Ma qualcuno vorrebbe cancellare un pilastro della nostra libertà

Nella nostra società moderna, crescono costantemente le intromissioni nella sfera privata da parte dello Stato e di altri organismi, i quali hanno oggi a disposizione sofisticati mezzi informatici e tecnologici tali da interferire capillarmente nella vita quotidiana di tutti noi, controllando le più piccole cose (dai pagamenti, alla scelta degli oggetti acquistati e via di questo passo). Il messaggio del “Grande fratello” di Orwell sembra, insomma, essere stato ampiamente superato da una realtà ancora in divenire, che potrebbe riservarci delle amare sorprese in futuro. Eppure, la protezione della sfera privata, che rappresenta una colonna portante delle nostre libertà, adesso appare sempre più a rischio. Lo vediamo quasi quotidianamente a proposito del segreto bancario, che è la “protezione della sfera privata dei clienti delle banche” e non, come qualcuno vorrebbe strumentalmente far credere, la copertura di operazioni illecite.

Minare la fiducia
Ma l’abbiamo visto anche negli ultimi tempi, a proposito della detenzione delle armi, a seguito dell’iniziativa votata, e fortunatamente respinta, dal popolo nel febbraio 2011, volta a limitare (o per meglio dire, disarmare), introducendo norme restrittive e penalizzanti, la detenzione delle armi per i militi, i tiratori, i cacciatori e i collezionisti. Anche in questo caso, come in quello del segreto bancario, si voleva minare alla base un rapporto di fiducia fra Stato e cittadino, che rappresenta un elemento fondante del “modello elvetico”.

La protezione non è acquisita
Di questo tema, se n’è parlato nei giorni scorsi all’hotel Dante di Lugano, in una conferenza organizzata dall’Associazione Società Civile della Svizzera Italiana (ASCSI), che ha avuto come relatori il professor Marco Bernasconi, il filosofo e scrittore Iso Camartin e che fatto capo anche al contributo scritto del Consigliere nazionale Gerhard Pfister (impossibilitato all’ultimo momento a presenziare all’incontro).
Come altri elementi del nostro vivere comune, la protezione della sfera privata non è qualcosa di acquisito da sempre, tutt’altro. Nel Medioevo essa era circoscritta unicamente a chi viveva nei conventi e, in parte, ai signori dei castelli. Solo a partire dal Rinascimento si fa strada il concetto di “individualità”. Ma è in epoca moderna che va affermandosi, come è stato evidenziato nelle relazioni, il diritto alla sfera privata dell’individuo, che annovera la difesa del proprio spazio, della propria identità, del proprio pensiero, dei sentimenti, della proprietà e dei segreti.

Due fronti
Nella storia, insomma, non vi sono stati diritti precostituiti e inalienabili. Teniamo dunque ben presenti quelle che sono le nostre specificità e prerogative, perché, soprattutto negli ultimi anni, sono state facile bersaglio di chi porta avanti interessi non sempre nobili. Gli attacchi alla protezione della sfera privata del cittadino sono oggi veicolati da due fronti, uno esterno e l’altro interno. Quello esterno, lo sappiamo bene, mira prevalentemente ad un obiettivo finanziario (il recupero e l’ottenimento di fondi), imponendo talvolta al nostro paese intollerabili diktat.
Pensiamo solo all’adozione del FATCA (che da diritto statunitense diventa extraterritoriale, applicato anche nel nostro paese), alla Lex Usa, che ha permesso un accordo fra banche svizzere e autorità statunitensi di chiaro stampo persecutorio, e a cosa ci attende con l’UE e con la problematica dello scambio automatico d’informazioni sotto l’egida dell’OCSE.

Gli attacchi dall’interno
Ma anche dall’interno è in atto un’offensiva non meno pericolosa, se solo pensiamo, oltre agli intollerabili cedimenti del nostro esecutivo federale alle pressioni estere, alla proposta avanzata dalla consigliera federale Widmer-Schlumpf (sì, ancora lei, la donna del baratro) di abolire il segreto bancario per i residenti in Svizzera, sostenuta, in questo suo agire, dai direttori delle finanze cantonali. Visto che la raccolta delle firme per l’iniziativa popolare volta ad ancorare la protezione della sfera privata alla Costituzione è riuscita, se ne riparlerà in dettaglio nei prossimi mesi. Su questo punto, mi ripeto, non sono in ballo solo interessi economici e finanziari dei singoli cittadini, in gioco ci sono principi importanti della nostra società, per la difesa dei quali vale davvero la pena di impegnarsi a fondo.

Iris Canonica