… mentre il lutto si addice ad Elettra

Prendiamo dal frequentato blog del coordinatore dei Verdi questo mini-sfogo, molto comprensibile e addirittura scontato. Secondo me i suoi avversari non hanno fatto una gran bella figura (anche se il quotato Andrea Leoni si profonde in lodi per Gysin). Hanno brillato per malumore, gelosia e, diciamolo, pavidità. La loro idea, espressa in estrema sintesi, suona – ci giurerei – così: “Buttiamo giù questo coordinatore che ci ruba continuamente la scena e ci ha scocciato, ma teniamoci stretto il malloppo”. Tenersi il malloppo, è una parola! Proprio questo potrebbe risultare infattibile.

Savoia non è politicamente corretto. La sua comunicazione dirompente non gli procura soltanto amici (eufemismo). Come può un Verde – un capo Verde – parlare così? Dal trinomio (inventato da me, non è una locuzione ufficiale): “Ecologismo monotematico, piagnisteo femminista… e una mano, sempre, ai socialisti” quale abisso ti separa, o Sergio! Questo abisso ti condannerà? In questo abisso precipiterai?

Il pericolo è il tuo mestiere. Ma se ti buttano fuori, dove andrai?


Ho preso un paio di giorni di riflessione prima di tornare qui sul blog. Sabato non è stato particolarmente piacevole ma se avessi voluto piacevolezze avrei fatto l’istruttore di tennis per ricche signore. Non entro nel livello personale anche se gli attacchi sono stati vili e indecorosi. Ma la natura umana è questa e non si capisce perché i Verdi dovrebbero esserne immuni. Qui sotto invece ribadisco a beneficio di tutti i commentatori interessati e no delle nostre vicende, un paio di cosucce. Con una promessa: io non sono in politica per guardarmi l’ombelico e nemmeno per perdermi in sedute di autoanalisi. Sono in politica, nel mio piccolo e in tutta modestia, per trovare soluzioni ai problemi dei miei concittadini. Punto.

Sabato è stato criticato moltissimo anche il mio lavoro su questo blog, il vostro blog, quello dove anche voi scrivete, che leggete, che vi fa divertire, pensare e suppongo anche un po’ incazzare. Questo per dire che la critica portata riguardava addirittura il mio linguaggio. La fumosa opposizione interna preferisce occuparsi dei congiuntivi del coordinatore invece che dei problemi del paese.

Qui occorre che i miei avversari si mettano il cuore in pace: sono in carica fino al 2016 e in questo biennio continuerò a discutere con i ticinesi dando “pane al pane e vino al vino”. Non intendo cedere all’ipocrisia dei molti attori che, con linguaggio corretto e gentile, e sorrisi a 32 denti, mi fanno la lezioncina sui toni, e poi costruiscono fallimentari e tossiche centrali a carbone, si battono per il raddoppio del Gottardo, hanno assistito senza muovere un dito alla distruzione del mercato del lavoro e dell’artigianato, hanno inquinato l’occupazione ticinese con salari da schiavi, tagliano i sussidi di cassa malati alla povere gente, mettono l’aumento delle imposte e i tagli draconiani nella Costituzione, si inginocchiano sull’altare di Berna anche quando vengono messi in atto dei veri e propri furti nei confronti dei ticinesi, tentano in ogni modo di sovvertire il voto del 9 febbraio. Eccetera, eccetera, eccetera. Chi è il vero pericolo per i ticinesi: chi denuncia con passione questo scempio, magari usando un paio di “vaffa” di troppo o chi questo scempio lo ha prodotto?

Fa poi ridere che chi mi attacca per i toni del blog, abbia a sua volta usato le peggiori armi della denigrazione e i più carbonari dei metodi per cercare di farmi fuori. Ma così va il mondo. Lo diceva già quel signore in Palestina 2000 anni fa: pagliuzze e travi.

Qui oggi, prima di prendermi qualche giorno libero per recuperare le forze (dopo il 9 febbraio, dopo la lunga battaglia all’interno del partito perché prevalesse una linea ragionevole e democratica), posso solo dirvi questo: ho preso qualche botta, ma ho vinto e continuo la lotta.

Io vivo e combatto alla luce del sole, le catacombe non mi si addicono. Quelle penombre le lascio a chi non ha né le idee né il coraggio di portarle lealmente avanti.

Sergio Savoia