L’intervento del delegato della Siria alle Nazioni Unite in occasione dell’adozione della risoluzione destinata a lottare contro l’afflusso di djihadisti, è stato l’occasione per precisare il ruolo degli alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente nella formazione e nel sostegno operativo ai gruppi terroristi, in particolare allo Stato islamico.
Il delegato permanente della Siria alle Nazioni Unite ha soprattutto citato l’Arabia Saudita, la Turchia e il Qatar come sostegni attivi ai gruppi terroristi che oggi pretendono di combattere, facendo parte della coalizione internazionale promossa dal governo americano.
Per il rappresentante del governo di Damasco, la responsabilità occidentale nella formazione operativa dei gruppi terroristi che combattono in Siria è chiara :
“Tanti atti criminali non avrebbero avuto luogo, se i gruppi terroristi non fossero stati sostenuti dai governi dei paesi membri della coalizione internazionale. Li hanno coperti mediaticamente e diplomaticamente, li hanno finanziati, armati, addestrati, accolti e protetti. I loro aeroporti si sono trasformati in sale di ricevimento per questi assassini, prima di dirigerli verso la Siria, permettendo loro di attraversare illegalmente le frontiere.”
Il delegato siriano ha evidenziato la resposabilità della Turchia, del Qatar e dell’Arabia Saudita.
La Turchia è la principale porta d’entrata dei djihadisti in Siria. Inoltre, in Turchia vi sono, vicino alle frontiere con la Siria, campi di addestramento militare per i combattenti. In territorio turco, sempre vicino alle frontiere, vi sono basi dove i djihadisti si recano per essere curati.
Qatar e Arabia Saudita partecipano al finanziamento e alla fornitura di armi. Un sostegno ai djihadisti che è noto al governo americano e al quale Washington non si è mai opposto.
Nella guerra contro il terrorismo è impensabile che la coalizione internazionale conti, nei primi ranghi, paesi che sono stati e che restano i principali sostegni del terrorismo e dei terroristi che hanno accolto, finanziato e armato.