Premessa doverosa, visto che il diavolo si nasconde nei dettagli: i pirati della strada vanno puniti in modo esemplare e il codice stradale va osservato alla lettera. Ma il polverone sollevato contro il comitato che si propone di raccogliere le firme per rivedere il progetto di prevenzione stradale denominato “Via sicura” a me, francamente, sembra un po’ fuori luogo.

Siamo sinceri, contro gli automobilisti, e certo non da oggi, è in atto una sorta di criminalizzazione. Ed è un processo a cui hanno dato il La le Istituzioni, consapevoli del fatto che quasi nessuno può, o è in grado di rinunciare all’auto e che pertanto, l’automobilista è il soggetto perfetto per essere munto quando non commette infrazioni o reati, e si deve punire, e ri-mungere, quando li commette.

Tuttavia, nell’ambito del progetto “Via sicura”, i cui intenti sono senza dubbio lodevoli e condivisibili, l’impressione è che sia stato smarrito il senso delle proporzioni. Diciamo pure falciato, visto il tema. Perché sappiamo tutti che ci sono responsabili di reati aberranti, come la pedofilia o detestabili, come quelli finanziari o contro il patrimonio, che vengono perseguiti in modo blando, tanto da essere condannati a pene inferiori rispetto a chi supera – di parecchio va specificato – i limiti di velocità.

Anche all’interno della medesima infrazione ci sono palesi mancanze di proporzionalità e, alla fine, di giustizia. Tra chi supera i limiti di 40 km/h in autostrada rispetto a chi lo fa in un centro abitato permettetemi, ma c’è una bella differenza.

Certo, con l’attuale legge un automobilista che incappa in un radar in autostrada a 160 km/h – la velocità con cui in Germania si viene superati regolarmente, senza che incidenti, morti e feriti differiscano da quelli di tutti gli altri Paesi – perde la licenza di condurre per un minimo di tre mesi, se non recidivo, ma non viene per fortuna considerato un pirata.

Però è comunque bollato perché deve affrontare una procedura penale che prevede aliquote sostanziali, sempre che non sia recidivo. Altrimenti rischia la galera. Il tutto condito dall’iscrizione al casellario giudiziale, per un periodo che varia dai tre ai cinque anni. Subisce un destino peggiore di chi si è reso responsabile di un furto.

È giustizia questa? Considerato che le attuali auto hanno livelli di sicurezza impensabili fino a un decennio fa e che viaggiare oggi a 160 km/h su macchine di ultima generazione, equivaleva guidare a 120 km/h, vent’anni fa?

Ovvio, un pirata della strada deve essere messo nelle condizioni di non nuocere più a se stesso né alla società. Ma bisogna sapere distinguere tra il diavolo e l’acqua santa. Non è difficile.

Ridurre le pene per chi oggi è considerato un pirata – come proposto da chi si appresta a raccogliere le firme contro “Via sicura” – non è auspicabile, perché la vita e l’incolumità di tutti noi è qualcosa di non negoziabile. Occorre però ripensare agli eccessi, che non fanno bene a nessuno, ma è anche utile ricordare che in Ticino cadere in un controllo di velocità non è una possibilità cosi remota, considerando che le multe dei radar sono diventate purtroppo un’importante voce del preventivo Cantonale. La prevenzione in Ticino non è purtroppo tema molto in voga.

Vogliamo mantenere la severità attuale nell’ambito di “Via sicura”? D’accordo. Ma si abbia almeno la decenza di aumentare le pene per altri reati. In caso contrario, ci ritroveremo sempre con la botte piena e la moglie ubriaca.

Piero Marchesi