Il Julius Caesar di Shakespeare inizia proprio con Marco Antonio che corre alla festa dei Lupercali e Cesare che gli chiede di frustare sua moglie Sempronia. Perché? L’origine di San Valentino getta proprio le sue fondamenta nella Roma pagana, quando, nell’occasione dei Lupercali, i giovani correvano, nudi, con verghe, con le quali letteralmente colpire le donne, per propiziare loro fertilità. Questa festa dalle allusioni sessuali, celebrata tra il 13 e il 15 febbraio, fu alfine soppressa con l’avvento del Cristianesimo.

Nel 496 Papa Gelasio I, l’energico fondatore della teoria del duo quippe sunt, che, ispirato dalla teoria di Eusebio di Cesarea che vedeva, nell’(allor) nuova Roma cristiana, il connubio perfetto tra Papato e Impero, decise di sostituire la festa dell’ormai morente fede pagana con quella agli albori cristiana, ovvero dedicata a San Valentino. In quei giorni, infatti, precisamente il 14 febbraio, quasi due secoli prima, nel 273 d.C:, Valentino era stato decapitato per mano del soldato romano Furius Placidius.

La ricorrenza del martirio di Valentino si andò così a sovrapporre all’antica festa propiziatoria per la fertilità e, per mantenerne il significato, depurato, però dalle allusioni sessuali, si fece in modo che San Valentino divenisse, in senso lato il patrono degli Innamorati.

Sempre Shakespeare cita la festa di San Valentino, nelle parole della sventurata Ofelia, nell’atto IV dell’Amleto, ed ella dice “domani è san Valentino e, appena sul far del giorno, io che son fanciulla busserò alla tua finestra, voglio essere la tua Valentina”.

Le Valentine furono anche, sino all’Ottocento, le lettere d’amore.