi che molti di quei dirigenti, professionisti eccetera di cui abbiamo parlato e che non hanno nessun motivo di ricevere il sostegno federale per i premi cassa malati dei figli, a loro volta facciano parte del 10% di contribuenti maggiormente tassati. Morale, ricevono da una parte e pagano anche di più da un’altra e il tutto grazie all’intervento dell’amministrazione federale che provoca costi gestionali inutili.

In questa confusione confederale tutti siamo sussidiati e sussidianti con pesanti complicazioni e costi amministrativi. Se non fosse così, non si spiegherebbe perché nel Ticino, che nonostante tutto non fa parte del terzo mondo, vi siano centomila persone (quasi un terzo della popolazione) che ricevono sussidi.

Purtroppo le iniziative alla Humbel sono molteplici. Parlamentari federali e cantonali, partiti politici, associazioni di categoria e non governative, lobbisti hanno tutti qualche interesse da accollare allo Stato. La conseguenza sono nuovi regolamenti e leggi che debbono venir gestiti da nuovi funzionari, che creano costi di controllo e ulteriore spesa pubblica da finanziare. Le intenzioni saranno anche buone, ma come sappiamo, “l’inferno (fiscale) è lastricato dalle buone intenzioni”.

Se vogliamo veramente frenare la spesa cominciamo con il frenare il diluvio di leggi.

Tito Tettamanti