La Giuda in gonnella del nostro governo ha proposto di abolire il segreto bancario, dopo averlo svenduto agli USA e poi all’UE, anche in Svizzera. Fortunatamente è stata richiamata all’ordine dai suoi 6 colleghi di governo, socialisti compresi, e poi dai presidenti dei principali partiti, socialisti, verdi e partitucolo della ministra esclusi. Moreno Bernasconi, in un suo editoriale sul “C d T” dell’8.7.14 ha ben elencato le mille ragioni che inducono ad opporsi alla proposta della responsabile delle finanze nazionali. Alla fine del suo esposto ha formulato una domanda retorica: “c’è un motivo valido per cambiare?” Risposta implicita: evidentemente no! Invece un motivo per cambiare ci sarebbe, ed è quello di cambiare la ministra, eletta con grande soddisfazione di Bernasconi nel 2007, grazie ad una manovra ordita dalla stessa nobildonna, in complicità con un consigliere nazionale socialista del suo cantone e con il presidente ed il capogruppo PPD-CVP in CN, a grave scapito del partito di maggioranza relativa e anche, ne sono convinto, del paese.

L’astio partitico non è mai un buon consigliere, al massimo può essere un consigliori.

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Roche e Novartis hanno affermato di voler pagare le multe inflitte loro dal governo italiano, rispettivamente di 90,5 e di 92 mio di euro, per manipolazioni illecite dei prezzi di due medicamenti oftalmologici, ma senza riconoscersi colpevoli e restando in attesa della decisione del TAR (tribunale amministrativo regionale) del Lazio  cui hanno ricorso. Ammesso e non concesso che le due multe siano abusive, i dirigenti delle due multinazionali si illudono pesantemente se credono che un tribunale italiano possa dar loro ragione quando si tratta di incassare, soprattutto  poi quando si tratta soldi di provenienza svizzera.

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Kosowo: paese di 2’150’000 abitanti, maggioranza albanese, minoranza serba, un macello programmato, temporaneamente evitato grazie alla presenza di un contingente Kfor, guidato dalla Nato, che è come mettere la volpe nel pollaio. Il paese, staccato dalla Serbia a suon di bombardamenti con uranio impoverito, è di gran lunga il più povero in Europa e mondialmente figura al 104esimo posto, anche dietro a parecchi paesi africani. Finora 700’000 kosowari hanno abbandonato il paese in cerca di lavoro, una vera e propria diaspora. 200’000 sono arrivati in Svizzera, i loro “secondos” formano l’ossatura della nazionale svizzera di calcio. Le statistiche parlano di soli 2’600 rientri in patria dalla Svizzera, un 1,3% degli immigrati. Il PIL è di 6,5 mrd di euro, di cui 1 mrd di rimesse degli emigranti, 350 mio di euro dalla Confederazione. Grazie al meccanismo di congiunzione delle famiglie ci si deve aspettare un forte aumento dell’immigrazione da questo paese. Tutto di guadagnato per la nostra nazionale del prossimo campionato mondiale di calcio. E magari anche per la purtroppo incombente necessità di sostituire Federer.

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Negli ultimi tempi si sono levate molte voci a stigmatizzare un presunto uso eccessivo dei diritti democratici di referendum e iniziativa, da parte di partiti o di movimenti di vario genere. In questa meritevole (si fa per dire) attività si sono distinti professori di diritto, giudici e politici, questi ultimi in buona parte provenienti dai ranghi del PPD e da quelli del Consiglio degli Stati. Loro capofila Pippo Lombardi, la cui trovata geniale, “anche il popolo può sbagliare”, gli ha procurato attacchi più che giustificati dalla “Weltwoche” e da suoi lettori. Attacchi giustificati perché nella sua “sparata” è implicita la considerazione che allora tocca alle menti cognite e più intelligenti, come potrebbero essere la sua e quelle di chi condivide il suo pensiero, correre ai ripari. Il settimanale svizzero-tedesco ritiene che invece di formulare proposte intese ad aumentare le difficoltà di raccolta delle firme per referendum e iniziative i suddetti supercervelli farebbero meglio a domandarsi quali possano essere i motivi del forte aumento dell’uso di questi diritti popolari. La “Weltwoche” li individua nel fatto che troppi politici, con i consiglieri federali in prima linea, hanno preso l’abitudine di “am Volk vorbeipolitisieren”: fare politica disinteressandosi del tutto della volontà popolare. Per esempio, uno fra tanti, il voler condurci nell’UE quando il popolo ha manifestato a più riprese e chiarissimamente la sua volontà opposta. Nelle lettere dei lettori il buon Pippo si è guadagnata la considerazione che la sua presa di posizione non stupisce da parte di un parlamentare divenuto celebre grazie a scappatelle automobilistiche che, ne sono sicuro, il consigliere ex presidente avrebbe preferito sepolte nel dimenticatoio popolare.

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Sempre in tema di diritti democratici del popolo svizzero. La cancelleria federale, diretta da Corina Casanova, una grigionese discendente della dinastia bregagliotta protagonista nel secolo scorso a Berna con altri due suoi rappresentanti, ha costituito un gruppo di lavoro segreto (ma i segreti che coinvolgono molte persone faticano sempre a mantenersi tali), diretto da una superburocrate, borghese femminista convinta, la caposezione Barbara Perriard. Il “think tank” burocratico ha elaborato proposte urtanti e scabrose: esame preventivo delle iniziative per giudicarne la liceità costituzionale, ricerca di nuovi motivi di inaccettabilità, alzare gli ostacoli di numero di firme e tempo di raccolta, introduzione del diritto di voto agli stranieri, questa proposta sicuramente intesa a limitare i risultati dell’UDC nelle votazioni popolari su immigrazione e criminalità, il tutto per fare della Svizzera un paese all’avanguardia. Di proposte già in circolazione, da parte di partiti, lobbie, serbatoi di pensiero e soprattutto di autoproclamati politologi se ne contano a dozzine. Tutte proposte destinate ad un sicuro fallimento se sottoposte al popolo.

Il “think tank” cancellieresco deve quindi continuare alacremente a “thinkare” per trovare il modo di condurre in porto la sua accozzaglia di idee cortocircuitando il popolo.

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Stando alla “Weltwoche”, per il suo indefesso lavoro  per portare la Svizzera all’avanguardia, la Signora Perriard, 45enne liberale, madre di due figli, priva di specifiche competenze professionali, incassa 220.000 franchi all’anno. Una solida base per un prepensionamento in vista di un remoto prossimo  innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni.

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18.7.2014: una data da ricordare. La Corte d’Appello di Milano assolve pienamente Berlusconi dalla pesante condanna inflittagli da tre megere togate, politicizzate e ignobilmente prevenute, per inesistenza dei reati a lui imputati. Il difensore Coppi: “oltre le più rosee previsioni”. E ancora: “un processo da studiare, quello in cui Berlusconi fu condannato, come esemplare di un processo condotto in assenza di reati”. Una condanna anche, questa assoluzione, di una certa Boccassini, detta la Rossa, di capelli e di animo. Personalmente spero che si arrivi alla Cassazione, per dimostrare che è solo nella sede di Milano e in qualche procuratore d’assalto ammalato di protagonismo che si sono  verificati gli sfregi giuridici persecutori cui ha dovuto sobbarcarsi Berlusconi in più di 20 anni di presenza sul proscenio politico.

Gianfranco Soldati