Dopo la polemica scaturita dall’invito, con tanto di ospitata d’onore, del regista Roman Polanski, si sono moltiplicati gli interventi che imputano alla politica un’invasione inaccettabile di campo nelle scelte festivaliere.

L’arte è al di sopra di ogni giudizio o interferenza dei non addetti ai lavori! Questo sembra essere il messaggio che viene inviato al mondo politico e a chi non ha gradito l’invito al regista francese. La libertà di scelta deve essere tutelata e le intromissioni sono chiaramente poco gradite al mondo festivaliero. La politica e le sue esternazioni considerate dannose* per l’immagine della manifestazione.

In questo senso si è espresso anche il presidente del Governo, che in quanto a prese di posizione, ultimamente non fa certo l’unanimità**.

Ma le “intromissioni” del festival nella politica sono ampiamente lodate e i commenti che denunciano le presunte distorsioni del sistema sono gradite e discusse.

Film che trattano temi quali il rinvio di asilanti recalcitranti, la vita di Blocher, i sans papier e altre tematiche politiche sono all’ordine del giorno. Tutto legittimo e auspicabile, ma i vasi sono comunicanti, e i giudizi, da una parte o l’altra degli schieramenti democratici, piovono sulle scelte di film e ospiti lo sono altrettanto.

Non si tratta di censurare o di voler condizionare il futuro ma semplicemente esprimere dei pareri su situazioni e scelte non condivise.

L’importanza della manifestazione i finanziamenti pubblici della stessa non rientrano nella discussione, ma rivendicare il diritto di esporre le proprie opinioni è e rimane una prerogativa di tutti, politici compresi. Niente bavagli a chicchessia, è a mio avviso un valore che va ben al di là delle polemiche di questi giorni.

Pierre Rusconi, consigliere nazionale UDC

 

* Non così atrocemente dannosa, se si considera che essa procura al festival non meno di 6,3 milioni di cocuzze di finanziamento (denaro pubblico)

** Brillante e giocoso eufemismo rusconiano