Riprendo dal Mattino questo ottimo testo del mio amico (e brillante ex alunno) Lorenzo Quadri, oggi come oggi evidente numero uno dello “zoccolo duro” leghista (lo “zoccolo morbido” ha altri capi). Quanto al merito, io mi rivolgerei all’on. Bertoli – perché la persona di riferimento è lui – nei seguenti termini. Il Comitato d’iniziativa non è un manipolo di esagitati, con esso si può parlare e si può trattare. Ma questo piccolo gremio di 10 persone si avvarrà sino in fondo dei suoi diritti democratici. Noi non sappiamo se Bertoli sia “furbo”, “astuto” o “furbetto”, ognuno si faccia la sua opinione in proposito. Ma siamo certi che la proposta che ha buttato sul tavolo è impraticabile e per noi inaccettabile. Il discorso ovviamente non si chiude qui e continua, nella politica e, soprattutto, nel popolo.

Francesco De Maria, membro del Comitato d’iniziativa


Oltre un anno fa è riuscita l’iniziativa per l’insegnamento della civica nelle scuole. L’iniziativa, lanciata dal Dr Alberto Siccardi ed appoggiata anche dalla Lega dei Ticinesi, chiede che la civica diventi una materia d’insegna­mento  scolastico a tutti gli effetti, quindi con una valutazione. Sì, per­ché  non bisogna essere dei grandi co­noscitori  del mondo della scuola per sapere che niente nota uguale niente studio, e quindi niente apprendi­mento.

Conservare un patrimonio
L’insegnamento della Civica è im­portante,  affinché alle nuove genera­zioni  venga tramandata la conoscenza e la consapevolezza del nostro si­stema  democratico e delle nostre specificità svizzere, di cui i soliti noti vorrebbero fare tabula rasa per renderci sempre più “aperti”, “euro­compatibili”,  “multikulturali”, e via sproloquiando. Pensiamo in partico­lare  ai diritti popolari che tanto fanno inviperire i biechi burocrati di Bruxelles, privi di qualsiasi legitti­mazione  democratica; al principio della politica di milizia che evita la formazione della “casta” in stile vi­cina  Penisola (milizia cui i kompa­gni,  tutti dipendenti dello Stato e del Parastato, attentano in continua­zione,  così da rendere funzionari anche i parlamentari); oppure al­l’esercito  di milizia, strumento, oltre che di difesa, di coesione nazionale e di coinvolgimento e responsabiliz­zazione  dei cittadini, anch’esso av­versato  dai kompagni che mirano a distruggere tutto ciò che forma la consapevolezza elvetica.

Bertoli ci prova
E’ chiaro dunque che, per gli spalan­catori di frontiere e rottamatori della Svizzera che vogliono portarci nella fallita Unione europea contro la vo­lontà  popolare, meno le nuove gene­razioni  sanno di civica, meglio è. Così non si rendono conto del patri­monio  di cui il nostro Paese dispone; e non per grazia ricevuta, ma perché chi è venuto prima di noi l’ha co­struito  nel corso dei secoli, pagan­dolo  anche a carissimo prezzo. Promuovere la non conoscenza è il modo migliore per spianare la strada alla distruzione.

L’area di $inistra, che da decenni monopolizza l’insegnamento, che ha trasformato l’aggettivo “nazionali­sta”  in un insulto, e che dal 2011 ha ottenuto anche la direzione del DECS, si oppone ferocemente all’in­segnamento  della civica, costituendo quest’ultima uno sgradevole osta­colo  al suo disegno di rottamazione della Svizzera a vantaggio di un in­ternazionalismo  completamente fal­limentare.
Per questo non sorprende che il di­rettore  P$ del DECS, Manuele Ber­toli,  non abbia alcuna simpatia per l’iniziativa per l’insegnamento della civica e, di conseguenza, abbia ten­tato  di fare fessi i promotori. Che però poi così fessi come lui sperava non sono. Sicché gli è andata buca. Ma il Manuele ci ha provato. E, come si suol dire, «Se la nava, la gh’eva i gamb».

Meno fessi del previsto
Qual è il giochetto tentato dal diret­tore  del DECS? Quello di mettere in contrapposizione la civica con l’in­segnamento  religioso. Visto che al $ocialista Bertoli non stanno bene né l’una né l’altro, ecco che ha tentato di creare lo scontro frontale tra i due, con l’obiettivo – se gli iniziativisti ci fossero cascati – di ottenerne l’an­nullamento  reciproco. E di far pas­sare  i promotori dell’iniziativa come coloro che vogliono smantellare l’in­segnamento  della religione (quando invece a volerlo è lui, naturalmente nel nome della multikulturalità).

Il sottoscritto, come membro del gruppo promotore dell’iniziativa, tanto per fare un esempio, è favore­vole  sia all’insegnamento della reli­gione, la nostra ovviamente, che a quello della civica; e quindi non si presta di sicuro all’infido giochetto della loro messa in contrapposi­zione.

Il ricattino
Ma la direzione del DECS ha pronto anche il piano B: ossia il ricattino (che in politica, però, non paga mai, vedi il caso di Doris Leuthard con la vignetta autostradale).

Ovvero: o vi fate strumentalizzare accettando di mettervi in concor­renza  con l’insegnamento religioso, oppure vi faccio invalidare l’inizia­tiva  per qualche fumoso vizio di forma. A questo argomento, che si commenta da solo e di certo non fa alcun onore a chi lo propone, ha ri­sposto  il primo firmatario Dr Sic­cardi  nell’intervista pubblicata sul Corriere del Ticino della scorsa set­timana:  «Se si dovesse verificare questo scenario, per prima cosa fa­remo  ricorso al Tribunale federale. E, se questo confermasse l’irricevi­bilità  dell’iniziativa, ripartiremo da capo con un testo diverso e la rela­tiva  raccolta di firme».

La civica, dunque, come titolava il Corrierone, non indietreggia. E nemmeno si fa usare.

LORENZO QUADRI