Leggo notizie quotidiane, alternandole ai classici della letteratura e, raramente, libri in (momentanea ?) voga, un paio d’ore al giorno, solitamente nelle pause d’insonnia. Quasi altrettanto tempo lo impiego nella scrittura. Il tutto nel disperato sforzo di tener deste le meningi malgrado l’implacabile avanzare degli anni, con l’inevitabile disgregazione che ne consegue. Gran parte dei prodotti di cotanto lavorìo finiscono nel cestino del PC, da dove li estraggo, anche mesi o anni dopo, per verificare, con il senno di poi, l’aderenza delle mie considerazioni a quel che è poi accaduto. Riesumo, per farne un esempio, uno i questi “papiri” finiti dove finiranno anche quelli pubblicati.

Mi sono rallegrato, nell’ultimo Zibaldone scritto nel 2013, di un fatto molto positivo verificatosi in quell’anno: un sicuro indebolimento della posizione politica della “Signora”, nota in tutto il paese come EWS e ai miei lettori come “Giuda in gonnella”. Riferivo di un articolo di UPE (Urs Paul Engeler, notissimo e a parer mio grandissimo giornalista d’inchiesta della “Weltwoche”, in pratica il solo organo di stampa svizzero che, pur chiaramente posizionato a destra, possa definirsi indipendente), un UPE che si rallegrava per il fatto che i parlamentari borghesi delle due camere nazionali nel 2013 hanno dato i primi segni di aver finalmente capito di che stoffa sia fatta la fattucchiera grigionese. Il giornalista metteva però in guardia contro un eccessivo ottimismo per quel che concerne il prossimo futuro. Come mai?

MacbethPer il semplice fatto che il Dipartimento federale delle Finanze, diretto dall’ineffabile “Signora”, è oramai diventata una fucina che in nome di un esasperato internazionalismo sforna a getto continuo stravaganti progetti di adattamento delle nostre leggi e prescrizioni alla volontà di organismi e stati esteri. Organismi e stati per i quali l’indipendenza, la sovranità sul proprio territorio e, diciamolo francamente, il grado di benessere conquistato con sacrifici e sudore da un minuscolo stato, da madre natura dotato solo di sassi, acqua e aria, costituisce una fastidiosa spina nel fianco.

Vediamolo allora, quel che già bolle nella pentola dipartimentale, dopo aver bollito spumeggiando nella mente eccelsa dell’Evelina.

Primo progetto, la concretizzazione delle nuove raccomandazioni internazionali per la lotta al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio. Per l’ingenuo cittadino la nuova procedura potrebbe per esempio significare che d’ora innanzi non sarà più possibile procedere a pagamenti in contanti oltre i 100’000 fr. (in Italia l’insopportabile e dannosissimo Mario Monti, schiavetto genuflesso di Bruxelles, ha fissato il limite a incredibili e orripilanti 1000 euro, obbligando pensionati da 3  o 400 euro al mese ad aprire un conto in banca. Gente che neppure sapeva cosa fosse una banca). Mi si obietterà che pagamenti in contanti per somme superiori a 100’000 fr. si fanno ben raramente. È vero, ma si tratta ancora una volta di un’inutile limitazione della libertà del cittadino. E poi bisogna essere ben creduli, per non dire diversamente intelligenti, a non prevedere che il giorno dopo l’accettazione parlamentare del limite di 100’000, la Giuda in gonnella si farebbe avanti a proporre l’abbassamento a 80’000, poi 60’000 e così via, fino a raggiungere il livello da Guinness deciso dal suddetto Monti per i poveri pensionati del paese sempre vicino e una volta anche amico. Pensionati cui va tutta la nostra simpatia, ma di cui non vogliamo subire la sorte.

E come si faranno i pagamenti oltre il limite concesso? Solo ed esclusivamente tramite “intermediari finanziari”, che naturalmente non sono enti di beneficenza e richiedono congrue provvigioni, oltre ad avere l’obbligo di fornire previa richiesta alle autorità ed alla loro burocrazia tutte le informazioni del caso.

La Schlumpf non è tipo da arrendersi ad una sconfitta. Nel 2013 ne ha subite almeno 4, di cui ho scritto. Conoscendola, per averla osservata in azione nei 6 anni del suo interregno a Berna, è facile prevedere che ritornerà alla carica, con manovre tanto contorte quanto surrettizie, per realizzare il suo progetto politico di sempre: fare della Svizzera un servo fedele dell’internazionalismo, ai miei lettori già noto sotto il nome di NWO, News World Order, Nuovo Ordine Mondiale.

Il pericolo EWS è reso ancora più temibile dal fatto che la “Signora” si è attorniata di tutta una squadra di specialisti di diplomazia finanziaria che, invece di operare in difesa degli interessi nazionali, sono oramai diventati i propagandisti delle oppressive e talora ricattatorie richieste internazionali al nostro paese. A far gola sono in particolare i nostri capitali. Come dire una storia vecchia, che si ripete instancabilmente.

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Sempre secondo Engeler, in questo 2014 si dovrà ben tener d’occhio un altro ministro, il Didier Burkhalter, gentiluomo flessibile e flessuoso, ma che non rinuncia al suo progetto di condurci in seno all’UE. Ha mosso una prima pedina nel 2013, cercando con una manovra distorta di far ingoiare alle camere l’accettazione di giudici stranieri. Una manovra fallita per l’introduzione in commisione affari esteri del CN di 5 richieste dell’UDC-SVP, di cui 3 accettate dal PLR-FDP e da alcuni (pochi, a dir la verità) parlamentari demo-cristiani. Burkhalter ha accettato il colpo con il sorriso (sorriso verde l’ho definito in un precedente scritto), ma non si può mai concludere che chi sa accettare la sconfitta con il sorriso non nutra desideri di rivincita. Soprattutto quando si sa che anche lui, come la Schlumpf, è al comando di tutta una schiera di burocrati bernesi che alle trattative tenaci in difesa degli interessi svizzeri prepongono la genuflessione davanti all’idolo paneuropeo.

Non danneggerà certamente il paese il fatto che Burkhalter, come EWS nel 2013, possa diventare lo sconfitto del 2014.

P.S.: Invece, grazie alla vacua presidenza dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e alla guerra civile in Ucraina il nostro presidente ha avuto l’agognata soddisfazione di potersi pavoneggiare tra i (presunti) grandi della storia.

Gianfranco Soldati