Prima dell’invasione americana del 2003 erano circa 100 000. Oggi sono poco più di 5 000. Sabato 19 luglio è scaduto l’ultimatum dello Stato islamico in Irak e nel Levante ai cristiani della città di Mossoul : la conversione all’Islam, il pagamento dell’imposta di protezione, l’esilio o la morte.

Adottando una prescrizione risalente all’Islam del 7. secolo, a Mossoul gli islamisti hanno applicato una legge fra le più retrograde : sia i cristiani si convertono all’Islam, sia pagano una speciale imposta per essere protetti, sia lasciano la città, sia verranno messi a morte.

Come era prevedibile, l’esodo dalla città è iniziato prima dello scadere dell’ultimatum.
Dopo 1600 anni di presenza ininterrotta, gli ultimi cristiani sono fuggiti abbandonando le loro case e i loro beni, i luoghi di culto che verranno sicuramente distrutti.
Nell’indifferenza dei governi occidentali, tanto solleciti a intervenire dieci anni fa per togliere di mezzo il “dittatore” Saddam Hussein, la Mesopotamia che in due millenni ha ospitato la cristianità più antica al mondo sta per scomparire.

I djihadisti sono assai inclini a questa “purificazione religiosa”, esaltati dall’immagine che hanno del cristianesimo, la religione di un “Occidente in pieno decadimento morale”.
Non capiscono che si può essere arabi di religione cristiana e che la persecuzione colpisce i loro fratelli.
Malgrado l’appello dei patriarchi orientali, nessuno interviene e le poche proteste occidentali sono deboli e prive di effetto. E’ uno dei rovesci della medaglia della cosiddetta “primavera araba”.

(Fonte : fawkes-news.blogspot.fr)