La Zona euro è vicina a una nuova recessione. Nel quotidiano britannico Times, l’editorialista Robert Peston scrive che la collera dei cittadini è ben più inquietante di un movimento di panico dei mercati finanziari.

“Le maggiori economie della Zona euro, l’Italia, la Francia e la Germania, non riescono più a sfuggire alla stagnazione e probabilmente stanno già contraendosi – scrive Peston – Ma la vera minaccia non è il genere di disastro finanziario che tre anni fa ha rischiato di smembrare l’Unione monetaria. La promessa della Banca centrale europea di garantire i bilanci delle banche e dei governi ha largamente compensato questo rischio.”

Il pericolo più grande potrebbe giungere da un crollo politico – scrive Edin Mujagic sul portale Jalta.nl – I cittadini della Zona euro continuano ad abbandonare i partiti tradizionali e attraverso il voto fanno capire che vedono l’Unione monetaria come un treno che si dirige lentamente verso l’impoverimento e che non si può più fermare.
L’euro è condannato, così come avevano fallito la lira, la dracma e la peseta. Di conseguenza, secondo me, sarebbe meglio fermarci adesso e minimizzare le perdite invece di aspettare che la folgore si abbatta sulla totalità della Zona euro.”

Negli anni 1990, l’economista tedesco Horst Siebert aveva dichiarato che l’euro sarebbe fallito se l’Unione monetaria non si fosse limitata al nord delle Alpi. Aveva ragione. I modelli economici e le norme economico-finanziarie al nord e al sud della Zona euro sono diverse come il giorno e la notte.

(Fonte : Express.be)