Soldati

“Agorà”, su Rai3, è una trasmissione che rispecchia perfettamente quel che è l’Italia attuale. Gli invitati parlano contemporaneamente, ognuno alzando il tono per cercare di sovrastare l’antagonista. Lo stesso moderatore interviene frequentemente a coprire la voce di un suo invitato e, lo si nota subito, in modo particolare quando l’opinione espressa dal malcapitato non coincide con la sua. In queste ultime settimane in questa fiera vociante si è messa in evidenza una “orribile” che più orribile non si può: Paola de Micheli, sotto-segretaria all’Economia. Si accalora, alza la voce, non ascolta, sa tutto, ha fatto quasi tutto e quel che manca lo ha fatto il suo PD, sotto la guida ferma, efficace e illuminata di Renzi, che ha anche il merito di averla promossa all’alta carica che ricopre, solo provvisoriamente spero. Mi stupisce sempre il dover constatare che persone non prive di conoscenza della materia che discutono e dotate di intelligenza e di istruzione generale più che sufficienti non riescano a lasciarsi sfiorare dal sospetto di poter essere controproducenti non per le ragioni che espongono, ma per il modo nel quale le esprimono. Nel caso della Signora de Micheli, sotto-segretaria all’Economia del Governo Renzi, a mio modesto parere la “controproducenza” è massima: trascende nell’irritazione. La conseguenza del modo di dibattere proprio di “Agorà” è che si cambia canale. Lo faccio, magari dopo pochi minuti, 8 volte su 10, confortato dal fatto che in parecchie occasioni molti miei amici o conoscenti hanno espresso spontaneamente le stesse critiche.

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Un discorso trito e ritrito, per me di una stupidità allucinante: “che lo si voglia o no, in Europa ci siamo già, ne assumiano volenti o nolenti leggi e disposizioni, senza però poter prender parte alle deliberazioni”. Una recriminazione basata sull’illusione che in caso di adesione ufficialmente sancita verremmo accolti a braccia aperte come una specie di Verbo reincarnato. È la recriminazione di illusi ingenui, direi quasi sempliciotti, che non riescono a capire come va il mondo reale, non quello dei loro sogni. Nel mondo reale a contare è la forza, e solo la forza, ben prima del diritto o della ragione. I piccoli che si muovono tra gli elefanti e i rinoceronti hanno un solo diritto: quello di cercare di non farsi travolgere e schiacciare. Se sono abbastanza prudenti e discreti possono anche riuscire a sopravvivere. O capita forse che la Merkel e Hollande, che pure è a capo di una potenza fatiscente, prima di decidere telefonano al primo ministro della Lituania, che non so come si chiama, o a Renzi o Rajoy? Al massimo si concertano con Juncker, magari con Draghi, raramente con Cameron. Per gli altri solo consultazioni di facciata a decisione già presa. Ci pensa poi la diplomazia dei potenti a far sì che gli altri, Renzi compreso, possano salvare la faccia.

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Nell’UE stanno oramai tutti, con queste eccezioni: Islanda, Norvegia e Svizzera, in ordine alfabetico, sono attualmente i 3 stati che meglio se la cavano nella crisi devastante in atto. L’Islanda ha avuto una crisi bancaria gravissima, dalla quale è uscita risanata solo grazie ai propri sforzi e sacrifici. Fosse stata membro dell’UE, andrebbe ancora a braccetto con la Grecia, o l’Italia, se preferite. Fuori UE sono poi: Andorra, Monaco, San Marino, Liechtenstein (più pro forma che realmente) e il Vaticano. La Norvegia naviga nel benessere grazie al suo petrolio, che non vorrà condividere con gli altri fin che i pozzi non saranno prosciugati. La Svizzera grazie al lavoro dei suoi cittadini, che potranno continuare a lavorare fin che ne avranno voglia, esattamente come gli islandesi.

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I parlamentari europei sono in genere convinti di essere esponenti di un mondo superiore che può affrontare da pari a pari colossi come gli USA o la Cina, talmente forte, questa Europa, da poter infliggere alla Russia di Putin sanzioni che danneggiano l’Europa stessa ben più della Russia. Lo si capisce dalle loro risposte e considerazioni quando vengono intervistati dai media continentali. La Svizzera, con l’eccezione dei deputati delle regioni circostanti, viene considerata un “Unding”, un’assurdità, letteralmente una “non cosa” (Juncker l’ha detto anni fa in pubblico), con il problema del segreto bancario, un paese da trattare esattamente come gli USA hanno trattato le sue banche, da prendere in considerazione solo quando si vuole estorcergli soldi, che del resto cede e concede facilmente. Il presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo è un tedesco, Elmar Brock: richiesto di un parere sull’esito della votazione del 9 febbraio, si è limitato ad un’alzata di spalle: “vogliono denunciare i bilaterali? Si accomodino!”.

Siamo talmente trascurabili e trascurati che se decidessimo finalmente di comportarci da padroni in casa nostra, modesti, anzi modestissimi, aperti alla collaborazione con tutto e con tutti, anzi apertissimi, ma pur sempre padroni o almeno padroncini in casa nostra, siamo talmente trascurabili, dicevo, che nessuno se ne accorgerebbe. E smettiamola con le ridicole e fantasiose pretese di andare a Bruxelles dove ci aspettano per deliberare con loro sulle umane sorti. È una storiella che ci hanno già raccontato quando si trattava di aderire all’ONU, adesso la crede solo chi vuole crederla.

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Lo scorso 25 ottobre il Consigliere federale Ueli Maurer ha tenuto un discorso ai delegati del suo partito, riuniti in assemblea a Rothenthurm. Tema del discorso: la sovranità. Iniziando così: “Quando si firma un trattato internazionale, se ne può misurare la portata con questa semplice domanda: potremo ancora essere noi a decidere, o saranno gli altri che decideranno per noi?”. Continuo, riassumendo: come ci sono persone che mettono in commercio vino adulterato mantenendo sulla bottiglia l’etichetta originale, ci sono anche persone che adulterano le parole per riuscire a far ingoiare ad un popolo renitente la loro brodaglia ideologica, vendendola sotto falsa etichetta. Un esempio classico lo abbiamo proprio con la sovranità. Si comincia col dire che la sovranità assoluta non esiste, poi si proclama la necessità di una nuova definizione di quel valore, si afferma che in realtà la sovranità si rafforza se se ne cede qualche particella, insignificante e indolore”. E così via, continuo io, come il venticello della rossiniana calunnia. Si arriva così alla conclusione logica che è meglio affidarsi ad un tutore potente e naturalmente benefico, come potrebbe essere per noi l’UE, che assumere la responsabilità di decidere per conto nostro. La sovranità, in fin dei conti, non è altro che l’indipendenza da influssi estranei. Permette a noi cittadini di decidere i nostri destini, di darci le leggi e regole secondo le quali vogliamo vivere. La Svizzera ha fatto la sua scelta da molto tempo: sistema federalistico, democrazia diretta, stato di diritto. Sono le condizioni indispensabili per garantire l’indipendenza dall’estero, ma anche quelle che assicurano la libertà e la pace sociale nel Paese. Ed è stata una scelta di cui non abbiamo mai dovuto pentirci. La forbice con lo stato di salute dei paesi del continente, ma potremmo anche dire del pianeta, si è addirittura piuttosto allargata in nostro favore in questi ultimi anni malagrado la crisi imperante. Chi tenta di edulcorare la nostra sovranità pensa che lo si debba fare in favore di un’elevazione del livello di sviluppo internazionale al quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci.

E pensa anche che si tratti di un’evoluzione “magnifica, progressiva e inarrestabile”, anche se la realtà che abbiamo sotto gli occhi potrebbe convincerci del contrario. Una realtà che non è frutto del lavoro, della ricerca, dell’ingegno, ma di politiche di potenza.

La sovranità degli stati non è caduta dal cielo: è frutto di un’evoluzione secolare iniziata dopo la guerra dei 30 anni, con la pace di Vestfalia del 1648 e la constatazione che si era distrutta l’Europa senza ottenere alcunchè. Seguì un periodo di stabilità, progresso e benessere, ma poi l’istinto di potenza dell’essere umano riprese il sopravvento, con nuove crisi e nuove guerre, tra l’altro la sanguinosissima prima guerra mondiale, che tutti adesso proclamano inutile, ma pur sempre preludio della seconda, per le imposizioni vessatorie inflitte ai perdenti. Adesso le sovranità nazionali, anche quelle di una potenza come la Russia, vengono messe in pericolo dalle pretese egemoniche di uno stato aggressivo e prepotente. Sta a noi mettere in atto tutto quel che possiamo per preservare la nostra sovranità, sempre rispettando assolutamente quella degli altri stati. Ricordando che non è con le sanzioni inflitte da un giudice unico che si dimostra questo doveroso rispetto.

Gianfranco Soldati