In questo incisivo articolo, che non risparmia toni sarcastici, il nostro ospite historicus fucila impietosamente l’iniziativa per l’imposizione di un salario minimo promossa dalla sinistra.

„ La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione “

“L’Unione Sindacale Svizzera propone di aumentare la disoccupazione, espellendo dal mercato del lavoro i lavoratori meno produttivi o in età avanzata e impedendo l’entrata nel mercato del lavoro ai giovani.“ Con una frase di questo genere un famoso economista, Premio Nobel, ormai defunto, iniziò il suo articolo sul salario minimo per il settimanale nel quale pubblicava i suoi articoli d’opinione. E quasi un anno fa, nella nostra nota intitolata “Il professore illustra ai suoi alunni il sadismo economico”, citavamo fra le varie misure di “sadismo economico” proprio i “salari minimi elevati”. Insomma, per dirlo senza mezzi termini, questa proposta è “sadismo economico” puro. D’altra parte è risaputo che i sindacati non s’interessano tanto dei lavoratori in età avanzata che stanno per uscire dalla forza di lavoro e ancora meno dei giovani che non fanno ancora parte della forza di lavoro.

Purtroppo, come sempre, le proposte populiste suonano belle alle orecchie dei cittadini meno formati che si lasciano più facilmente incantare dalle “belle parole”. Il problema di queste “belle parole” è che sono come i canti delle sirene, di quelle “cantatrici marine abitanti un’isola …, le quali incantavano, facendo poi morire, i marinai che incautamente vi sbarcavano. La loro isola mortifera era disseminata di cadaveri in putrefazione”. Descrizione molto azzeccata dei risultati delle politiche populiste!

E com’è che Ulisse superò le tentazioni delle sirene? Seguendo i consigli della maga Circe, Ulisse ordinò alla sua gente di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero del bastimento e di non slegarlo per nessuna ragione. Ecco come si dovrebbe procedere di fronte a queste proposte populiste: tapparsi le orecchie e rigettarle! Altrimenti si rischia di sbarcare sull’isola del populismo in mezzo a canti incantevoli per poi finire come “cadaveri in putrefazione”.

E’ sorprendente notare come, malgrado il crollo dei sistemi socialisti e comunisti, malgrado gli sfaceli delle politiche populiste in Asia, Africa e America Latina, ma anche in Europa, malgrado … , ci siano ancora persone che si lasciano incantare dai canti populisti come quello sul quale il popolo sovrano elvetico dovrà pronunciarsi il prossimo 18 maggio. Si capisce perché ci siano fra gli osservatori economici e politici quelli tendenzialmente più pessimisti che si domandano seriamente se è veramente possibile trasmettere le esperienze da persona a persona, da popolo a popolo, da epoca a epoca. In effetti, quando si citano esperienze simili – e ce ne sono in grandi quantità nella letteratura sul tema in questione – per cercare di spiegare perché questa proposta porta al disastro, ci si sente dire spesso dai populisti che la situazione concreta è diversa dalle esperienze che uno ha citato. Ossia, chi vuole portare avanti la sua proposta populista a tutti i costi cerca di invalidare con qualsiasi argomento le decine o centinaia di esperienze che evidenziano l’insensatezza della proposta in questione. Purtroppo sappiamo che “non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare” e “non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere”. Ma sappiamo anche che “chi non impara dalle esperienze del passato, è condannato a ripeterle”. Il problema è che ripetere determinate esperienze è costoso, a volte molto costoso.

Ovviamente i populisti – e mi posso immaginare che fra di loro ci possa essere anche qualche persona intelligente – hanno già la risposta o critica pronta per il caso in cui la loro proposta conduca a un disastro. E anche questa risposta la conosciamo e l’abbiamo sentita centinaia di volte: “l’insuccesso non lo si deve alla nostra proposta, ma alla reazione da parte dei ‘porci capitalisti’, unicamente interessati al loro profitto”. Ossia, i populisti fanno le cose bene, la colpa se le cose vanno male sarebbe dei ‘porci capitalisti’…

Eppure qualche migliaia di chilometri più a ovest, lo Stato della dittatura socialista più longeva del pianeta Terra, ossia Cuba, che in questo periodo vede in pericolo l’aiuto che riceve finora dalla nazione bolivariana amica, ossia dal Venezuela, ha deciso di fare uso proprio delle capacità di questi ‘porci capitalisti’ per dare un impulso allo sviluppo economico dell’isola, aprendosi agli investimenti stranieri con l’approvazione recente di una nuova legge organica in materia. Evidentemente aveva ragione quel tale (di cui mi sfugge il nome) che ha detto: “E’ una cosa ben diversa fare discorsi populisti stando all’opposizione che avere responsabilità di governo all’interno di un esecutivo anche se di ispirazione populista.”

Concludiamo ricordando che “si possono causare grandissimi danni a una nazione mediante misure di politica economica inadeguate, anche se regolarmente approvate … dal popolo; si può effettivamente distruggere una nazione mediante una politica economica inadeguata.”

historicus