E’ chiaramente per motivi politici e finanziari che il governo britannico aveva deciso, nel dicembre 2013, l’emissione di una “sukuk”, un’obbligazione monetaria conforme alla legge islamica.

La volontà del governo britannico era imporre la piazza finanziaria di Londra come “il primo centro di emissione di obbligazioni monetarie della Sharia al di fuori del mondo islamico”, come aveva dichiarato il ministro delle Finanze George Osborne in un articolo sul Financial Times.

In realtà la prima obbligazione “Sharia-compatibile” non è stata quella del governo di Londra. I primi europei a emettere una sukuk erano stati i tedeschi, per la precisione le autorità del Lander della Saxe-Anhalt, nel 2004, per tentare di sedurre gli investitori del Golfo, dell’Arabia Saudita e della Malesia.

La specificità della finanza islamica è che i soldi sono sempre e in ogni circostanza legati all’economia reale. Di conseguenza la speculazione viene scoraggiata e qualsiasi prodotto derivato (la cui essenza è trattare attivi fantasma) viene escluso di principio.

Ernst & Young indica che gli strumenti finanziari compatibili con la Sharia raggiungono attualmente 1.8 trilioni di dollari e iniziano ad attirare investitori fuori dal mondo musulmano, per la loro sicurezza e la debole volatilità procurata dai piazzamenti.
Ad esempio, in Malesia gli investitori non musulmani detengono l’80% delle obbligazioni islamiche del paese.

(Fonte : marianne.net)