“Non potete fare niente per le giovani ragazze scomparse in Nigeria – spiegava Jumoke Balogun in un editoriale sul sito CompareAfrique.com, il 7 maggio scorso.
Il testo critica l’operazione mediatica #BringBackOurGirls. Secondo la giornalista, questa campagna servirà solo ad accentuare la presa degli Stati Uniti sul continente africano.


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Il celebre hashtag #BringBackOurGirls, che denuncia il rapimento di oltre 200 giovani studentesse nigeriane da parte del movimento islamista Boko Haram il 15 aprile, è stato criticato da più parti : può davvero far reagire Boko Haram? Oppure dà unicamente maggior visibilità ai rapitori?

Sul portale Slate.fr Joshua Keating commenta che “i buoni sentimenti sono inutili”, mentre Karim Yahiaoui di France 24 parla di una mobilitazione a doppio taglio.

Malgrado sia commossa dall’impegno di migliaia di persone sui social network, Jumoke Balogun ritiene che la proliferazione di questi hashtags incoraggi gli Stati Uniti a immischiarsi negli affari interni della Nigeria : “Diventate i protagonisti, complici, di un obiettivo di espansione militare in Africa. E questo non va bene.”

La giornalista nigeriana ricorda l’importante presenza militare degli Stati Uniti in Africa : 546 attività militari solo nel 2013. Con il programma Africom, gli americani intervengono in numerosi paesi africani, per “promuovere gli interessi degli Stati Uniti in Africa”.

A suo dire, BringBackOurGirls dà una maggiore legittimità a questi interventi. In effetti il presidente Barack Obama ha deciso di inviare sul terreno dei militari, agenti del FBI e del dipartimento della Giustizia per cercare di ritrovare le ragazze rapite.
Questa presenza americana in Nigeria non è positiva, scrive Jumoke Balogun: “Malgrado il segreto attorno a queste attività, sappiamo come le operazioni militari americane abbiano un effetto destabilizzante in diversi paesi.”

La giornalista ricorda anche la mobilitazione attorno alla caccia lanciata dagli Stati Uniti nel 2012 per catturare il capo dell’Esercito di Resistenza Joseph Kony: un centinaio di militari americani mandati in Africa, sostenuti dal hashtag #Kony2012, con l’obiettivo di catturare Kony. L’uomo non era stato catturato, ma ancora oggi le truppe americane rimangono stazionate in Uganda, Centrafrica, RDC e Sudan.

(Fonte : Slate.fr)