Da quattro giorni, la città curda di Kobani, terza città per grandezza della Siria, è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico. Violenti combattimenti che sembrano andare a favore degli islamisti.

Secondo l’OSDH, l’osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, i combattimenti proseguono nella parte est di Kobani, dove i djihadisti hanno preso il controllo di diversi edifici.
“Le unità di protezione della popolazione conducono una valida resistenza – ha affermato all’agenzia Reuters Ozgur Amed, un giornalista curdo vicino alla linea del fronte – Il morale è buono. Abbiamo soltanto paura del deterioramento della situazione umanitaria.”

Martedì aerei americani e arabi hanno effettuato una serie di raid nel tentativo di fermare l’avanzata dei combattenti dello Stato islamico. I bombardamenti si sono concentrati all’esterno di Kobani, mentre le truppe islamiste si erano già infiltrate all’interno.

kobani

L’offensiva dello Stato islamico, che è riuscito a conquistare una settantina di villaggi lungo la strada per Kobani, ha causato la morte di centinaia di persone, essenzialmente guerriglieri e ha spinto alla fuga circa 300’000 persone, di cui oltre la metà ha trovato rifugio in Turchia.
Le informazioni circa il numero di civili ancora presenti a Kobani sono contraddittorie, alcune fonti parlano di una fuga totale della popolazione, altre affermano che in città vi sono ancora migliaia di persone.

Se Kobani, che si trova a poche decine di chilometri dalla Turchia, cadesse nelle mani dello Stato islamico, per i djihadisti sarebbe una vittoria considerevole. Si assicurerebbero il controllo di una lunga striscia di territorio vicino alla frontiera turca.