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2Conferenza stampa giovedì 20 alla Perla di Sant’Antonino di UDC, Area Liberale e Unione Democratica Federale. Hanno parlato:
— per l’UDC
Gabriele Pinoja, presidente e candidato al CdS
Pierre Rusconi, consigliere nazionale e candidato al CdS
Orlando Del Don, capogruppo parlamentare e candidato al CdS
Piero Marchesi, vicepresidente del partito;

— per Area Liberale
Sergio Morisoli, granconsigliere e presidente del partito
Paolo Pamini, candidato al CdS

— per l’UDF
Edo Pellegrini, presidente del partito

3“Noi abbiamo dei princìpi – ha detto il presidente Pinoja – e i princìpi non si cambiano tutti i giorni. Essi si chiamano: democrazia diretta, federalismo, un fermo NO all’Unione Europea, opposizione allo statalismo imperante, controllo della spesa, sostegno all’economia”. “La Destra esiste, ma è frammentata e sparpagliata all’interno dei vari partiti storici e non: PLR, PPD e anche Lega”. [ndR: che si guarderanno bene dal lasciarsela scappare, fa terribilmente comodo!]

Il presidente dell’UDF Edo Pellegrini ha brevemente illustrato la sua piccola formazione politica. È un partito d’ispirazione “biblica”, nato in ambienti evangelici della Svizzera interna; ha granconsiglieri in vari cantoni, principalmente Berna e Zurigo, e due consiglieri nazionali. Nel Ticino esiste dal 2005. Il partito si è impegnato a fondo in varie battaglie politiche, ad esempio sui minareti, o sull’imprescrittibilità dei reati di pedofilia. È stato alleato elettorale dell’UDC già nel 2011 ed è lieto di rinnovare l’alleanza in questa nuova formula.

4Intermezzo. Sto cercando uno schema per rappresentare la situazione, così come la vedo a 5 mesi dal fatale 19 aprile.
— Lo scontro rimane quello “basilare” (mi scuso con gli “altri”, che non mancheranno di trovarmi antipatico).
— Quale effetto elettorale potrà avere la nuova, numericamente piccola, forza di Destra è difficile dire. Per un verso è votata alla vendetta (sempre in termini politici), per l’altro si mette in concorrenza come liberale. Su quale versante inciderà?
— Dire che essa è piccola è la verità, ma non è tutta la verità. Perché anche le differenze sono piccole. Questa volta potrebbe risultare determinante (e non si può escludere che l’UDC lo sia stata nel 2011).
— C’è infine la “mission impossible” dell’autore della Grande Bugia. Secondo logica egli non può vincere, ma è in grado di raccogliere grazie alla sua forza comunicativa e al suo feeling un consenso notevole. Un voto in suo favore andrà al Verde-Leghista o al Leghista-Verde. E questo avrà un peso.
— Non è un segreto per nessuno (visto che lui stesso l’ha confessato apertamente, che un anno e mezzo fa gli fu proposto il passaggio alla Lega. Che egli rifiutò. 

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7Secondo intermezzo (23 novembre) Pinoja e Morisoli hanno parlato questa sera a Teleticino, intervistati da Prisca Dindo (graziosa, elegante, bellissimo sorriso, un po’ fatua), Claudia Rossi e Alessio Moretti.

Trasmissione senz’altro interessante, con il team dello studio tuttavia poco in palla (in particolare con la direttrice che sembrava impegnata a dimostrare al mondo di essere spiritosa; leggermente irritante ma non vogliamo farne un dramma). I due leader de “la Destra” molto seri ed aderenti alle loro rispettive linee politiche (che secondo noi “si combinano” bene, ciò che potrebbe offrire una chance di successo alla lista)

Alcune rapide osservazioni e citazioni:

  • L’ago della bilancia. Ci si è soffermati troppo poco su questo, che risulterà – sono facile profeta – uno dei temi fondamentali della campagna elettorale. Fungere da ago della bilancia è in verità l’atout principale per la lista “debuttante”.
  • Omaggio di Pinoja al defunto presidente, cui ha fatto seguire l’elenco dei morti recenti nei ranghi della Lega: lo stesso Bignasca, Salvadè, Pantani, Barra. “Adesso ci sono altre persone”.
  • “Con loro noi non volevamo solo un’alleanza elettorale, ma una collaborazione politica sul medio-lungo termine” (Pinoja)
  • Impeccabile Pinoja sul “freno al disavanzo (nome bidone per il colpo gobbo messo a segno dal “partito delle tasse”) ma debole – se è lecito definire “debole” il Presidente – sul controllo della spesa. È apparso evidente che egli non sapeva che fare (come del resto chiunque altro: quindi parità generale).
  • A Morisoli sono state rinfacciate – e ciò era inevitabile – le sue “giravolte”. A mio avviso esse sono spiegabili e giustificabili ma anche lui alla fine ha compreso che possono aver generato un pregiudizio a suo danno. Quando i suoi avversari non sanno più che cosa dire, dicono quello.
  • Morisoli ha battuto e ribattuto il chiodo “semplificare, razionalizzare lo Stato, renderlo più leggero” (eresia pura per gli statalisti accaniti, che di Stato campano). Poi ha estratto dal cilindro un volume di rispettabili dimensioni: “Contiene 227 norme create dal nulla nell’ultimo anno soltanto. 227 norme in più“.
  • Pinoja ama di più i globalisti che i frontalieri? “Questo non credo” ha prontamente risposto al modo di Crozza-Razzi, suscitando ilarità.
  • Pinoja ha dato i numeri (in senso matematico, fornendo il numero (primo) che segue): 109 milioni fluiscono dalle tasche dei globalisti alle casse rossoblù. Mi sembra di sentire un coro di tifosi da un altro settore dello stadio: “Se non sono assistiti non li vogliamo!”

8Sergio Morisoli. “Abbiamo un governo di centro-sinistra, con i partiti di centro in declino. Quello che facciamo non lo facciamo ‘tanto per fare qualcosa’. A chi ci rivolgiamo? Ai lavoratori residenti, agli imprenditori, a coloro che producono occupazione e ricchezza. Abbiamo un pubblico mirato”. A questo punto Morisoli deposita sul tavolo una cassetta decorata con una gala elegante. La apre e ne estrae ogni ben di Dio. Opuscoli, agende, dossiers, promemoria, e i suoi numerosi e diligenti atti parlamentari. Sono stati quattro anni duri per lui, ha proposto molto ma pochi l’hanno ascoltato.

Pierre Rusconi.  “Il presidente ha già detto tutto. Il gruppo c’è ed è un bel gruppo. Servono persone intelligenti e noi le abbiamo”.

Orlando Del Don. Ringrazia il Partito e ringrazia Marco Chiesa (che al momento non c’è, ma più tardi arriverà mormorando: “Non volevo che i giornalisti pensassero male. Tu De Maria, vero che hai pensato male?” Nego con forza). Il progetto gli è piaciuto e la squadra gli piace. È pronto a combattere e desideroso di farlo.

Paolo Pamini. “Prima o poi anche i soldi (degli altri) finiscono”. Tipica frase a effetto paminiana. Ben detto però. “Invitiamo i liberali che stanno negli altri partiti… a votare per noi”. “La nostra ambizione: aumentare il numero dei nostri deputati”.

Il vice presidente Piero Marchesi, battuto da Del Don per un amen nel voto per la sostituzione di Chiesa, illustra brevemente il programma. Priorità assoluta: il lavoro ai Ticinesi. Prima i nostri! Indi, rintuzzare le minacce al nostro sudato benessere, proteggere il cittadino, combattere la criminalità. Terzo: agire non sulle entrate, ma sulla spesa, che da troppo tempo è fuori controllo. Quarto: lottare contro la progressiva deresponsabilizzazione del cittadino. Quinto: il ceto medio declina, così come gli artigiani e le piccole medie imprese. La nostra economia e il nostro Paese si indeboliscono. Urge bloccare questa rovinosa tendenza.

Un programma ragionevole e chiaro? Perbacco sì. Facile da realizzare? Ah no, questo no.

Fine. Anzi inizio. Incomincia la lunga corsa, la speranza è viva.