La crisi, la terra, la necessità di tornare a un’agricoltura sostenibile per l’uomo e la stessa natura, il cibo sano come risposta ai bisogni essenziali dell’individuo, il made in Italy e il desiderio di italianità nel mondo, il vacillare dell’ “era dei McDonald’s”.

Se pensiamo all’Italia, oltre alle sue bellezze storico-architettoniche ci viene subito in mente il cibo che rappresenta un’altra eccellenza, passione tutta italiana. Benché nel mondo la lingua italiana sia poco parlata, parole come pasta, pizza, tiramisù, cappuccino, sono conosciute in tutti i continenti e quindi indubbiamente il cibo rappresenta un modo per veicolare l’italianità nel mondo.

Per capire il valore del prodotto made in Italy basta pensare che, benché la crisi in Italia non si arresti, le esportazioni di prodotti di qualità, hanno visto un incasso record di 34 miliardi di euro con una scuderia produttiva di circa 800 mila aziende agricole e 80 mila aziende alimentari capaci di generare cibi di molteplici tipologie a sfaccettature regionali, dai gusti, sapori e ingredienti più disparati.

Orgoglio 4Andando a curiosare dietro le quinte del prodotto alimentare, viene da domandarsi: qual è il segreto della ricchezza del cibo? Dove nasce il buono, il bello, il sapore, il colore e la forma delle pietanze?

Sicuramente nasce dalla varietà degli ingredienti che si traduce in originalità, unicità e gusto sulle tavole.

Ma che cosa garantisce la varietà degli ingredienti?

Secondo il presidente di Slow Food Carlo Petrini la ricchezza è sinonimo di varietà e quest’ultima deriva dal patrimonio genetico di 7 mila specie vegetali e animali che garantiscono l’alimentazione umana, tanto fondamentali da rappresentare un tesoro racchiuso nei campi, custodito nelle sapienti mani degli agricoltori, nella memoria delle tradizioni. Un qualcosa da difendere e da valorizzare, così prezioso e unico che sembra più adatto a sconfiggere la dilagante crisi economica che non la fame nel mondo.

Lo stesso Petrini mette in guardia dalle regole commerciali attuali. Oggi non vi è una gran cura di questo tesoro poiché vi è spreco di alimenti, perdita di biodiversità e poca sostenibilità attraverso il libero mercato che a una sua analisi appare ormai un sistema commerciale in declino, incapace di rispondere al 100% alla esigenze umane.

Sempre su questa lunghezza d’onda Petrini esorta le persone e le incoraggia dicendo che chi potrà risollevare le sorti dell’umanità e custodire la biodiversità sarà quella “comunità” che si rivelerà capace di tutelare la terra, la biodiversità effettuando in tal guisa una rivoluzione del sostenibile fatta attraverso la divulgazione, la cultura e la coscienza.

Questi concetti sono stati parte integrante del discorso del presidente Carlo Petrini al Salone del gusto di Torino il 20 ottobre 2014. A tale evento hanno partecipato i rappresentanti di tutti i paesi del mondo e i più importanti produttori di cibo italiano.

L’importanza del Salone del Gusto di Torino e la figura del produttore di ieri, oggi e domani

Al salone del Gusto ogni produttore emerge da protagonista attivo nel custodire il patrimonio della biodiversità perchè vive per quel prodotto e gli dedica una vita intera, le sue conoscenze e l’arte del fare secondo la tradizione.

Tra gli stand del Salone del Gusto ritroviamo l’Arca del Gusto che è uno spazio dedicato alla difesa della biodiversità; depauperare perdendo semi e piante impoverisce l’intera umanità, ma noi dobbiamo difendere la nostra ricchezza. Dall’inizio del 1900, in 114 anni, l’umanità ha perso il 70% di biodiversità alimentare (vegetale/animale). In generale gli italiani mangiano meglio, ma nel globo più di 800 milioni di esseri umani soffrono di malnutrizione o fame, mentre 1 miliardo e 400 milioni soffrono di iperalimentazione. Questi drammatici squilibri sono le due facce di un sistema alimentare paradossale e squilibrato: da rivedere, riadattare, ricollocare.

Il gusto della biodiversità: il piacere del gusto

Secondo Petrini esso è appannaggio di tutti. Indipendentemente dalla ricchezza e dalla condizione sociale madre natura ci invita a godere di piaceri anche semplici in tutti i tipi di società.

Un’agricoltura sostenibile per uomo e natura

Oggi molti prodotti alimentari sono standardizzati, non rispettano i consumatori e il lavoro dei contadini non è adeguatamente retribuito: “Bisogna ricostruire quello che sta dietro il cibo per rispettare la dignità di chi lo produce, il cibo è pagato poco a chi lo produce mentre i cittadini lo pagano caro, bisognerebbe avvicinare le due parti”.

In Italia la fuga dall’agricoltura ha lasciato campi incustoditi, che predispongono la natura a disastri incontrollabili come quello, recente, di Genova. È noto che in Liguria i terreni terrazzati adibiti a uliveti, se abbandonati, possono traformarsi in insidiosi focolai di frane e smottamenti.

Ambiente e agricoltura sono collegati: bisogna tenere attive le aziende finanziandole per tutelare il territorio.

Quando a causa del maltempo non ci sono raccolti a sufficienza – quest’anno non è stato buono per molti uliveti e vigneti – ci vorrebbero dei finanziamenti statali per sostenere i contadini in situazioni di debolezza del raccolto. Nonostante le cattive annate e la conseguente scarsità di produzione, ciò che non può venir meno è la manutenzione costante delle piante, delle bordure, dei terreni, dei muretti di contenimento. Tali attività hanno ovviamente un costo fisso.

Orgoglio 1Prodotto interno e importazioni: gli affari illeciti dei mercati

La mancanza di materia prima sui mercati – nel caso dell’olio è stata del 50% in quest’anno di grave decremento produttivo – predispone a un nuovo giro di affari poiché essa viene sostituita da altre materiali di provenienza estera. Si pensi soltanto all’olio straniero che giunge nei porti italiani tramite navi cisterna per essere poi miscelato ad altri oli extravergini, sino ad avere un prodotto imbottigliato, da rivendersi al dettaglio, che non è nemmeno lontanamente extravergine. La gravità di simili manipolazioni dei mercati oleari è stata anche trattata dal famoso giornale The New York Times, mettendo in guardia, con immagini e scritte, il consumatore dall’acquistare simili oli dall’opinabile valore.

Come capire se un alimento è di qualità?

Il prezzo degli alimenti dovrebbe mettere in guardia il consumatore sulla qualità del cibo acquistato: il prezzo di un litro di olio dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 euro e come esclama David Granieri della Unione produttori olio “se ci troviamo di fronte a prodotti sottocosto, dovrebbe suonarci nelle orecchie un campanello d’allarme”.

Ma come ci si difende dagli interessi illeciti dei mercati globalizzanti? C’è una soluzione?

Secondo Tom Muller, giornalista e scrittore, i consumatori consapevoli sono lo strumento migliore. Rendendosi conto della bassa qualità dei prodotti venduti su larga scala, si rivolgono a venditori selezionati che danno la certezza del prodotto.

La coscienza umana nel mondo come fonte di salvezza dal “cibo globale” in stile Mc Donald’s?

Secondo Carlo Petrini sta crescendo nel mondo la coscienza della biodiversità, perchè perdere un prodotto significa perdere la storia, la comunità e il senso di appartenenza che si celano dietro a tale prodotto e questo è la base della sovranità alimentare. Per sovranità alimentare egli intende il diritto che ogni popolo ha di piantare, mangiare, coltivare secondo i propri desideri e necessità, al fine di sfruttare la ricchezza e la forza che la terra ha donato all’umanità dal principio dell’esistenza del creato.

La “comunità del cibo” e “Terra Madre” al Salone del Gusto di Torino.

Terramadre è una rete di migliaia di comunità nel mondo che lavorano la terra e si sentono unite da valori comuni come difesa della biodiversità, difesa dell’agricoltura, della pesca e dell’allevamento sostenibili, al fine di preservare il gusto e la biodiversità del cibo.

Terramadre si può anche vederla come un movimento politico per tutelare la terra, in cui si identificano tutti coloro che fanno parte della filiera alimentare.

Orgoglio 3IL CIBO E LA POLITICA INTERNAZIONALE

Secondo Lapo Pistelli, vice ministro italiano degli Affari esteri, il cibo per l’Italia è una locomotiva capace di trainare il suo prodotto tipico. L’Italia ha risorse all’avanguardia per quanto riguarda i macchinari, la formazione del personale, il packaging, al top della classifica agroalimentare internazionale.

Ci sono pericoli dovuti a difficoltà politiche internazionali, come la crisi Ucraina: a causa dell’emargo le mele italiane non arrivano più in Russia. Argentina e Turchia sono pronte a vendere alla Russia tonnellate di mele, spiazzandoci.

La voglia di italianità nel mondo è tale che, per soddisfarla, servirebbe un’Italia da 300 milioni di abitanti con una produzione di agrifood 4 volte superiore; tutto ciò conferma che il valore del marchio Italia è incommensurabile.

L’esportazione dall’Italia, che cosa si esporta e il margine di guadagno

L’anno scorso l’Italia ha prodotto più materie prime che prodotto finito con il un rischio che il plus valore non entri nelle tasche degli Italiani.

Un mercato da conquistare: quello cinese.

In Cina l’Italia non sa “fare sistema” come sa fare ad esempio la Germania, che resta incomparabile. Un sistema di affari alimentari considerato un modello da seguire, anche se in miniatura, è rappresentatao dal “sistema Marche”, che comprende una confraternita di produttori che hanno l’opportunità di fare business con un colosso di supermercati cinesi.

Quanto vale la terra e il suo prodotto? E quanto gli stranieri sono disposti a pagare per avere certe terre in Italia? Sui piatti della bilancia si trovano orgoglio italiano e denaro straniero, chi vince?

Un esempio di quanto sia ambita e desiderata l’Italia è offerto dal paesino toscano di Bolgheri, capace di produrre un vino eccellente. Questo territorio unico, scoperto da qualche decennio, è un terreno ferroso di origine etrusca e un solo ettaro di questo vale almeno 300mila ettari perchè l’uva e il vino prodotti da queste terre sono unici. A molti agricoltori è stato proposto di vendere a compratori stranieri, i quali sarebbero stati disposti a versare somme ingenti ma nei proprietari prevale l’orgoglio, la soddisfazione di produrre qualcosa di tipico, la gioia della vendemmia e le prospettive di nuove conquiste.

La ricchezza di Bolgheri è venuta dalla terra e in 30 anni di storia si è passati dal coltivare 250 ettari sino agli attuali 1250 ettari con un giro d’affari da 100 milioni di euro, 50 produttori, 5 milioni di bottiglie.

La caratteristica delle aziende agricole italiane

9 su 10 sono aziende familiari e la cosa necessaria da farsi è costituire una rete di imprese che producono capillarmente prodotti che si riversino sul mercato dei consumatori.

Orgoglio 2I grandi contemporanei sostenitori di politiche alimentari capaci di sostentare l’umanità tutelandone esistenza e salute: Papa Francesco, la Famiglia Obama.

Papa Francesco ha esortato ad adottare un’economia agricola in grado di coltivare per custodire il creato.

Michelle Obama invece ha realizzato in collaborazione con Alice Waters un orto dei più straordinari: “l’orto della casa Bianca” come simbolo per cambiare stile di vita, contrastare la tendenza dei fast food e introdurre l’educazione alimentare.

Alice Waters, chef de cuisine, autrice di libri e proprietaria del famoso ristorante Chez Panisse a Berkeley (California), è la pioniera della filosofia del cibo preparato con i migliori ingredienti di stagione, prodotti in modo sostenibile e locale. Oltre ad essere vice presidente di Slow Food USA, le si attribuiscono i meriti di aver contribuito a creare una comunità di decine di agricoltori locali e allevatori, la cui dedizione per l’agricoltura sostenibile assicura al suo ristorante un rifornimento costante di ingredienti freschi e di ottima qualità.

Nel 1996, l’impegno di Waters nel campo educativo ha portato alla creazione dell’Edible Schoolyard al Berkeley’s Martin Luther King, Jr., Middle School: un orto di un ettaro, con un’adiacente cucina-classe per un’attività eco-gastronomica capace di far fruire di tali esperienze circa un migliaio di studenti.

Una dichiarazione di Alice Waters al salone del gusto di Torino: “Cambiare le abitudini sul cibo è facile, avere buon cibo in tavola significa ricollegarsi con la natura per soddisfare i bisogni primari come esigenza innata. La cultura del cibo industriale si è rivelata negli USA un grave errore causando un record di obesi e di malattie correlate a cibi malsani. La “rivoluzione deliziosa” è un modo di mangiare opposto al fast food, semplice, gustoso e sano. Va insegnato già ai bambini che il cibo fa parte dell’esistenza, nasce dalla terra ed è un tramite per restare collegati al ciclo di vita delle piante”. Quando poi le viene chiesto : “Qual è il suo piatto preferito?” Ella risponde al giornalista: “Un buon piatto di pasta accompagnato da una sana insalata dell’orto”.

Il valore, le potenzialità degli orti: dall’orto domestico per uso proprio sino agli orti scolastici

L’orto ha una duplice funzione formatrice in ambito scolastico: da un lato è un laboratorio di scienze a cielo aperto dove imparare nozioni importanti attraverso la manualità, la socializzazione tra gli utenti e il gioco che ne scaturisce. D’altro canto attraverso tale potente strumento l’educazione pubblica può svolgere importanti compiti morali edificanti come quello di infondere la conoscenza e i valori di cui abbiamo bisogno per costruire un futuro umano e sostenibile. Incoraggiare programmi, progetti scolastici che utilizzino le tradizioni alimentari per insegnare, significa nutrire e responsabilizzare i giovani.

Gianna Finardi

Alcuni link interessanti:

http://www.salonedelgusto.com/it/, http://www.terramadre.info/