Sul Mattino odierno Norman Gobbi si esprime sulla (infinita e indefinita) trattativa fiscale con l’Italia”. Gobbi scrive, tra l’altro:

 

A sei mesi dalla “grande fuga” e 110 giorni dal Sasso Corbaro – scrive – cosa è successo? Ovviamente nulla, nulla di concreto. Anzi, l’occasione di avere in Ticino gli ambasciatori di Svizzera nel Mondo ha permesso di appurare come sul fronte italo-svizzero ci si sia ormai arenati o meglio non si sia mai preso realmente il volo. I problemi dell’Italia, come ben sappiamo, sono altri e quindi la priorità di questo dossier sarà posta molto in basso, a maggior ragione quando le problematiche interne (riforme, lavoro, tensioni sociali) ed esterne pesano molto nell’agenda politica italiana.

Le ingenue credenze*** che portavano a dire che “con Renzi si risolverà la questione”, cui facevano sponda le affermazioni di politici locali e nazionali al di qua e al di là del cippo di confine, hanno palesato come non sia ancora chiaro il principio per il quale nelle trattative con l’Italia ciò che si afferma non è necessariamente ciò che si è discusso, e ciò che si dichiara non è ciò che si vuol raggiungere.

 

OSS. 1 *** Non già “le ingenue credenze” bensì “gli inganni e le turlupinature”.
OSS. 2 L’on. Gobbi ricorderà senza dubbio – la sua memoria è eccellente – quella famosa lettera della deputazione ticinese alle Camere, sottoscritta da parecchi consiglieri dopo l’altrettanto famoso incontro con EWS. Quanti? Sette? Otto? Nove? Tutti? No, tutti è impossibile. Scriveremo dunque: NON TUTTI.