Il commercio con l’Europa, importante partner della Russia, continuerà ma per il governo di Mosca la priorità è la cooperazione con i paesi asiatici, soprattutto la Cina.
“E’ una nostra scelta cosciente e non è una novità. La consideriamo da anni, pensando alla tendenza dell’economia mondiale – ha dichiarato il presidente russo Putin parlando a una conferenza economicaa Mosca, giovedì 2 ottobre.
“L’espansione della crescita delle economie asiatiche può essere usata per sviluppare la crescita altrove – ha detto Putin – La Russia non ragiona in termini di sanzioni o di restrizioni politiche ma nella prospettiva delle relazioni con altri paesi del gruppo dei BRICS, soprattutto Cina e India.”
Un esempio è la creazione della Banca dei BRICS nel luglio scorso, un’istituzione di cui si parlava dal 2002.
“Sono realtà che devono farci adottare prospettive a lungo termine. Non ridurremo le relazioni con i nostri partner tradizionali, con l’Europa – ha dichiarato Putin sottolineando che gli scambi fra la Russia e l’Unione europea si cifrano attorno ai 430 miliardi di dollari l’anno.
“La posizione della Russia nei confronti della Cina fa parte di un importante insieme di fattori, dopo che le sanzioni occidentali hanno messo in pericolo alcune industrie russe.”
Gli scambi bilaterali fra Russia e Cina sono di circa 90 miliardi di dollari l’anno e sono programmati per raddoppiare di volume nei prossimi sei anni. La Russia si è anche concentrata sulla Cina per quanto riguarda il commercio di petrolio e gas, con la stipulazione di un importante contratto con la compagnia Gazprom.
La società di maggioranza russa Rosneft, la più grande compagnia petrolifera al mondo, ha offerto alla Cina un partenariato congiunto nel suo campo di estrazione di Vankor, in Siberia. Un affare miliardario per rifornire il gruppo China National Petroleum, creato nel 2013.
Le sanzioni occidentali hanno anche spinto la Russia a sviluppare relazioni commerciali nell’America del sud, con il Brasile e l’Argentina, per colmare il vuoto lasciato dal divieto delle importazioni agricole europee, che ad agosto la Russia ha presentato in risposta alle sanzioni internazionali.