Il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato che truppe militari saranno inviate in Irak, soprattutto nella capitale Baghdad, allo scopo di proteggere il personale diplomatico americano.
Un ritorno in gran pompa tre anni dopo il ritiro dei soldati americani dal paese. Un ritorno che ha uno spettacolare sentore di interessi petroliferi, scrive il portale d’informazione “allainjules.com”.

“Il Segretario di Stato americano addirittura parla di una discussione aperta con il governo iraniano sulla collaborazione militare per sradicare i terroristi – si legge nell’articolo – Sradicare i terroristi unicamente in Irak e non in Siria?
Aspettando gli attacchi dei droni, la marina statunitense ha mandato una nave da guerra supplementare nel Golfo persico e elicotteri da combattimento. La nuova guerra del Golfo è iniziata.”

Nel frattempo i ribelli djihadisti sunniti dello Stato islamico in Irak e nel Levante proseguono l’avanzata verso la capitale irachena Baghdad, obbligando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a riunirsi d’urgenza.
Oltre all’invio di truppe armate, il governo di Washington prevede di colpire in Irak anche per mezzo di droni.

Impossibile non riflettere sul fatto che Washington si appresta a combattere i circa 5’000 ribelli del gruppo djihadista che si trovano sul suolo iracheno, mentre non ha mai mostrato interesse nel combattere i circa 12’000 membri di questo stesso gruppo attivi in Siria.