(fdm) Io però una domanda ce l’ho ancora ed è la più banale di tutte. Questa misura è stata votata dal Gran Consiglio, e mi sta bene. Ma quando diverrà effettiva? e in che forma? Perché, in sostanza, è questo ciò che conta.

Ripreso da “Il Paese”, organo dell’UDC


Ce l’abbiamo fatta. Dopo, proposte, discorsi, confronti tra gli attori più disparati e una votazione popolare grazie alla quale i cittadini svizzeri in generale, e quelli ticinesi in particolare, hanno lanciato alla classe politica un  messaggio molto chiaro, settimana scorsa abbiamo avuto l’opportunità di votare una misura concreta per cercare di frenare un fenomeno, quello dei padroncini, che non ha pari in nessun paese d’Europa e, probabilmente, del mondo: l’abolizione delle notifiche online per i padroncini.

Tutti noi conosciamo cifre, proiezioni, grafici – che non pochi cercano peraltro di interpretare a proprio vantaggio. Inutile ripeterle e annoiare il lettore de il Paese. C’è però un aspetto da sottolineare. Ed è la presunta impossibilità, invocata da qualcuno, di votare a favore di una misura messa a punto per abolire, finalmente, le notifiche online per i padroncini e introdurre una serie di paletti non per escludere qualcuno, ma per includere qualcun altro. Ovvero per dare la possibilità a quel qualcuno, che chi qui vive e lavora, di poter continuare a vivere e lavorare nel canton Ticino senza venir emarginato dalla concorrenza d’oltre frontiera.

Prima della votazione in Gran Consiglio, i contrari all’abolizione delle notifiche online avevano avanzato dubbi – anzi, certezze – di carattere legale. Senza sapere nulla di leggi e codici, e tantomeno di logica, ci avevano parlato di impraticabilità di una norma che sarebbe andata a cozzare contro i patti e gli accordi firmati con l’Unione europea e parte integrante degli accordi bilaterali.

Si è insistito poco, in verità, perché chi avanzava questa obiezione, lo faceva abbastanza sottovoce. E lo faceva abbastanza sottovoce perché si vergognava. E si vergognava perché mentiva.

È bastato ricordare agli alfieri del rispetto di norme inesistenti e direttive fantasma, che queste vivono e prosperano solo nella fantasia di chi le concepisce, per far crollare il castello di carta in un batter di ciglia.

Io, francamente, non ho parole per chi usa questi mezzucci da venditore di tappeti taroccati. Queste modalità di fare politica esulano dal civile confronto tra avversari e sono degni di trucchetti in voga negli scantinati dove ci si cimenta al gioco delle tre carte. E dove trionfa la truffa.

È bastato ricordare che, nel Paese con cui confiniamo, le notifiche online pensano siano un’applicazione per gli smartphone, per mettere nel dimenticatoio queste assurdità. Nessuno ne ha parlato più. Ma si è trattato solo di una pausa. Non contenti, i venditori di tappeti di cui sopra, invece di recitare il mea culpa e ricordarsi che sono stati eletti per tutelare gli interessi del Ticino e del resto della Svizzera e non di altre realtà sovra e sotto nazionali, hanno tentato la carta della concorrenza sleale tra… cantoni.

Il tempo di accennare a questa perla che, neanche a farlo apposta, sono usciti i dati sulla concorrenza fiscale intercantonale. A nessuno, ovviamente, è però venuto in mente di strapparsi le vesti di fronte all’ “ingiustizia” dei differenti  sistemi in vigore in questo ambito a Zugo o Zurigo, che peraltro bagnano il naso al Ticino, relegato al ventesimo posto su ventisei. Eccezion fatta per il PS, che ha più volte cavalcato questa battaglia, nessuno ha parlato di concorrenza sleale. Ma accennare all’abolizione delle notifiche online in Ticino ha provocato atteggiamenti ben diversi. Perché?

Perché quando fa comodo, il federalismo è la quintessenza delle meraviglie. Quando disturba la propria personalissima visione del mondo, è causa di ogni problema. Ma parlare di concorrenza sleale tra cantoni quando si parla di notifiche online e padroncini, è semplicemente una follia. Come se i 28 mila padroncini che varcano il confine ogni anno in Ticino, fossero lo stesso numero di padroncini che lavorano nel canton Uri o a Svitto.

In ogni caso, nessuno vieta agli altri cantoni di fare quello che è stato fatto dal Gran Consiglio settimana scorsa. O c’è qualche norma, legge, codice o codicillo votato da qualche Stato membro dell’ONU che proibisce anche questo?

Quello delle notifiche online, da oggetto meramente politico, si era trasformato in una questione di decenza.

Il Gran Consiglio ha così capito che negare l’evidenza, pur di difendere posizioni preconcette, sarebbe stato controproducente. E l’abolizione di quell’assurdità che sono le notifiche online, osservata dai soliti Svizzeri ligi, ma disattesa nel resto delle terre emerse, è sembrata possibile.

Da domani si cambia spartito.

Gabriele Pinoja