L’intervento del Vicepresidente UDC alla festa dell’ASNI
Lugano, Bistrot Vecchio Torchio, 5 dicembre 2014

Questa sera è per me un onore poter portare alla vostra attenzione qualche mia riflessione a questa festa dell’ASNI, associazione di cui sono membro da oramai diversi anni.

Il 6 dicembre del 1992 i nostri concittadini e concittadine esprimevano un chiaro e forte voto: NO allo Spazio economico europeo e SÌ alla libertà, all’indipendenza e alla sovranità della Svizzera. Che giorno stupendo! Purtroppo, nel 1992 avevo solamente 11 anni e non avevo potuto godere appieno questa scelta coraggiosa, temeraria, ma per taluni addirittura sciagurata.

Il Consigliere federale Jean Pascal Delamuraz, la sera della votazione, con viso cupo e triste dichiarava alla Nazione: “Questa è una domenica nera per la Svizzera, per l’economia, per l’occupazione e per i giovani, che si ritrovano privati di un progetto e senza un futuro”. L’allora direttore dell’Ufficio del turismo della città di Lucerna diceva: “la Svizzera senza SEE non può sopravvivere”.

I commenti della maggior parte della politica, dei media svizzeri ed esteri furono dei veri e propri epitaffi, degni del miglior funerale della Svizzera. Mai profezia fu più sbagliata.

La nostra Nazione, dagli anni ‘90 in poi, visse anni di crescita economica, benessere e prosperità permettendo ai cittadini svizzeri, o almeno al 50,3 % dei contrari all’adesione allo SEE, di essere consapevoli che la loro scelta aveva di fatto salvato la nostra Nazione dal fallimento assicurato.

Sono altresì convinto che negli anni a seguire, buona parte dei favorevoli all’adesione, si convinsero che il 6 dicembre del 1992 fu presa la decisione giusta. Di fatto, il NO allo SEE impedì l’adesione della Svizzera all’Unione europea. Solamente a pensare a questa possibilità, credetemi, mi viene la pelle d’oca!

Gli svizzeri, in questa occasione, seppero riesumare quello spirito combattivo e patriottico che da troppi anni fu dimenticato, dimostrando al mondo intero, ma prima ancora a loro stessi, che l’impronta elvetica forte e solida era rinata.

La nostra Patria, fin dagli albori, con il patto del 1291, si costituì su queste basi, che negli anni permisero di combattere e vincere molte battaglie, così come garantì nel tempo la sopravvivenza di un popolo. Una volta, le guerre si affrontavano con le spade e con i fucili, ora si fanno con la democrazia diretta, atta a dar voce alla volontà popolare, sempre più spesso soggiogata e minacciata dal volere e dal potere di altre Nazioni.

Quel popolo che dimostra spesso saggezza e lungimiranza nel trovare le scelte migliori, benché sempre più sovente l’applicazione delle votazioni popolari incontra l’ostruzionismo, nemmeno troppo mascherato, di parte della politica e dei funzionari pubblici, aiutati da buona parte dei media nazionali e cantonali che sono spesso parziali.

La votazione “Stop all’immigrazione di massa”, approvata da popolo e Cantoni lo scorso 9 febbraio ne è l’emblema. Avallata quasi a sorpresa, in quanto il Consiglio Federale non aveva nemmeno approntato, oso dire per fortuna, una vera e propria campagna a sostegno del NO, ha invece ricevuto il benestare dei cittadini che, in barba alle proiezioni catastrofiche, tanto per cambiare della maggior parte degli esponenti della politica, dell’economia, dell’Unione Europea, delle associazioni sindacali e dei media, hanno deciso in piena autonomia.

Ancora una volta, lo spirito combattivo e patriottico è stato risvegliato. In questa occasione, fortunatamente ho potuto godere pienamente di questa scelta coraggiosa e forte, con la ferma convinzione che anche questa volta il popolo ha scelto con la testa e con il cuore. Il futuro ci dirà se abbiamo avuto ragione. È certo che le svizzere e gli svizzeri hanno deciso liberi da condizionamenti e relativizzando le non troppo velate minacce esterne ed interne alla Svizzera.

Anche in questo caso la sera stessa della votazione ne abbiamo sentite di tutti i colori: “sarà la fine della Svizzera, l’Europa ci chiuderà le porte e ci metterà in ginocchio, l’economia verrà messa a dura prova, gli svizzeri non hanno capito cosa hanno votato”
Non vi sembra di aver già sentito queste dichiarazioni 22 anni orsono?

Negli anni la Svizzera è stata capace di creare una Nazione solida, prospera e competitiva, raccogliendo molti amici, ma anche molti nemici.
Una volta i nemici erano ben definiti ed erano quasi tutti Stati esteri che intravedevano nel nostro paese una terra di conquista. Oggi, i maggiori nemici li abbiamo in Svizzera. Sono quelle persone, politici, partiti e associazioni che misconoscono il volere del popolo e che impiegano tutte le loro forze per allearsi con i nemici stranieri, addirittura suggerendo loro azioni da intraprendere contro la nostra Nazione.

È notizia di pochi giorni or sono, che un gruppo di autoproclamati intellettuali, imprenditori e clown, intende promuovere un’iniziativa per annullare il recente voto del 9 febbraio. Lascio a voi la scelta se classificare come peggiori nemici i paesi Ue o questi nostri concittadini.

Per contro, apprezzo particolarmente la volontà e buona fede di politici e partiti che erano inizialmente contro l’iniziativa, ma che, dopo l’esito delle urne, stanno impegnandosi per applicare quanto sancito.

Il 6 dicembre 1992, con il NO allo “Spazio economico europeo” e il 9 febbraio 2014, con il SI a “Stop all’Immigrazione di massa”, rappresentano a mio avviso le pietre miliari della Svizzera moderna, date in cui il popolo, vero baluardo della difesa dell’indipendenza e della sovranità del nostro Paese, ha potuto esprimere il proprio pensiero in modo indipendente e libero da costrizioni.

Noto un certo parallelismo in rapporto a quanto successo 723 anni or sono e negli anni e decenni a seguire, dove gli Svizzeri degli albori difesero la loro indipendenza e libertà con coraggio e fierezza.

Scelte così coraggiose richiedono un maggior impegno della politica e della diplomazia nel far collimare le nostre volontà, con i rapporti internazionali, che sono oggi caratterizzati da una facilità della mobilità di persone, merci e capitali. Dibattere e ridiscutere temi così importanti per noi, ma anche per l’Unione europea, in merito ad aspetti d’indipendenza, relativi all’immigrazione, a questioni economiche e fiscali, accentuano in modo importante le differenze culturali e istituzionali dell’Ue e dei suoi Stati membri, con la piccola Svizzera, che è una vera e propria mosca bianca nel contesto europeo. Questo scenario richiede determinazione, condivisione d’intenti, così come politici e diplomatici capaci di farsi portavoce, con astuzia e altrettanta fermezza, nel rappresentare e garantire il rispetto della volontà del popolo svizzero. Non è stato facile nel 1992, non lo è ora, ma sono convinto che con le giuste premesse e con una buona dose di fiducia e coraggio, usciremo vincenti.

Un ringraziamento particolare va all’ ASNI, che si impegna attivamente per la difesa e la promozione di valori per noi imprescindibili. Viviamo nella migliore democrazia del mondo, tanto combattuta dai politici e tecnocrati europei, ma anche tanto invidiata da quei popoli dell’UE che tanto vorrebbero poter anch’essi dire la loro.

Ringrazio voi per l’attenzione riservatami e ASNI per il gradito invito.

Sono fiero di essere libero, autonomo e svizzero. Viva l’ASNI e Viva la Svizzera!

Piero Marchesi