La disoccupazione è una piaga sociale davvero grave e dolorosa. Una volta (mi ricordo) proclamavamo beati: “Per fortuna non tocca la Svizzera!” Non l’avessimo mai detto, parola turna ‘ndrè.

Un giorno m’è venuta un’idea. Ho domandato a Mara Grisoni, collaboratrice ospite di Ticinolive, che sapevo uscire (perché me l’aveva confidato lei stessa) da un’esperienza difficile: “Te la senti di raccontarti in un’intervista?” Detto, fatto. Eccola qui, la nostra Mara. Sincera e spontanea, piena di coraggio e concreta. Una giovane donna dei giorni nostri.

Un’intervista di  Francesco De Maria

 

Francesco De Maria Come si vive la disoccupazione? Con quale stato d’animo?

Mara Grisoni  Quando ti comunicano che il rapporto di lavoro termina, è un momento particolare. Ognuno reagisce a modo suo. Io avevo iniziato a lavorare lì nel luglio del 2012. Poi, una mattina di novembre (sempre del 2012), appena arrivata in ufficio, il mio superiore mi ha comunicato la notizia e mi ha liberata immediatamente dall’obbligo di presentarmi sul posto di lavoro con un periodo di disdetta di 4 mesi.

Non saprei come descrivere il mio stato d’animo in quel momento ma posso dire con certezza che è stata una sorta di liberazione perché non mi trovavo bene. Chiaramente da quel momento la strada era tutta in salita. Una volta uscita, ho subito chiamato i sindacati che mi hanno consigliato di presentare un certificato medico per prolungare la disdetta, ma sono una persona seria e corretta per cui non ho nemmeno preso in considerazione la cosa. Volevo lasciarmi alle spalle questa pessima esperienza lavorativa.

Certo, avere una famiglia su cui appoggiarsi e un tetto sotto il quale dormire, mi ha fatto ragionare; capisco però chi arriva a fare certi giochetti per riprendersi quella dignità che alcuni datori di lavoro ti strappano via e senza alcun rispetto, calpestano.

È un periodo difficile che bisogna essere in grado di affrontare a testa alta, lasciando da parte rancore, rabbia e frustrazione. La ruota torna a girare per tutti.

Come si cerca il lavoro? Qual è la “tecnica” più efficace? Il successo può essere una questione di fortuna?

MG  La ricerca di un lavoro è complessa perché inizialmente il disoccupato fa ricerche specifiche nel settore in cui ha sempre operato però, più il tempo passa, più diventa impossibile “scegliere” e quindi è d’obbligo, e conviene, sapersi adattare a qualsiasi lavoro. Alcune persone che conosco e che lavorano nelle risorse umane, mi hanno detto che avere un profilo “aperto” è un valore aggiunto perché rispecchia lo spirito di adattamento del candidato.

Io sono una semplice impiegata di commercio ma con vent’anni di esperienza alle spalle. Non avrò una laurea, un master o quant’altro, ma ho dei certificati di lavoro che confermano le mie capacità. E siamo in tanti ad aver dedicato la vita al lavoro anche perché non tutti sono ambiziosi e non tutti possono permettersi scuole costose!

Ma il problema di oggi non è certo questo. Il datore di lavoro spesso delega il compito dell’assunzione alle agenzie di collocamento, con già una precisa idea della persona che vuole e sono sempre più convinta che la prima cosa che guardano quando ricevono un CV è la provenienza del candidato. Se è “svizzero” viene scartato a priori. (!! ndR)

Non ci sono tecniche per trovare lavoro. Basta saper redigere bene la lettera e il curriculum vitae. Tutto il resto non dipende più da noi. L’unico consiglio che posso dare a chi si trova in disoccupazione è: socializzare! Per essere al posto giusto nel momento giusto bisogna stare tra la gente e nessuno può farlo al posto nostro.

Il successo non arriva mai per caso, quindi NO, non è una questione di fortuna.

I disoccupati sono solidali tra loro? Si sentono tutti “sulla stessa barca”?

MG  No, secondo me non c’è solidarietà. Certo, tutti si battono per un unico obiettivo ma fondamentalmente si tratta di un obiettivo personale di ogni singolo individuo. Per esempio, quando ho trovato lavoro, ho condiviso il mio entusiasmo in facebook e qualcuno mi ha detto che gioendo in quel modo mancavo di rispetto a chi sta ancora cercando un lavoro. Anche a me è capitato di provare una sana invidia per una persona che ha trovato lavoro. Siamo tutti un po’ egoisti soprattutto quando si è sulla stessa barca… che sta per affondare.

Provi a mettere a confronto la disoccupazione nel Mendrisiotto con la disoccupazione aldilà del confine, diciamo nella fascia di frontiera. In che cosa sono simili e in che cosa differiscono?

MG  Questa crisi ha colpito tutti duramente. Non mi sento all’altezza di fare paragoni perché non conosco bene la situazione oltre confine e perché non vorrei cadere in banali luoghi comuni.

Le strutture predisposte dallo Stato per lottare contro la disoccupazione sono efficaci?

MG  No. In queste circostanze non servono palliativi ma cure reali. E l’unica cura è: il lavoro.

Una domanda delicata. Il disoccupato può avere colpa della sua triste situazione? Se sì, come e perché?

MG  Io credo non si possa parlare di colpe. Le colpe arrivano dall’alto. Da chi permette che questa situazione vada ogni giorno peggiorando. Da chi rilascia permessi senza curarsi delle migliaia di profili “depositati” negli uffici di collocamento. Di chi permette che un datore di lavoro paghi fr.2’000.- un dipendente al 100%. Da chi permette che una persona venga assunta a ore senza versare contributi.

Però in attesa che qualcuno sistemi la situazione è necessario darsi da fare. Durante il primo anno di disoccupazione ho ricevuto 2 offerte di lavoro temporanee e nonostante fossi cosciente del fatto che prima o poi sarebbe tornato tutto come prima, ho colto l’occasione di rientrare nel mondo del lavoro. Infatti il guadagno intermedio mi ha permesso di prolungare di diversi mesi il mio periodo assicurato. È stato certamente più utile che stare a casa ad aspettare che venga buona, sulle spalle della società.

Da 1 a 10, quanto stanno facendo i partiti per sconfiggere questo flagello? PLR / PPD / PS / Lega / UDC / Verdi

MG  La politica sta facendo moltissimo, a parole. [Mara tuttavia non assegna punteggi ai partiti] E ora, in vista delle elezioni del 2015 ci sarà da ridere… per non piangere. La votazione del 9 febbraio è stata un chiaro segnale di disagio ma c’è ancora chi lo mette in dubbio. E la cosa che fa più male è che nessuno propone valide alternative.

Secondo me la soluzione c’è e non andrebbe a ledere alcun accordo fatto. Basterebbe che e autorità competenti, prima di rilasciare un permesso, si informassero presso gli uffici regionali di collocamento e se non ci sono profili che corrispondono a quelli richiesti, si rilascia il permesso, altrimenti prima i nostri. [Che combinazione, così si chiama l’iniziativa UDC…]  Questo sarebbe già un passo avanti e una dimostrazione di coerenza e rispetto per la patria e per il suo popolo.

Come vede lei, oggi, l’Italia? Le capita, per qualsiasi ragione, di nutrire sentimenti ostili verso l’Italia?

MG  L’Italia, intesa come territorio, è una bruttissima bottiglia che al suo interno racchiude un ottimo vino. Non bisogna giudicarla dall’apparenza ma va “assaporata”. Non potrei nutrire sentimenti ostili per un luogo che vedo ogni mattina dalla mia finestra, mentre faccio colazione. Il problema non è l’Italia.

Nessuno le ha mai detto: “Tu, ticinese, sei privilegiata?”

MG  No. Nessuno me l’ha mai detto ma io so di essere una privilegiata.

La sua vicenda personale si è conclusa felicemente. A suo avviso, quale elemento è risultato decisivo in suo favore?

MG  Dopo un periodo di totale frustrazione mi sono ribellata riprendendo in mano le redini della mia vita. Mi sono attivata e ho allargato la mia cerchia di conoscenze ritrovando la serenità perduta. Da quel momento in avanti ho cominciato a vedere le cose sotto un altro punto di vista e questo ha giocato a mio favore.

La situazione attuale è molto difficile. Lei vede in arrivo un miglioramento o un ulteriore peggioramento?

MG  Domanda da un milione di franchi. Io non vedo né un miglioramento, né un peggioramento. Ci adatteremo alla situazione. Probabilmente saremo destinati a fare qualche passo indietro e questa sarebbe la cosa più sana e intelligente da fare. Ci stiamo rovinando con le nostre stesse mani, quelle mani che una volta erano l’unico “attrezzo del mestiere” in dotazione. Se non si è capito, io sono dell’idea che “si stava meglio quando si stava peggio”

Una politica “verde” – guerra alle macchine, avversione al nucleare, energie alternative, lotta alla speculazione edilizia, ecc. – favorisce o penalizza l’occupazione?

MG  Una volta non c’erano tutte queste cose e la gente viveva all’aria aperta, nei campi, negli orti, tra gli animali con la pioggia o con il sole e si ritrovava nelle piazze a chiacchierare o nei mercati contadini a fare la spesa per poi pranzare tutti attorno ad un tavolo con alimenti genuini. Ovviamente si andava a letto presto per riprendere le forze e le energie, in attesa del canto del gallo.

Oggi lavoriamo in ufficio (o altrove) 9 ore al giorno, sotto luci artificiali e aria condizionata. Finita la giornata ci rinchiudiamo in palestra e una volta a casa, si cucina qualcosa di veloce acquistato in qualche grande magazzino e lo si infila nel microonde a scaldare. Finita la cena si chiacchiera virtualmente per un po’ con gli amici sui social network. Poi, dopo aver visto un po’ di TV, si va a dormire ma non sempre è facile perché si soffre d’insonnia a causa dello stress quotidiano e di tutto ciò che ci circonda e che ci fa male: TV, radio, telefonini, luci artificiali, condizionatori, rumori e inquinamento (è provato scientificamente).

Insomma, dipende dai punti di vista. Secondo me la politica “verde” è un’opportunità per trovare nuovi sbocchi che ci riconducano sulla retta via salvaguardando quei beni preziosi che nessuno ci potrà più restituire una volta compromessi: la nostra salute e il nostro territorio.

Prenda 10 disoccupati che ha conosciuto di persona. Quanti di loro hanno trovato un lavoro?

MG  A malincuore mi tocca dire che una sola persona recentemente mi ha detto che ha trovato un lavoro temporaneo. E di disoccupati ne conosco ben più di dieci.

Per finire, la perorazione di Mara, proposta come poscritto.

SOCIALIZZATE, PARTECIPATE AD EVENTI, MANIFESTAZIONI, GITE. CIRCONDATEVI DI PERSONE POSITIVE E CERCATE DI CONOSCERNE SEMPRE DI NUOVE. STRINGETE QUALCHE MANO E NON LEVATEVI MAI IL SORRISO DAL VISO. È RASSICURANTE. QUESTO È L’UNICO MODO PER ARRIVARE DIRETTI ALLE PERSONE. E FUNZIONA ! POI SUBENTRA IL PASSAPAROLA !