… con linguaggio decisamente poco diplomatico

Titolo originale: “Cambiamenti”

Su questa terra tutto cambia, anche i regimi che governano i popoli. E cambiano ancora di più quando, in nome della pace e della democrazia, a farli cambiare ci mettono lo zampino (che è piuttosto un incrocio tra la zampa dell’orso e quella della tigre) gli USA con le loro organizzazioni satelliti (NATO, UE e FMI in ordine di grado di sottomissione).

Ancora una volta, e certamente non sarà l’ultima, ne abbiamo un esempio sotto gli occhi, malauguratamente invisibile  ai troppi vedenti europei che non vogliono (o non possono?) vedere.

Sto parlando dell’Ucraina, oramai ai bordi se non nel pieno di una guerra civile.

A suo tempo il presidente Georg Bush aveva promesso a Michail Gorbatschow che la NATO non avrebbe mai inglobato gli stati ex-Patto di Varsavia. Come gli USA abbiano rispettato la parola data dovrebbero averlo visto anche i vedenti che non vogliono vedere di cui ho detto. Faranno più fatica, questi ineffabili, a capire che l’espansione “illecita”, parte di un piano strategico teso ad accerchiare la Russia senza lasciarle ai confini un minimo di spazio neutro, sta proseguendo, attualmente con 2 stati nel mirino: la Georgia e, guarda caso, proprio l’Ucraina.

La strategia è, certamente, duplice: portare alla rovina  gli stati che non vogliono sottomettersi, e almeno indebolire o mantener deboli quelli che non si possono rovinare. Le tonnellate di pace e democrazia esportate dagli USA non si contano più: Afghanistan, Irak, Siria, Nordafrica, adesso, morto  Hugo Chavez che era troppo forte politicamente per attaccarlo direttamente come è troppo debole il successore Nicolas Maduro, anche Venezuela, in Europa Serbia con il distacco forzato del Kossowo, ottenuto a suon di bombardamenti con uranio impoverito ne sono esempi evidenti, che potrebbero vedere anche i vedenti che non vogliono vedere, se solo volessero.

La tattica, l’abbiamo scritto e ripetuto fino alla noia, si chiama “leading from behind”, da quando i signori di Washington hanno capito che il “peacekeeping” diretto aveva costi troppo elevati in dollari come in vite umane americane (quelle dei popoli aggrediti non contano, sono centnaia di migliaia, ma non hanno peso).

L’Ukraina e gli ukraini, e particolarmente la forte componente russofona e russofila, stanno adesso imparando a loro spese cosa significhino pace e democrazia nello slang statunitense.

L’intervento al Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’ONU, la scorsa primavera, a Ginevra, della rappresentante degli USA (credo, ma non ne sono sicuro, sia stata Victoria Nuland, quella che al telefono ha mandato a farsi fottere l’UE, per me la sola buona azione degli USA da parecchi anni in qua) è stato emblematico e esemplare, merita di essere conservato e passare alla storia: “Dobbiamo insistere affinchè tutti gli stati rispettino l’integrità territoriale dell’Ucraina”, sottolineando poi che il popolo ucraino ha il diritto (n.d.a.:è notorio che gli americani hanno un grandissimo rispetto del diritto, specialmente quando si tratta del loro) di determinare il proprio cammino politico. Parole già sentite, ricordava Thomas Kaiser su “Zeit-Fragen” dell’11.3.2014, citando il presidente Lindon Johnson quando giustificò l’intervento americano in Vietnam nel 1965: “Il Vietnam deve avere l’occasione di intraprendere il proprio cammino”. Per facilitargli il cammino nella foresta tropicale gliela distrusse con migliaia di tonnellate di diserbante (“Agent Orange” si chiamava), e per facilitare il transito fece spostare ai bordi del cammino i 2 milioni di morti vietnamiti.

Quanti saranno i morti e le distruzioni in Ucraina lo vedremo a suo tempo, sempre che il Padre non ci richiami prima alla magione.

Che gli americani siano implicati negli accadimenti rivoltosi di Kiew è oramai cosa notoria, da quando la suddetta Victoria Nuland sfogò il suo malumore con l’ambasciatore USA a Kiew, Geoffrey Pyatt, per la mancanza di un deciso intervento degli impotenti di Bruxelles, con un “Fuck the EU” che l’ha fatta entrare nella storia. Gli organi di informazione europei (e purtroppo anche  quasi tutti gli svizzeri), ministeriali, servi e codini (Flavio Maspoli dixit), invece di protestare per l’indebita ingerenza americana si scatenarono in un’ondata di indignazione e piagnucolii per l’insopportabile offesa inflitta all’UE.

Wladimir Putin per difendersi ha e avrà il suo bel daffare. La campagna per farlo passare per l’aggressore quando il vero è un altro batte il suo pieno. Per sua fortuna la Russia è “too big” per essere “keepata nella democrazia e nella pace” americane.

Gianfranco Soldati