Soldati 11

Teletext Ticino: finalmente, nella marea di brutte notizie abituale, una buona notizia: le popolazioni cristiane del Nord Est della Nigeria si ribellano alle continue incursioni e uccisioni da parte di membri  della setta Boko Haram (nome che significa: “educazione occidentale è peccato, oppure sacrilegio”, un gruppo di terroristi musulmani jihadista che vuole introdurre con la violenza la sharia come legge del paese. Oltre 200 terroristi sarebbero stati uccisi.

La notizia, come detto, è buona, ma solo parzialmente. A mio modesto parere sarebbe stata migliore se avesse riguardato oltre 1000 terroristi morti ammazzati. La notizia pienamente rallegrante sarebbe stata: tutti i terroristi di Boko Haram sono stati eliminati.

*

Viene annunciato il prossimo passaggio a miglior vita di due benemerite e celebri sorelle, Fannie Mae e Freddie Mac, vecchie agenzie private di crediti ipotecari poi statizzate in seguito alla crisi del 2008. Saranno sostituite da un’unica agenzia che verrà nuovamente privatizzata, la FMIC, Federal Mortgage Insurance Corporation.

*

Una notizia incredibile e strabiliante. Un sondaggio negli USA  ha indicato che il 59% della popolazione è favorevole alla pena di morte, solo il 35% i contrari.

Nel mondo occidentale da decenni è in corso un discutibilissimo battage pubblicitario contro la pena di morte. Come non ricordare, in proposito, il ridicolo appello firmato, mi sembra un paio d’anni fa, da 41 ministri degli esteri di paesi in cui la pena decisiva è stata abolita. Tra di loro non poteva naturalmente mancare il nostro eccellentissimo Didier Burkhalter, esemplare di nuotatore che intuisce istintivamente la direzione della corrente “giusta” stando a 2 Km dalla riva in una notte di buio pesto.

In fin dei conti la contrapposizione tra favorevoli e contrari è una simulazione ad hoc del dibattito. Tutti sono contrari alla pena di morte. I cosiddetti benpensanti a quella degli assassini, gli altri (tra i quali mi riconosco) a quella delle vittime.

Ho sempre pensato che i non benpensanti sono ampia maggioranza. Questo sondaggio statunitense mi conferma in questa opinione.

*

Pietro Grasso, attuale presidente del Senato italiano, è stato per anni presidente della Commissione antimafia, senza mai cavare un ragno, e neanche un ragnetto, dal buco. Circa 3 mesi fa ha proclamato dall’alto del suo scranno (ne ho preso nota scritta): “Per la tutela della salute bisogna tener conto dei progressi della medicina”. Un commento mi sembra superfluo.

 *

Urs Schoettli è stato per anni corrispondente in Estremo Oriente della NZZ con sede a Delhi. Adesso circola tra Hong Kong, Giappone e Cina. Invia regolarmente rapporti di argomento socio-politico che vengono pubblicati come bollettini dalla banca Notenstein, l’ex banca Wegelin acquistata dalla Raiffeisen. In India, nelle due prime settimane di aprile, 814,5 milioni di indiani hanno votato per eleggere la nuova Camera bassa di 543 deputati, il che significa che ogni parlamentare rappresenta 1,5 milioni di elettori e ci chiarisce le idee sulle nostre dimensioni: una pulce, economicamente evoluta, ma sempre una pulce, messa a confronto con un elefante, non pasciuto ma pur sempre un elefante. L’India è una democrazia e tale è restata dalla cacciata degli inglesi in poi. L’indipendenza è riconosciuta come conquista fortemente voluta e ottenuta, senza spargimento di sangue, dal Mahatma Gandhi. Jawaharlal Nehru è stato primo ministro dal 1947 al l964, ha fondato in pratica una dinastia che detiene ancora oggi molto potere. Gli successe la figlia Indira Gandhi, una delle prime donne, con Golda Meir in Israele  (nata nel 1898 da famiglia povera a Kiew), a diventare primo ministro.

Ho sempre creduto che Indira Gandhi portasse il celebre nome perché discendente del Mahatma, una figura emblematica di chi lotta politicamente senza ricorrere alle armi, vero e proprio eroe nazionale. Invece no, è una discendente della famiglia Nehru, che ha sposato un certo Feroze Gandhi, membro insignificante del Congresso, proprio per appropriarsi di un cognome politicamente molto redditizio, specie se si tien conto del fatto che grande parte dell’elettorato indiano è praticamente analfabeta.

A succedere a Indira è stato il figlio Rajiv, sposato a un’italiana, morto assassinato nel 1991. E`una fine sempre incombente per i rampolli di famiglie che detengono troppo potere nei paesi  più o meno democratici. La vedova Sonia, italiana e perciò impossibilitata a prenderne la successione,  è riuscita ad imporre un uomo di paglia, in attesa dell’assunzione dell’alta carica da parte del figlio Rahul Gandhi.

La manovra non è riuscita, la stirpe dei falsi Gandhi è poi stata sconfitta alle urne. E`la fine, o ci sarà la rivincita? Molto dipenderà dal grado di alfabetismo dell’elettorato indiano in occasione delle prossime elezioni.

*

Giappone e India si situano agli antipodi da un punto di vista geografico come da quello culturale. Ma hanno in comune, pur essendo paesi in cui vige una configurazione statale democratica, il ruolo predominante dei poteri ereditari  delle grandi famiglie, come da noi (scherzo, amico lettore) quella dei Bignasca. In Giappone, sempre dalle  informazioni di Urs Schoettli, stanno al potere discendenti di terza o quarta generazione di una di queste famiglie. In India il clan Nehru-Gandhi ha molti concorrenti, e l’appartenenza di casta conta molto di più degli orientamenti politici. Il ceto medio non conta niente, e i partiti marxisti non hanno chances.

In piccolo, è quel che succede da noi. Ay si batte come un leone, i congressi del partito comunista di cui è segretario si tengono in una cabina telefonica. I Pedrazzini, ed anche i Cotti, scesi dai monti a miracolo mostrare, sono sul viale del tramonto, a meno di sorprese che non escluderei, visto il legname di cui sono fatti. Idem si dica per i Pelli e gli Olgiati, per questi ultimi con altra scelta di vita. Resta, ma siamo solo a livello di “parvenu”, la grande famiglia degli eredi del Nano. A loro, per consolidare il potere, manca solo il Nano.

Gianfranco Soldati