“Siamo ancora in tempo!” ci dice l’Autore
“L’automobilista, impugnato il martello, si avventò sulla luce rossa e… …”

Nel 1944 l’economista – e futuro premio Nobel – Friedrich A. von Hayek dedicava il suo libro “La via della schiavitù” (diventato un classico e ristampato varie volte in diverse lingue) “Ai socialisti di tutti i partiti”. Alla prima lettura questa dedica appare curiosa, quasi incomprensibile. Ma osservando la scenapolitica durante un certo periodo, si accumulano nei nostri ricordi episodio dopo episodio che ci fanno capire poco a poco il senso profondo di questa dedica.

La modifica costituzionale, proposta da Governo e Parlamento, ma che proviene nientemeno che dal settore politico liberale radicale ticinese (!), di introdurre il cosiddetto “moltiplicatore cantonale” per poter adeguare più facilmente le imposte alle spese pubbliche, costituisce uno di questi episodi. Inoltre, leggendo l’Opuscolo informativo inviato ai votanti, si scopre che le pagine dedicate a questa proposta sono di una viscidità ed ambiguità proverbiale: una scorrettezza nei confronti dei votanti. Per soffiare del fumo negli occhi ai cittadini, si mescolano termini tecnici come:

– principi di gestione finanziaria,

– disciplina finanziaria,

– freno ai disavanzi pubblici,

– equilibrio dei conti pubblici,

– controllo della spesa pubblica,

in una perfetta insalata russa (manca solo da aggiungere la maionese) che – ahimé – i cittadini che non hanno un’infarinatura sufficiente di economia politica (e sono la maggioranza), avranno certamente difficoltà a capire: una vera presa per i fondelli! S’impone di fare un po’ di chiarezza.

Il disavanzo pubblico non è altro che la differenza fra la spesa pubblica e gli introiti pubblici (costituiti principalmente dal gettito fiscale), ossia:

Disavanzo pubblico = Spesa pubblica – Introiti pubblici

In questa relazione sono contenute tre voci, se ne possono controllare due, la terza risulta automaticamente in base alla definizione (equazione) anteriore. La questione fondamentale è che cosa si vuole controllare. Partendo dall’interpretazione abituale, il disavanzo non è altro che quella luce rossa che si accende quando la spesa pubblica supera gli introiti. Così come si accende la luce rossa del cruscotto dell’automobile quando la benzina nel serbatoio scende al livello di “riserva”. Orbene, ci sono – in principio – due modi di procedere: (1) fermarsi al primo benzinaio e fare il pieno; (2) fermarsi, tirare fuori un martello, rompere la luce rossa e poi rimettersi in moto. E’ ovvio che il primo procedimento costituisce una soluzione valida, mentre il secondo procedimento non ci porta molto lontano.

Nello stesso modo, quando si accende la luce rossa del disavanzo pubblico, ci sono due modi di procedere: (1) ridurre le spese pubbliche; (2) “rompere la luce rossa del disavanzo pubblico”, adeguando le imposte alla spesa pubblica (aumentando il moltiplicatore cantonale). Purtroppo, come nel esempio dell’automobile, il secondo procedimento non ci porta molto lontano: (a) perché affievolisce o annulla gli incentivi della classe politica di controllare seriamente la spesa pubblica – contrariamente a quello che sostiene l’Opuscolo informativo – ; (b) perché, aumentando le imposte, si rischia di espellere dal Cantone i forti contribuenti ed in questo modo di provocare una caduta e non un aumento del gettito fiscale! (Si suggerisce di rileggere la nota sulla Curva di Laffer e la Curva di Rahn)

Comunque deve dirsi ben chiaramente: La proposta di introdurre un “moltiplicatore cantonale” per poter adeguare più facilmente le imposte alla spesa pubblica è una chiara confessione da parte della classe politica:

a) di non volere o non essere in grado di controllare la spesa pubblica e

b) di volere coprire questa sua incapacità (ossia “tappare la luce rossa del disavanzo pubblico”) chiedendo ai cittadini votanti un assegno in bianco per poter aumentare le imposte.

Questa proposta di introdurre un “moltiplicatore cantonale” può essere considerata una brutto tiro giocato da una parte della classe politica. Ma come nel racconto di Wilhelm Busch sulle giocate o marachelle di Max e Moritz, viene da dire:

„Aber wehe, wehe, wehe!

Wenn ich auf das Ende sehe!“

[Ma guai, guai, guai!

Quando guardo alla fine!]

A ogni modo vale veramente la pena di non rinunciare bensì di conservare gelosamente tutte le prerogative del popolo sovrano nell’ambito della democrazia diretta di stampo elvetico e di impedire uno svuotamento progressivo di questa democrazia e la sua lenta trasformazione in quello che si osserva in diversi paesi circostanti: un sistema politico definito da più parti come “dittatura parlamentare”. Non bisogna dimenticare – come ha detto il filosofo inglese David Hume – che

“Succede raramente che la libertà di qualsiasi genere venga persa tutta in una sola volta”.

historicus