Sabato, lo Stato islamico ha rivendicato la decapitazione di David Haines, operatore umanitario britannico di 44 anni, rapito un anno fa in Siria. Il video della decapitazione, come in precedenza era avvenuto per James Foley e Steven Sotloff, era stato messo in Internet e aveva suscitato lo sdegno dei governi occidentali.

Malgrado il governo di Londra abbia subito giudicato autentico il video, dubbi sussistono come già era accaduto per James Foley (vedi correlati).

Anche per Haines il modus operandi è lo stesso delle due precedenti “decapitazioni”. Un paesaggio desertico, un’immagine video perfettamente nitida, un djihadista vestito di nero e mascherato (soprannominato Jihad John per il suo accento molto inglese) accusa Haines di essere un inviato dei corrotti governi occidentali. La tuta del condannato a morte è arancione, come quella di Foley e Sotloff.
Anche in questo caso il video non mostra la decapitazione nella sua integralità, uno sfondo nero appare dopo qualche passaggio della lama del coltello sulla gola dell’ostaggio, che non pare per niente impaurito.

haines

Qualche domanda sorge spontanea :

Perchè lo Stato islamico non mostra il momento in cui l’ostaggio viene sgozzato e la sua testa tagliata dal collo ? Allorchè questo gruppo non si è mai fatto scrupoli nel pubblicare integralmente su internet le sue sordide imprese?

Perchè non si vede alcuna traccia di sangue quando il coltello fa diversi passaggi sulla gola di Haines?

Perchè David Haines parla con voce calma e limpida quando accusa il primo ministro britannico David Cameron, ben sapendo che da lì a pochi istanti verrà sgozzato senza pietà?

Perchè quando il djihadista inizia a tagliargli la gola Haines non urla, non si divincola, restando invece fermo?

Vi sono molte incoerenze nel video messo online dal SITE (Search for International Terrorist Entities), un’organizzazione che nel 2007 aveva pubblicato video di Osama Bin Laden che si erano poi rivelati falsi.

Viene logico pensare a quanto era successo circa un anno fa, quando la Siria era stata accusata di usare gas sarin contro la popolazione.
Un utilizzo che conveniva perfettamente al presidente Barack Obama, che aveva tracciato una linea rossa, quella delle armi chimiche, ingiungendo al regime siriano di non oltrepassarla. Nel caso contrario gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente.

I piani militari di Obama erano però caduti nel vuoto quando la commissaria delle Nazioni Unite, la ticinese Carla Del Ponte, aveva sdoganato il presidente siriano Bashar al Assad, accusando i ribelli di aver utilizzato il gas sarin.

Sono anni che l’Occidente vorrebbe rovesciare il regime siriano. Oltre che di massacrare il popolo, il presidente Bashar al Assad viene accusato di destabilizzare la regione sostenendo le fazioni di Hezbollah e Hamas.
Oggi lo Stato islamico è un modo eccellente per giustificare un intervento americano in Siria, ufficialmente “per stanare i djihadisti”.

Va notato che in circa tre mesi i djihadisti dello Stato islamico sarebbero passati da poche migliaia a quasi 100’000 soldati perfettamente addestrati, in possesso di armi e di ingenti mezzi finanziari.

Molto spesso gli americani hanno usato operazioni costruite di tutto punto per giustificare il loro intervento armato. Basterebbe limitarsi all’Irak durante l’amministrazione Bush, quando gli Stati Uniti avevano invaso il paese con il pretesto che il regime di Saddam Hussein deteneva armi di distruzione di massa (che non erano mai esistite).

(Fonte : agoravox.fr)