Si è appreso nelle scorse settimane dai media che, secondo le statistiche USTAT, dal primo trimestre del 2013 a distanza esatta di un anno i posti di lavoro sono aumentati di circa quattromila unità. Questa è un’importante e significativa tendenza per la ripresa del mercato del lavoro locale. Peccato che sia stata completamente sconfessata da un altro sconcertante dato: il numero dei frontalieri, nel medesimo periodo, è aumentato di altrettante quattromila unità.

Le cifre parlano chiaro: tutti i nuovi posti di lavoro sono andati a favore di personale proveniente da oltre confine, non bisogna essere degli scienziati per intrepretare questo fenomeno. È quindi un dato di fatto che i residenti non approfittano per nulla della buona ripresa economica. Nonostante il periodo di crisi economica e considerato che tutta l’economia locale stia “passando alla cassa” per cercare di contenere gli effetti negativi della recessione, non è accettabile che ad usufruire dei frutti dei sacrifici non siano i ticinesi.

Se inoltre paragoniamo le cifre della disoccupazione, considerato che ci sarebbero i presupposti per diminuire drasticamente il numero dei disoccupati, non è accettabile che i giovani e gli over cinquanta ticinesi siano praticamente esclusi dal mercato del lavoro.

Una cosa è sicura: le nostre autorità preferiscono favorire il frontalierato a discapito della popolazione residente.

Nicholas Marioli