Quanto costano alla cassa del paziente?
Sbarcano sui nostri orizzonti le mutue private dei supermercati, la promettente frontiera del business in campo sanitario. Quando parliamo di sanità privata, dobbiamo pensare a un servizio privato che cresce sempre di più sulle spalle del cittadino, il quale ha già diritto alla sanità pubblica.
Viene da chiedersi: ma che cosa significa usufruire della sanità privata e quanto costa effettivamente?
La sanità pubblica è già lautamente finanziata e strapagata dai contribuenti. Andare a ri-pagare attraverso visite o esami privati significa correre un ulteriore rischio, cioè che il privato garantisca una minore qualità rispetto alla struttura statale istituzionale. Un ente pubblico ha iter burocratici differenti rispetto a un ente privato. Se paragoniamo un ospedale a un’azienda, è facile comprendere come un’azienda pubblica abbia sue regole istituzionali, che sono invalicabili e restano rigide, sia nella cura del paziente che nei rapporti con il personale che vi lavora. Proprio per questo spesso il cittadino, ignaro dell’imponente organizzazione statale e della validità del Servizio Sanitario Nazionale, in maniera inconscia lo sottovaluta sperando che il privato offra più rapidità e sia più vicino alle esigenze del consumatore. Quest’ultimo tuttavia si deve districare alla cieca tra ospedali pubblici e sanità privata convenzionata. Infine, il servizio sanitario privato è totalmente a carico del paziente.
Il rischio per il consumatore sicuramente è inevitabile, visto che i modi e i luoghi da cui passa l’assistenza privata ai malati diventano sempre più vari e restano a debita distanza dal servizio pubblico. Infatti le cure private si svolgono in cliniche e poliambulatori oppure in studi medici di ridotte dimensioni, come nel caso delle cure dentistiche, e da oggi anche… al supermercato!
Il servizio sanitario Nazionale pubblico fu istituito ufficialmente il 1° luglio 1980 e fu un simbolo di conquista sociale in uno stato di diritti umani, che nella sua organizzazione mette al primo posto la tutela della salute del cittadino. Tale “macchina” meravigliosa, nell’ordinamento giuridico italiano, identifica il complesso delle funzioni, delle attività e dei servizi assistenziali gestiti ed erogati dallo stato italiano. Ma allora perchè un tale colosso deve avere la concorrenza del privato?
Perchè la salute è un business e di malati, di anziani, di persone bisognose di cure ce ne saranno sempre fino a che esisterà l’umanità. Gestire servizi, erogarli per una clientela di “malati” o potenziali pazienti è un investimento con giganteschi margini di guadagno su tre tempi: nell’immediato, nel medio e nel lungo termine. Il guadagno è infallibile.
Tutto questo spiega il perché di strategie di mercato sempre protese a trovare nuovi meccanismi; la strategia di portare i medici all’interno degli esercizi commerciali la si può definire, argutamente, geniale dal punto di vista degli investitori perché gode di una continua pubblicità gratuita dei servizi offerti ai pazienti e avvicina le persone nella quotidianità, durante atti comuni. Così le persone in qualche modo assorbono il concetto che il servizio privato può essere più fruibile, più vicino ai bisogni delle persone.
La forza dei mercati non sta nelle mani di chi vende ma in quelle di chi compra ed è necessario far breccia nella mente del consumatore invogliandolo ad acquistare. La sfida si fa ancora più ardua se si pensa che in tempi di crisi tutti i beni primari, inclusi gli alimentari, hanno subìto un sostanzioso decremento di vendita. Ecco che il diabolico meccanismo della nuova tipologia di mutua privata punta su comodità, economicità, rapidità, brevi attese, facendosi largo alle casse dei supermercati così che, tra un Kg di pane o un gelato, si vendono”pacchetti” offerta vantaggiosi con visite specialistiche anti crisi a partire da 20 euro, svolte all’interno stesso dell’esercizio commerciale. Cosa c’è di più comodo che trovare il medico desiderato con la stessa facilità con cui si riempie un carrello della spesa?
L’iniziativa è del colosso Legacoop che recentemente in Emilia Romagna e Liguria, e già da qualche tempo in provincia di Bolzano, ha deciso di integrare il servizio sanitario pubblico con prestazioni sanitarie erogate direttamente all’interno dei supermercati: una cooperativa di dentisti ha aperto uno studio alla Coop di Imola, e progetta di allargarsi ad altre città dell’Emilia Romagna.
Ma la Coop non è l’unica catena di supermercati che vuole partecipare a questa “rivoluzione della mutua”. In ben 78 ipermercati e grandi supermercati di Coop Adriatica, Reno e Consumatori nord-est di Emilia, Lombardia, Trentino, Friuli, Veneto, Marche e Abruzzo saranno venduti i pacchetti NoiSalute, assicurati da Faremutua.
Siamo sicuri che tutto questo è il frutto del progresso umano oppure siamo di fronte alla scoperta dell’acqua calda? Nulla di nuovo; per certi versi si tratta di un ritorno all’antico, a quando nel dopoguerra, prima della sua istituzione, il sistema assistenziale-sanitario era basato su numerosi “enti mutualistici” o “casse mutue”. Ciascun ente era competente per una determinata categoria di lavoratori che, con i familiari a carico, erano obbligatoriamente iscritti allo stesso ente e, in questo modo, fruivano dell’assicurazione sanitaria per coprire le cure mediche e ospedaliere, finanziata con i contributi versati dagli stessi lavoratori e dai loro datori di lavoro. Il diritto alla tutela della salute era quindi correlato non all’essere cittadino ma all’essere lavoratore (o suo familiare) con conseguenti casi di mancata copertura e disomogeneità delle prestazioni assicurate.
Oggi in Italia ci sono un centinaio di mutue che assistono circa 600 mila persone. I dati sono di Placido Putzolu, il presidente della Fimiv, la federazione più grande di queste realtà. «In pochi anni abbiamo raddoppiato la nostra presenza – spiega Putzolu −. La nostra è sanità integrativa ».
A detta dei promotori, le nuove mutue sono rivolte a chi non ha tutele legate alla professione e non può permettersi polizze costose. Cittadini che hanno bisogno di un aiuto per visite, esami, assistenza domiciliare e odontoiatria. È proprio su quest’ultima specialità, assai difficile da avvicinare per molti a causa della crisi, che puntano molte di queste realtà.
Ma quali sono le tariffe della mutua da supermercato?
La spesa per i soci varia a seconda della copertura che vogliono avere. In media ci vogliono 160 euro all’anno ma per programmi completi si arriva anche a 500 euro.
Sono 3 i pacchetti assistenziali con relativa tariffazione. Con 10 euro all’anno si possono avere rimborsi di ticket per visite, esami, assistenza a domicilio dopo un ricovero, consulenza in caso di familiari non autosufficienti, disponibilità telefonica di un medico 24 ore su 24 oppure a domicilio. Per la cifra di 110 euro c’è un’indennità in caso di ricovero e tariffe ridotte per una serie di prestazioni offerte da professionisti convenzionati, che in alcuni casi hanno lo studio addirittura dentro il supermercato. Il pacchetto da 210 euro offre anche il dentista, con visita odontoiatrica e igiene orale gratuite, oltre a un piano di assistenza per i non autosufficienti.
Forse prima di comprare bisognerebbe riflettere su cosa stiamo per mettere nel carrello e sul vero impatto sociale specie se tutto questo va a indebolire la nostra sanità pubblica. Ricordare solo gli errori dei medici e gli scandali della sanità pubblica, che spesso sono il pane quotidiano dei TG è controproducente a tutti i livelli. Bisognerebbe invece fare pubblicità alle continue conquiste della medicina grazie alla ricerca, al progresso scientifico e al personale altamente specializzato, ma purtroppo la ricerca non è ancora sovvenzionata a dovere in un’Italia che storicamente ha sempre investito, più che in tecnologia, in manodopera.
Gianna Finardi