DEFINIZIONE Il Segretario di Stato e direttore della Direzione politica è la persona di riferimento del Consiglio federale per quanto riguarda la politica estera. Egli regola lo sviluppo concettuale, il coordinamento e la pianificazione della politica estera e ne fa rapporto alle autorità politiche.
Ma chi ricopre questa carica? Ce lo dice Tito Tettamanti, in un articolo pubblicato su Ticinolive il 18 dicembre 2003.
“Yves Rossier, segretario di Stato al dipartimento degli Affari esteri, è un amico del parlar chiaro, e questo fatto me lo rende simpatico. Per fare un esempio, in una recente occasione egli ha parlato con semplicità disarmante del “diritto straniero” che la Svizzera assume dall’Unione Europea. Rossier addirittura non ha esitato a usare l’espressione imbarazzante “giudici stranieri” quando gli è stato chiesto chi in futuro avrebbe deciso sulle eventuali controversie tra Berna e Bruxelles. In effetti nient’altro sono i membri della Corte di giustizia europea per noi svizzeri.”
Rossier ha rilasciato pochi giorni or sono al Corriere del Ticino una illuminante intervista. Ne commentiamo due passaggi, solo due, ma molto significativi. Vi diciamo subito che ci sono piaciuti pochissimo.
“Per la libera circolazione dei lavoratori la Svizzera deve ponderare i propri interessi. Sta a noi stabilire se è nel nostro interesse mantenerla come adesso oppure se è più nel nostro interesse limitarla quantitativamente secondo le modalità dell’iniziativa del 9 febbraio. Dobbiamo sapere che dalle scelte che faremo riguardo alla libera circolazione dipende l’insieme delle nostre relazioni con l’UE”.
La frase è sì illuminante, ma nel senso di sbalorditiva. Per quest’uomo il voto del 9 febbraio è un semplice optional (come forse anche per il governo che lo ha mandato a “negoziare”?) Chi può credere che egli rispetterà la volontà popolare? O che il governo desideri che lo faccia?
Seconda dose.
“Le difficoltà e i problemi che esistono in Ticino potranno essere risolti con una limitazione dei frontalieri? Non ne sono certo. Prendiamo la disoccupazione, che è uno dei punti giustamente dolorosi. Se in Ticino ci sono 60.000 frontalieri e 6.000 disoccupati, anche supponendo che i 6.000 disoccupati non abbiano lavoro a causa di 6.000 frontalieri, ci sono 54.000 frontalieri di cui il Ticino ha visibilmente bisogno. Vogliamo limitarli? Con quali conseguenze per l’economia del cantone? Certo, bisogna garantire che questa categoria di lavoratori e le aziende che li assumono (italiane o no) non pratichino un dumping salariale che peggiora le condizioni di lavoro dell’insieme del mercato del lavoro ticinese.”
La rozzezza di una simile analisi, in un alto funzionario dell’amministrazione, fa veramente rabbrividire. Tanto per incominciare i disoccupati sono molti più di 6000. In secondo luogo, è evidente che l’effetto più grave della Libera Circolazione è lo scardinamento del mercato del lavoro, la sostituzione sistematica dei residenti con frontalieri e il conseguente crollo dei salari.
E che cosa ci dice Mister “giudici stranieri” in proposito? “Bisogna garantire che le aziende… non pratichino il dumping salariale…”
Ci prende veramente per allocchi. Che ipocrisia! [fdm]