Swissrespect xPiù o meno 25’000 posti di lavoro in Svizzera che saranno ad altissimo rischio di soppressione. Quest’ultimi generano circa 2 miliardi di massa salariale e 800 milioni circa d’imposte e tasse pagate. Altri 700 milioni di franchi circa per anno che potremmo perdere nelle casse federali, cantonali e comunali se le circa 5’700 persone, che oggi beneficiano di questo regime di “globalista”, si trasferissero definitivamente in altri Paesi più accoglienti del nostro. Per esempio la Gran Bretagna li accoglierebbe con il tappeto rosso a quasi zero tasse. Il Portogallo propone già oggi un tasso 0% d’imposta per i primi 10 anni di domiciliazione. In fila vi sarebbero pure Belgio, Malta, Monaco e altri Paesi.

Di fronte a queste prospettive non possiamo che essere solo “masochisti” se dovessimo votare SI a questa iniziativa. Ancora una volta la sinistra svizzera, promotrice di questa azione, non ha minimamente messo a fuoco il concetto che senza soldi generati dal “capitale” (inteso come far impresa, ricchezza e lavoro) non si possono pretendere finanziamenti allo stato sociale, ai servizi, alle opere e all’educazione. Probabilmente molti di loro non hanno mai approfondito la filosofia dei “laburisti inglesi” di Tony Blair. Egli, agli inizi del suo mandato come Primo Ministro, volle e ottenne un compromesso tra il “welfare” (stato sociale) e il mondo produttivo. Coloro che generavano e impiegavano manodopera, producendo benessere e moneta. Torniamo ai nostri globalisti, ma chi sono? Sono semplicemente quei benestanti che hanno scelto la Svizzera come nuova residenza dove poter vivere e contribuire alla vita sociale e con le loro tasse, sostenere in parte le casse delle nostre istituzioni.

Mi piacerebbe chiedere agli iniziativisti come possano sostituire, in tempi di crisi e di guerre economiche con il resto dell’Europa, i posti di lavoro svizzeri e le somme citate sopra. Vorrei pure chiedere a loro come potremmo in Ticino recuperare circa 80 milioni di franchi, che gli 880 globalisti versano nelle casse ticinesi se dovessero prendere “armi e bagagli” e trasferirsi altrove.

Questo modo di ragionare e di proporsi da parte dei sostenitori dell’iniziativa è semplicemente di stampo ideologico e orfano di qualsiasi visione globale di quanto ci sia in gioco. Un gioco pericoloso che potrebbe renderci tutti molto ma molto più poveri e di sicuro con meno soldi da investire anche nello stato sociale.

Votare NO a questa iniziativa salverebbe in parte le casse pubbliche che oggi più che mai sono in braghe di tela e necessitano tutte le risorse possibili, evitando cosi l’aumento delle imposte tanto caro a un’area specifica della politica nazionale.

Tiziano Galeazzi

Coordinatore Swiss Respect Ticino e Grigioni italiano