Il “genocidio dei greci del Ponto” è un controverso evento della storia dei greci del Ponto durante e dopo la prima guerra mondiale, tra il 1914 e il 1923.

Malgrado la Turchia si opponga all’utilizzo del termine “genocidio”, diversi Stati hanno votato risoluzioni volte a riconoscerlo come tale.

Secondo quanto conferma la Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, tra il 1914 e il 1923, quasi 350.000 greci del Ponto furono uccisi, vittime dell’invasione ottomana.

Esistono fonti secondo cui i morti sarebbero ancora di più, arrivando a 5.2 milioni per gli omicidi, le impiccagioni, le deportazioni, la fame e le malattie.

Ismail Enver, consulente dell’esercito tedesco, ha dichiarato che il ministro turco della Difesa dell’epoca aveva dichiarato di voler risolvere il problema greco allo stesso modo in cui pensava di aver risolto il problema armeno.

Negli Stati Uniti, la Carolina del sud, il New Jersey, la Florida, il Massachusetts, la Pennsylvania e l’Illinois hanno adottato risoluzioni atte a riconoscere il genocidio ellenico. Anche l’Armenia si è mossa in questa direzione.

Il ministro degli Esteri turco ha lanciato alla Grecia accuse precise : “Il Parlamento greco deve scusarsi con il popolo turco per i massacri perpetrati in Anatolia. Non solo sostiene la politica tradizionale greca di distorsione della storia, ma mostra anche che lo spirito espansionistico greco è ancora vivo.”