“Cronache da un altro pianeta” (nel titolo originale)
Ripreso (parzialmente) dal blog www.sergiosavoia.ch

Il coordinatore dei Verdi è ormai abbonato agli attacchi alla consigliera di Stato PLR uscente (e non rientrante) Laura Sadis, intervistata ieri dal Caffè. Il Sabaudo si mostra impietoso come non mai e gli lasciamo senz’altro la parola. Ma non subito, vogliamo approfittare della situazione per dire, almeno un poco, la nostra.

— Donna Laura dovrebbe capire che il Ticino non è il Caffè. Il Caffè può essere “il Ticino politicamente corretto” o “il BelTicino” o “il Ticino del Paolino”… o di qualche isola abbastanza lontana.

— Ben vero che, quando si hanno le valigie in mano, il cuore si fa più leggero e le preoccupazioni si stemperano. Non ti può più succedere nulla!

— Quanto al Partito liberale radicale, non finiscono qui le sue ambasce. Ciò che non capisco è come possa il partito vincere se l’ultimo nome liberale nel suo seno che abbia un significato sia quello Marina Masoni, la ministra dell’economia e delle finanze che, eletta nel 1995, dopo anni brillanti (ma sempre invisa alla sinistra) finì massacrata dal suo stesso partito nel 2007.

— Facciamo l’ipotesi (che non può essere esclusa) di una vittoria del partito Regione-Caffè. Esito: Vitta, Pini, Bertoli. Quanti ticinesi desiderano un risultato del genere? Una maggioranza? (fdm)

Il Caffè perde il pelo ma non il vizio. Il genere letterario dell’intervista genuflessa e del panegirico acritico trovano sempre nuove interpretazioni, ogni maledetta domenica. E come sempre, regolare come una dissenteria in vacanza, torna l’intervista a Donna Sadis, sempre più in odore di santità, sempre meno viva in mezzo a noi.

“Più che alle polemiche sul tasso di disoccupazione, sui  nuovi posti di lavoro creati in Ticino, ma che sarebbero stati subito occupati dai frontalieri, il ministro delle Finanze Laura Sadis, guarda al sodo”.

Comincia così l’ennesima irrumazione giornalistica del Caffè: come se il tasso di disoccupazione e i posti di lavoro creati in Ticino non fossero “il sodo”.

La Sadis, che non avrebbe avuto bisogno dell’amorevole imboccata per ripetere il proprio fantasioso mantra, non si fa pregare: “Abbiamo un’economia cantonale capace di creare nuovi impieghi. In generale, noto  una certa difficoltà  nel guardare oggettivamente a cosa avviene in una realtà produttiva come la nostra, in grado di creare nuova occupazione, mentre accanto a noi vediamo Paesi in grandi difficoltà.”

In questo blog abbiamo spiegato fino alla noia che i posti di lavoro che sono stati creati sono andati interamente (interamente!) ai frontalieri. Perfino il GdP, la settimana scorsa, ha dato le cifre. I famosi 4’000 “posti di lavoro” andati agli altrettanto famosi 4000 frontalieri.

Ma alla signora Sadis non interessa, evidentemente a chi vadano i posti di lavoro, quanto siano pagati, quanto siano solidi. Basta poter dire, nell’ennesima allucinata intervista, che l’economia ha creato “posti di lavoro”.

E continua, Donna Sadis: “Nell’ultimo anno gli occupati sono aumentati di 4.100 unità. Parallelamente il numero dei lavoratori frontalieri è cresciuto di 3.800 unità. Quindi i maggiori beneficiari della crescita sono stati i lavoratori frontalieri. Occorre però fare attenzione a non trarre conclusioni affrettate. Questi dati non sono la prova di una sostituzione sistematica di manodopera locale con quella frontaliera”

Non i “maggiori beneficiari”. Gli unici beneficiari. E ricordiamoci sempre che quando si parla di “occupati”, si parla di persone che secondo la definizione, sono gente che lavora “almeno un’ora alla settimana e anche non pagata, per es dando una mano nell’azienda di famiglia”.

Come faccia la signora a dire che questi dati “non sono la prova di una sostituzione sistematica di manodopera locale con quella frontaliera” lo sa solo lei. E il servizievole dattilografo che la intervista. Subito sotto si rende conto, benedetta ragazza, che l’ha sparata un po’ grossa. E aggiunge, per attenuare un po’ il senso di straniamento del lettore:

“Un certo fenomeno di sostituzione esiste, ma è statisticamente difficilmente quantificabile e comprovabile, perché non ci sono dati specifici e di principio si dovrebbe poter analizzare caso per caso. Anche i dati sulla disoccupazione non aiutano a definire un quadro preciso e univoco”.

Dato e non concesso, non è così e ci torneremo sopra. Ma se fosse vero, siccome lei fa il lavoro che fa, signora Sadis, chi li dovrebbe avere questi dati? Ci sta dicendo che dal suo “osservatorio” lei non sa cosa succede nel mercato del lavoro? I nostri più sentiti complimenti: la prima verità dell’articolo.

Le successive due risposte in cui la ministra si barcamena tra dati SECO e ILO, tra assistenza e quant’altro, li tralascio. Dico solo che se avesse letto questo blog, avrebbe fatto una figura migliore rispondendo alle “domande” dello stenografo di turno, il quale si deve essere chiesto cos’altro poteva fare di utile, già che si trovava in ginocchio. [… …]

Sergio Savoia