L’amico Gianfranco continua nella sua vena polemica contro il presidente della vicina e (un tempo) amica Repubblica. I suoi rimproveri sono, come sempre, pungenti. Io sono incline a prendere le cose con più filosofia. Dopo tutto il vegliardo (che compirà i novanta tra poco più di un anno) è un alto dignitario del PCI che la sinistra ha eletto al Quirinale. (fdm)

SoldatiGià da tempo definisco Napolitano come mezzo presidente, per il fatto che in realtà è il presidente della sola sinistra. Lo ha ampiamente dimostrato “ammazzando” il legittimo governo di Berlusconi per sostiruirlo con quello di un servitorello dell’UE, e poi, in rapida successione, altri due governi  assolutamente privi di legittimazione democratica. E lo ha confermato quando, vista la inconsistente maggioranza della sinistra al Senato, pensò bene di nominare 4 senatori a vita, Claudio Abbado, nel frattempo passato a miglior vita, Carlo Rubbia, Renzo Piano e Elena Cattaneo, tutti di estrema sinistra. Doppia conferma, in un certo senso, per la collocazione politica degli eletti da una parte, dall’altra perché un presidente di spirito democratico evita di far uso di questa potestà presidenziale che è un vero e proprio residuo borbonico in uno stato repubblicano per scelta dei suoi organi costituenti.

Adesso, 14 aprile 2014, urgono alle porte le lezioni europee del prossimo maggio.

“Agorà”, a trasmissione inoltrata. Un invitato, giornalista di cui mi è sfuggito il nome, dice pacatamente (e acutamente) che in fin dei conti le elezioni del Parlamento si ridurranno ad una scelta “tra Stati Uniti d’Europa e Europa delle Nazioni”, ossia, aggiungo io, tra l’abolizione degli stati nazionali per fonderli in un unico stato o la conservazione di detti stati, pur uniti da strettissimi vincoli di cooperazione. Continua il giornalista aggiungendo che le due scelte sono legittime e democraticamente discutibili, e che di conseguenza Napolitano, che deve (e vorrebbe, o crede di, ma non ne è capace) essere sopra le parti sbaglia a prendere posizione come sta facendo, in un modo che io potrei definire sfacciato, in favore dell’UE come stato omnicomprensivo.

Interviene, con fare irritato, un autentico “cretino” politico del PD, anche di lui mi è sfuggito il nome, altrimente gli farei volentieri propaganda gratuita, a dire al giornalista suddetto: “Ma lei si rende conto di quel che dice?”, quasi che il povero giornalista avesse detto una mostruosa castroneria. E continua, il poverino, con un panegirico forsennato dell’UE e dell’euro, soggetti che, secondo lui, giustificano pienamente le prese di posizione unilaterali di Napolitano tanto sono buoni e auspicabili. Non si accorge, il poveretto, che sta proprio parlando come Napolitano, dimostrandosi non abbastanza intelligente per capire che qualcuno possa avere nobilissime e legittime ragioni per pensarla diversamente da lui.

Che Napolitano sia convinto di muoversi ad altissimi livelli etici e politici, da vero “Uomo di Stato”, è evidente e innegabile. Ma per chi, a livello di etica e di politica, la pensa diversamente da lui, il mezzo presidente riesce a dimostrare una sola cosa: che nella “crapa” di molti comunisti certi concetti non riescono a penetrare.

Gianfranco Soldati