Prendendo il controllo delle città irachene, il gruppo armato djihadista sunnita accusato di aver giustiziato 1700 soldati governativi, prosegue la sua ascesa lampo. Giovedì scorso ha conquistato la provincia petrolifera di Ninive e Mossoul, città di due milioni di abitanti.

Da sei mesi controlla la città di Falloudja, alcuni quartieri e l’università di Ramadi, capoluogo della provincia di Al-Anbar, dove era iniziata l’insurrezione sunnita. Adesso sta avanzando verso la capitale Bagdad.

“Lo Stato islamico in Irak e nel Levante” cosa è ?
Si tratta di un’organizzazione djihadista. In Irak raggruppa all’incirca 5’000 combattenti ed è l’avanposto di una coalizione che affronta il governo a dominanza sciita. In Siria, dove si batte contro il regime del presidente Bashar al Assad, conta quasi 12’000 uomini.

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Quando è nata questa organizzazione ?
Ha circa 10 anni. Nel 2003, al tempo dell’invasione americana dell’Irak, era stato fondato lo “Stato islamico in Irak” che moltiplicava gli attentati sia contro la US Army che contro i quartieri sciiti di Bagdad, facendo migliaia di vittime.
Quando in Siria la ribellione contro il regime aveva iniziato ad allargarsi, i vertici dell’organizzazione avevano mandato nel paese dei militanti per fondare il Fronte al-Nusra, nel gennaio 2013. In aprile era stata annunciata la fusione dei due gruppi, per diventare lo Stato islamico in Irak e nel Levante.
Al-Nusra aveva però rifiutato di aderire a questa nuova entità e i due gruppi avevano finito per farsi una guerra spietata.

Entrambi professano la stessa ideologia e vogliono installare uno Stato islamico in una regione situata fra la Siria e l’Irak. Ma lo Stato islamico in Irak e nel Levante ha una dimensione più internazionale e attira la maggior parte degli europei che vogliono fare la guerra santa.

All’inizio l’organizzazione era stata ben accolta dalla maggior parte dei ribelli siriani, ma poi la sua volontà di egemonia e le atrocità commesse, soprattutto il rapimento e l’esecuzione di civili e di ribelli dei movimenti rivali, avevano spinto l’insieme delle coalizioni antigovernative irachene a distanziarsi.