Decine di migliaia di manifestanti – 100 000 secondo gli organizzatori – sono sfilati giovedì 6 novembre nel centro città di Bruxelles, capitale del Belgio e capoluogo amministrativo dell’Unione europea. Una mobilitazione come non se ne erano mai viste prima in questo paese, per protestare contro le misure di austerità elaborate dal nuovo governo.

La battaglia sul terreno sociale si annuncia ardua per il primo ministro belga, il liberale francofono Charles Michel. Il movimento di protesta dovrebbe crescere sino al 15 dicembre, giorno previsto per uno sciopero generale e prende una connotazione chiaramente politica, con la presenza nel corteo di esponenti della sinistra francofona.

“E’ evidente che si devono fare degli sforzi, ma le misure adottate dal governo sono ingiuste. Le grandi aziende e i detentori di capitale non partecipano alla solidarietà, mentre invece si diminuiscono i salari e le pensioni, si riforma la sicurezza sociale – ha denunciato la capo fila dei socialisti Laurette Onkelinx, alla guida del corteo.

Secondo il servizio di studio del partito socialista, l’insieme delle riforme previste dal governo costerà annualmente a ogni cittadino del Belgio 336 euro. Secondo alcuni esperti, è la prima volta dal 1982 che il potere d’acquisto delle famiglie del paese verrà ridotto.

I tre maggiori sindacati del Belgio denunciano un governo che aiuta i datori di lavoro penalizzando i lavoratori, senza esigere nulla da chi vive dei redditi del capitale o della proprietà.
Dall’entrata in funzione della coalizione che riunisce tre partiti fiamminghi (i separatisti dell’alleanza neofiamminga, NVA, i cristiano-democratici e i liberali) e un solo francofono (il movimento riformatore del premier Charles Michel) i sindacati sono in guerra contro diverse misure previste : la limitazione del sistema delle pensioni anticipate, un blocco temporaneo dell’adattamento automatico dei salari all’aumento dei prezzi, la limitazione dei fondi per la salute e le spese sociali, la riorganizzazione dell’intero settore pubblico, l’aumento dell’età della pensione a 67 anni a partire dal 2030, contro gli attuali 65 anni.