Appuntamento a Camorino, stamani alle 11, nella sede del PLR. Si parla della ormai famosa “diminuzione del numero massimo di allievi per classe” nelle scuole dell’infanzia ed elementari, e anche di mense. I relatori sono stati bravi ma convincere il vostro reporter è stato facile, visto che era convinto già prima di incominciare. Hanno parlato: Stefano Steiger, deputato PLR, Claudio Franscella, deputato PPD, Maria Luisa Delcò, già direttrice dell’Ufficio delle scuole comunali e Riccardo Calastri, presidente dell’Associazione dei comuni.
L’esposizione è stata molto dettagliata, concreta e per niente ideologica. Ho preso qualche appunto e annotato qualche cifra. Se l’iniziativa passasse, l’applicazione delle nuove norme (al massimo 20 allievi per classe) provocherebbe un aumento di più di 100 sezioni, con una spesa di gestione corrente accresciuta di almeno 28, fino a 38, milioni; e 80 milioni in più di investimento. Queste cifre gravose mi hanno colpito, anche perché i fautori dell’iniziativa nei loro numerosi proclami non fanno che parlare di numeri con la virgola che incominciano con lo zero: 0,1 e 0,2. Una presentazione suadente ed astuta, alla fine sembra che tutto il pacchetto costi meno di una Coca Cola, ma sono 28 o 38 milioni! (Per me, che non sono un banchiere dell’UBS – dico per dire – un milione è già una grossa cifra. Non so per i compagni)
In sostanza, i ben documentati relatori mi hanno confermato nella mia opinione. Si tratta di un provvedimento di scarsa (o nulla) utilità pratica, con finalità di esclusivo carattere sindacale. Il Governo fa bene ad opporsi, il Parlamento ha fatto bene a respingerlo. [francesco de maria]
I capoversi che seguono motivano chiaramente il NO del PLR e del PPD.
“Di fronte all’inefficacia della proposta di riduzione del numero massimo di allievi per classe da 25 a 20 contenuta nell’iniziativa della VPOD sulle scuole comunali, PLR e PPD sostengono quanto già deciso dal Parlamento, ovvero la possibilità per i Municipi e le Direzioni di istituto di far capo a docenti di appoggio in casi problematici nelle classi di scuola elementare (dove questa figura già esisteva, ma solo per le pluriclassi) e nella scuola dell`infanzia (dove invece il docente d’appoggio costituisce una novità). I partiti di centro hanno saputo offrire una misura mirata e puntuale che sicuramente saprà rispondere ai problemi specifici delle singole classi.
Governo e Parlamento hanno già approvato importanti riforme:
Nelle ultime due legislature Governo e Parlamento hanno approvato importanti riforme che riguardano la scuola dell’obbligo, in questo accogliendo alcune richieste ragionevoli degli iniziativisti. In particolare, si è garantito il diritto di accesso alla scuola dell’infanzia a tutti i bambini di tre anni, si è provveduto a potenziare e cantonalizzare il sostegno pedagogico, si è approvato il concordato HarmoS, è stata decisa la generalizzazione delle direzioni negli istituti scolastici comunali, è stata estesa la possibilità di far capo al docente d’appoggio e sono stati aumentati i salari dei docenti comunali.
Ridurre il numero massimo di allievi non è efficace:
La qualità non deriva necessariamente dalla quantità. La proposta di diminuire il numero di allievi a un massimo di 20 è inefficace: lo dimostra il fatto che il numero medio degli allievi per classe alle scuole elementari ticinesi è al di sotto della media nazionale e che nella grande maggioranza dei Cantoni svizzeri il numero massimo di allievi per classe è compreso tra 24 e 28.
Gli studi internazionali citati dagli iniziativisti non parlano di una riforma che avrà un’incidenza minima sul numero medio di allievi per classe, ma paragonano classi di 15 allievi a classi con più di 30 allievi, dove la differenza è evidente.
Ridurre il numero massimo di allievi è inoltre una riforma difficilmente realizzabile. Difatti, in alcuni casi avremo quale effetto la creazione di classi con effettivi leggermente minori, in altri invece i Comuni saranno costretti a costituire nuove pluriclassi o a far capo alla figura del docente d’appoggio, questo per evitare investimenti di edilizia scolastica non sopportabili. Un minestrone senza senso.
Conseguenze finanziarie elevate:
L’incidenza finanziaria di questa iniziativa è elevata (tra i 28 e i 38 Mio di gestione corrente + 80 Mio di edilizia scolastica) e difficilmente sopportabile dagli enti pubblici. Il Cantone, che negli ultimi anni ha accumulato disavanzi importanti, non è in grado di assicurare il corrispondente finanziamento senza indebitarsi ulteriormente e molti Comuni sarebbero in oggettive difficoltà nel far fronte a questa ulteriore spesa, con il rischio di dover aumentare i moltiplicatori d’imposta.
Sottrazione di responsabilità importanti ai Comuni:
L’iniziativa in questione sottrae importanti responsabilità ai Comuni, limitando sensibilmente il loro campo d’azione, già oggi assai contenuto. L’iniziativa propone una strisciante cantonalizzazione degli istituti scolastici comunali, mentre bisognerebbe garantire una maggiore autonomia agli stessi, tanto più che nei prossimi anni tutti saranno dotati di una direzione scolastica di sede.”